IL PRESIDIO DI VIA DEL POLICLINICO 137/143 COMPIE UN MESE. 11 GENNAIO ASSEMBLEA PUBBLICA SULLA CASA

Il
4 dicembre
2009 un
centinaio di nuclei in emergenza abitativa hanno iniziato un presidio
permanente contro le banche
e la crisi davanti a due edifici vuoti di
proprietà della Bnp/Paribas e di Unicredit. Hanno passato al freddo,
al vento, sotto la pioggia anche le festività
natalizie e l’ultimo
dell’anno.

Dal
23 dicembre
2009 si è aggiunto anche il presidio (Tendopoliz)
presso l’assessorato comunale alla casa in Lungotevere de’Cenci.

Questi
due momenti di mobilitazione
che vedono impegnate molte persone
hanno espresso la loro vicinanza e la loro solidarietà ai lavoratori
e ai precari Ispra, partecipando alla fiaccolata del primo gennaio
2010.

Riteniamo
infatti che le num
erose “resistenze” contro la crisi, i
licenziamenti, gli sfratti e il caro affitti, devono unirsi e
manifestare insieme un forte dissenso all’inadeguatezza delle
soluzioni proposte dalle amministrazioni e dal governo per affrontare
la precarietà abitativa e di reddito.

L’11
gennaio
si riunirà la conferenza dei capigruppo comunali per
calendarizzare il dibattito sul “piano casa” e l’eventuale
consiglio comunale straordinario, “promesso” ai movimenti il 21
dicembre u.s.

Invitiamo
tutti e tutte all’assemblea pubblica presso l’assessorato alla
casa, l’11 gennaio alle 16.30.

Movimenti
per il diritto all’abitare

 

 

 

 


ROMA: ABITARE NELLA CRISI

In una città
attraversata da un inverno particolarmente rigido, centinaia di
persone si stanno alternando presso i presidi di viale del
Policlinico e lungotevere de’ Cenci: il primo di fronte a due
palazzi vuoti di proprietà di due istituti bancari- Bnp e Unicredit-
il secondo sotto l’assessorato alla casa del Comune di Roma.

 

Dal 4 dicembre,
giornata nazionale contro gli sfratti e gli sgomberi, in viale del
Policlinico il gazebo contro la crisi e le banche prosegue con
determinazione nella denuncia dello scandalo rappresentato da due
immobili vuoti che potrebbero essere utilizzati per affrontare la
drammatica emergenza abitativa romana. Uno dei due, quello della Bnp,
è gestito da un fondo che ha rapporti con il Comune di Roma per
l’housing sociale.

 

Dal 23 dicembre
una tendopoli, invece, ha preso vita davanti la sede dell’assessore
Antoniozzi. Dopo aver occupato i
gruppi consiliari capitolini e rappresentato tutte le perplessità
verso il “piano casa” del sindaco Alemanno che cancella
definitivamente il ruolo pubblico nelle politiche abitative, i
movimenti hanno deciso di iniziare un braccio di ferro con
l’amministrazione per un significativo cambiamento del piano.

 

Per poter avere
recepite le richieste
fatte ai capigruppo e all’assessore
Antoniozzi, il presidio-tendopoli proseguirà fino all’11 gennaio
2010, giorno in cui si riunirà la conferenza dei capigruppo con il
compito di calendarizzare un consiglio comunale straordinario
sull’emergenza abitativa.

 

Per questo consiglio
comunale
, i movimenti intendono organizzare una mobilitazione
ampia che sappia coinvolgere tutti coloro che sono colpiti dalla
crisi e diventano morosi nell’affitto e nel mutuo, coloro che sono
precari nel lavoro e nell’abitare, coloro che stanno per essere
cancellati dalle graduatorie per un alloggio popolare, coloro che
sono stati costretti ad occupare per necessità, coloro che studiano
in questa città e sono strozzati, come i migranti, da affitti in
nero per stanze e posti letto.

 

I presidi di lotta
in viale del Policlinico e a lungotevere de’ Cenci chiedono il
sostegno delle forze politiche, dei consiglieri regionali,
provinciali, comunali e municipali, dei comitati di quartiere e delle
realtà territoriali, dei centri sociali e degli studenti medi e
universitari, degli urbanisti e degli architetti impegnati per un
disegno della città incentrato sul recupero e sul riuso più che su
nuove cementificazioni, delle comunità migranti in lotta per i
diritti e contro i pacchetto sicurezza, delle associazioni di difesa
dei consumatori, dei sindacati di base e di difesa dell’inquilinato,
degli abitanti precari di questa città.

 

Proponiamo a tutti e a
tutte di passare una notte con noi a lungotevere de’Cenci e di
costruire insieme tutela del diritto alla casa, al reddito e alla
dignità.

 

Tendopoliz –
lungotevere de’ Cenci

Presidio contro la
crisi e le banche – viale del Policlinico

SENZA UNA CASA NON C’E’ NATALE!

 

Dal 23 Dicembre
parte la tendopoli sotto l’assessorato alle politiche abitative del
Comune di Roma dei movimenti di lotta per la casa.
Dopo aver occupato
i gruppi consiliari di Via delle Vergini e aver ottenuto un incontro
con i capigruppo, continua la battaglia per il diritto all’abitare in
due posti simbolici della città:
il picchetto sotto i palazzi
vuoti di viale del Policlinico, di proprietà delle banche
Bnl/Paribas e Unicredit, e una tendopoli sotto l’assessorato alla
casa, in Lungotevere dei Cenci.
Non ci fermeremo
di fronte a cancelli e polizia: vogliamo entrare subito nel
merito del nuovo Piano Casa del Comune di Roma.
Chiediamo
immediatamente il blocco generalizzato degli sfratti e degli sgomberi
e un piano casa straordinario che sia in grado di affrontare
seriamente l’emergenza abitativa che dilaga a Roma.

Alla tendopoli
sotto l’assessorato sarà attivo lo sportello per chi ha problemi di
casa, di sfratti, di mutui, di affitti, o più semplicemente di
reddito: lo sportello di chi, come noi, abita nella crisi.

Partecipa e sostieni
la tendopoli.

Movimenti per il diritto all’abitare

 

occupato consiglio comunale a Bologna

Comunicato stampa

21 dicembre 2009

Oggi le RdB con lavoratori, precari, disoccupati, sfrattati hanno
occupato il consiglio comunale, per rimettere al centro dell’agenda
politica bolognese e delle scelte sulle politiche di bilancio le
condizioni di precarietà sociale diffusa che sta investendo larghe
fasce di popolazione.

La rumorosa e vivace iniziativa di RdB ha portato alla
calendarizzazione di due incontri nei prossimi giorni per entrare nel
merito delle questioni sollevate dal sindacato, che riguardano
lavoratori licenziati e precari nel pubblico e nel privato e
l’emergenza abitativa.

Le RdB rilanciano la mobilitazione e la manifestazione del 23
gennaio in previsione dei bilanci del 2010 di amministrazione locale e
regione perché diventino strumenti efficaci per fare fronte alla crisi.

RdB Bologna

AS.I.A.-RdB Bologna

http://www.bologna.rdbcub.it/

NATALE IN CASA ALEMANNO

Dalla tendopoli che presidia
da due settimane lo stabile abbandonato di viale del Policlinico,
centinaia di persone in emergenza abitativa appartenenti ai movimenti di
lotta per il diritto all’abitare stanno occupando i Gruppi Consiliari
del Comune di Roma in via delle Vergini.

Ciò avviene in
seguito alle risposte insufficienti fornite dall’assessore Antoniozzi lo
scorso lunedì 14 dicembre.
In questo momento attendiamo
l’incontro con i capogruppo e con il sindaco Alemanno.
Chiediamo da subito il blocco di
tutti gli sfratti e gli sgomberi; l’immediata riapertura del tavolo
interistituzionale sulla casa e un consiglio straordinario che rimetta in
discussione le linee guida del piano casa della Giunta Alemanno.
 
Si da appuntamento ai Gruppi
Consiliari di via delle Vergini per una conferenza stampa alle ore 13:00
 
Movimenti per il diritto all’abitare

Noi non vogliamo più pagare!

sulla questione abitativa in
Emilia Romagna

 

20 dicembre

Associazione Inquilini e
Assegnatari (AS.I.A.-RdB) Emilia Romagna

 

Il numero delle aziende in crisi
è in rapido aumento, coinvolgendo il settore industriale e quello dei servizi.
Il quadro già allarmante subirà un peggioramento nelle prossime settimane, a
causa della fine di molte cassa-integrazioni e della fine degli ammortizzatori
sociali. Molti lavoratori che hanno avuto fino ad oggi un reddito garantito,
per quanto minimo, si troveranno senza alcuna copertura salariale. Dalla
cassa-integrazione si passerà o alla mobilità, con una ulteriore diminuzione
del salario o direttamente al licenziamento. Questo aumenterà inevitabilmente
il settore precario fino ad arrivare a vere e proprie sacche di disoccupazione
strutturale, fenomeno inedito in questa regione. La sorte del precariato nel
pubblico e nel privato procede parallelamente. Le scelte contrattuali delle
amministrazioni locali e regionali, con l’utilizzo del precariato non solo sta
mettendo in crisi le garanzie economiche dei lavoratori, ma sta colpendo anche
la qualità del servizio pubblico, penalizzando ancora una volta i servizi
rivolti alle fasce popolari.

 

Per la prima volta, nel nostro
territorio, sui mezzi di informazione, si assiste ad un interesse in merito al
problema casa, visto lo strettissimo rapporto tra lavoro e abitare. L’affitto e
la rata del mutuo sono le spese che più incidono sul reddito famigliare,
l’aumento dell’insolvenza di entrambe è la prima spia della sofferenza economica
dei lavoratori. Gli effetti di questa crisi hanno accelerato un processo di
impoverimento che è cominciato ben prima dello scoppio della bolla speculativa
legata all’economia finanziaria. La legislazione che ci troviamo davanti, a
partire dalla legge 431 del 1998, che ha liberalizzato il mercato degli affitti,
facendoli aumentare, fino a costringere migliaia di persone a contrarre mutui
per l’acquisto dell’abitazione, fino alle scelte politiche che hanno fatto si
che non si investisse più in edilizia residenziale pubblica e addirittura si
permettesse una svendita del patrimonio, hanno notevolmente contribuito a
creare l’attuale emergenza abitativa.

La politica, con un’ottica miope,
si è illusa che il modello emiliano dal punto di vista economico e sociale
potesse garantire uno sviluppo del benessere per la maggioranza della
popolazione. Oggi l’attuale fase ha smentito questa previsione. Le
amministrazioni locali, provinciali e regionali, non sembrano essere in grado
di intervenire efficacemente in questo contesto. Gli strumenti messi a
disposizione dalla Regione per affrontare il problema casa sono assolutamente
inadeguati:

 

-il fondo per l’affitto che non
si pensa di finanziare, al contrario si sta pensando di ridurre il numero di
persone che potranno accedervi.

 

-il bando prime case per giovani
coppie che conta solo 703 alloggi in tutta l’Emilia Romagna, che oltre ad
essere in territori poco accessibili, prevede ovviamente un ulteriore
indebitamento dei nuclei famigliari. Riproducendo un meccanismo i cui effetti
sono già visibili.

  

-la proposta dell’Housing
Sociale, vero specchietto per le allodole, che nasconde dietro al termine
sociale il rifinanziamento di costrttori edili e speculatori immobiliari. E’
stato concepito come il sostituto dell’edilizia residenziale pubblica, consiste
in una partner-ship fra privati, amministrazioni e terzo settore. I primi ci
mettono l’investimento quindi pretendono un guadagno, i secondi ci mettono il
bene pubblico ovvero terreni a basso costo, cambi d’uso e sgravi sulle tasse di
costruzione, i terzi dovrebbero garantire la finalità etica e sociale del
progetto. Il risultato è una percentuale di alloggi costruiti affittati a
canoni calmierati, ovvero con affitti leggermente ribassati rispetto ai prezzi
di mercato. Questi affitti sono fissi, non subiscono variazioni al variare dei
redditi degli inquilini, rompendo la logica delle case popolari, dove l’affitto
è calcolato in percentuale rispetto al reddito. Le logiche di profitto di un
costruttore immobiliare prevedono che da un investimento si ricavi un guadagno
che non deve essere inferiore al 30% del capitale investito altrimenti non
viene considerato conveniente. Risulta chiaro quindi quale può essere la
percentuale di alloggi in housing sul totale del costruito e quali possono
essere gli affitti. Il vero risultato è una diminuzione del bene pubblico e una
maggiore cementificazione del territorio.

 

 

La fascia di famiglie che è
investita direttamente dall’emergenza non trova risposte in queste soluzioni e
si innesca una guerra tra poveri per ottenere l’assegnazione di una casa
popolare.

Si alimentano leggende legate
all’immigrazione, rispetto al numero di immigrati in casa popolare, si
propongono regolamenti più restrittivi legati agli anni di residenza, creando
lacerazioni sociali che rischiano di sdoganare comportamenti razzisti di massa.
Si sposta l’attenzione dal vero problema: la mancanza strutturale di
investimenti in edilizia residenziale pubblica, che ha permesso a speculatori,
cioè proprietari immobiliari e banche, di fare profitti tramite la rendita.

Alle altre migliaia di famiglie,
che ancora non sono in emergenza abitativa, ma che sono in difficoltà rispetto
alla diminuzione del reddito, vengono proposte ricette già viste che prevedono
l’acquisto della casa attraverso l’indebitamento, meccanismo che sta portando
già numerose famiglie a perdere l’alloggio per l’insolvenza delle rate.

Sul piano locale, come nel caso
di Bologna, le amministrazioni propongono progetti e bandi altrettanto
insufficienti, sia per il numero di persone coinvolte sia per le tipologie
individuate ricordiamo per esempio il bando per l’auto recupero che prevede la
costruzione di 50 alloggi in tre anni o il co-housing che riguarderà 50 posti
letto in 4 anni, o il recente bando anticrisi che ha visto lo stanziamento di
soli 230.000 euro. Le cifre solo sul territorio bolognese parlano di 35.000
famiglie residenti che hanno bisogno di sostegno abitativo.

 

Perché questo quadro muti è
necessario invertire un percorso che in questi anni ha privilegiato le logiche
del profitto e del mercato a scapito del bene pubblico e quindi dello stato
sociale.

Voler risolvere il problema
abitativo vuol dire quindi rimettere al centro l’edilizia residenziale
pubblica. Quest’ultima oltre a essere una forma di garanzia sociale per la
fasce popolari rappresenta un modello di abitare non fondato sulla proprietà
individuale, ma sul bene collettivo. Rispetto al modello di città che ci viene
oggi presentato ovvero una città basata su speculazione, cementificazione e
mercato, fruibile solo da coloro che possono permettersela, lo sviluppo di una
edilizia popolare partecipata è un modello opposto di convivenza, fondato su
una idea dell’abitare comune e solidale. Un’idea che contrappone la
riqualificazione alla cementificazione, spazi dedicati ai clienti a spazi
dedicati ai cittadini.

Oggi c’è un progetto di
espulsione e criminalizzazione delle fasce popolari, le sole chiamate a pagare
gli effetti della crisi. Dal punto di vista urbanistico anche questo territorio
rischia la creazione di ghetti in cui si concentra il disagio socio-economico.
Bisogna impedire questa deriva, rovesciando la piramide, mettendo al centro le
garanzie per le fasce popolari.

La crisi non è un momento in cui
tutte le fasce sociali devono pagare gli effetti, al contrario rappresenta una
possibilità di ridistribuzione della ricchezza e sperimentazione di nuovi
modelli. I pochi che hanno fatto profitti in questi anni a scapito di molti,
creando l’attuale situazione di crisi economica devono oggi pagare. Gli attuali
assetti legislativi devono quindi subire una radicale inversione di tendenza.

I lavoratori, i precari, i
disoccupati, sono i soli che possono pretendere questo cambiamento attraverso
una rinnovata capacità di mobilitazione, organizzazione e generalizzazione
delle lotte, perché siamo tutti consapevoli che non ci sarà regalato
nulla.  

 

Nel nostro territorio i movimenti
e le organizzazioni di lotta per la casa devono affrontare l’emergenza
abitativa. In primis gli sfratti per morosità, chiedendone il blocco e
soluzioni temporanee per chi già ha perso la casa come la messa a disposizione
di ostelli, che siano luoghi che garantiscano la dignità degli inquilini e che
prevedano in tempi brevi il passaggio ad un alloggio vero e proprio, perché
l’emergenza non diventi regola come è tradizione in Italia. Esistono edifici
pubblici abbandonati che potrebbero essere adibiti a questo scopo.

Un’ulteriore possibilità per
reperire alloggi è la requisizione di case private sfitte, presenti a migliaia
in Emilia Romagna. Sindaci e Prefetti, per legge, sono le figure che possono
fare una simile scelta. Queste due figure hanno ampie possibilità di intervento
nella vita pubblica, fino ad oggi lo hanno dimostrato firmando i protocolli che
limitano le libertà di manifestare, colpendo le libertà democratiche, vorremmo invece
che questo impegno fosse rivolto contro gli speculatori, requisendo gli
appartamenti.

Infine è necessario intervenire a
favore di tutti coloro che ormai sono insolventi con le rate del mutuo. Già è
presente una legge che prevede che le aziende regionali per il diritto alla
casa possono acquistare gli alloggi di chi è insolvente per un mutuo prima casa
mantenendo all’interno l’ex proprietario in affitto ad un canone sostenibile.
Si tratta quindi unicamente di applicare uno strumento già a disposizione per
legge.

 

L’AS.I.A-RdB, il sindacalismo di
base e i movimenti per il diritto all’abitare e il bene pubblico in generale
nei prossimi mesi saranno impegnati a sostenere queste rivendicazioni.

 

ASIA-RdB

Via Monterumici 36/10

Tell: 051 389524

Fax: 051 310346

e-mail: info@bologna.asia.rdbcub.it

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UNA VITA SENZA CASA E’ COME UN CIELO SENZA STELLE…

Questa lettera non è scritta da
qualcuno ma è scritta da molti, da molte mani e da molte teste, da
molti cuori e da molti corpi, che in questi anni hanno animato le
lotte per il diritto all’abitare contro la rendita e per il reddito
garantito.

 

È scritta da chi ogni mattina si alza
e va a lavorare, senza un contratto o con un contratto precario, da
chi sale sulla sua macchina a rate, e sogna una casa, e si ripete
sempre la stessa frase…”
NUN
SE PO’ FA’
”. E lo dice
perché, col suo bel contratto o col suo bel lavoro al nero, un mutuo
non glielo danno, anche se disposto ad “ipotecare” il proprio
futuro indebitandosi irrimediabilmente con la banca di turno.

 

Questa lettera è scritta da chi apre
la mattina il negozio di qualcun’altra e che sogna di poter tornare a
casa sua la sera e stare sola e mettere la sua musica con i piedi
sulla sedia e il sedere sul divano, sul divano di casa sua, ma la
frase che ascolta ogni volta che si siede di fronte al direttore di
una banca è “
NUN SE PO’
FA’
”.

 

Questa lettera è scritta anche da chi
sono anni che ha il posto fisso o lavora in mezzo ai “fannulloni”,
però col suo stipendiuccio si e no ci paga il mutuo e forse ci
arriva a fine mese.

 

Questa è anche la lettera di chi da
anni aspetta un alloggio popolare e che alle prese con uno sfratto
esecutivo per morosità chiede un rinvio e si sente ripetere “
NUN
SE PO’ FA’
”.

 

Questa lettera la scrive chi viene da
lontano, lavora l’intera giornata e tutte le sere torna per
dormire in uno spazio che gli costa 300 Euro al mese. Quando prova a
chiedere al padrone di casa di abbassare l’affitto si sente
rispondere “
NUN SE PO’
FA’
”.

 

Infine questa lettera la scrive chi
viene in questa città per studiare e con un sogno nel cassetto, e si
trova ammucchiato in case in affitto spesso al nero. Il canone lo
paga con soldi guadagnati lavorando sempre al nero in un locale la
sera, e quando chiede al proprietario un contratto riceve in risposta
un sospiro e la classica risposta “
NUN
SE PO’ FA’
”.

 

In questa nostra città, dove lo
scempio urbanistico è profondo, dove si è regalato molto alla
rendita immobiliare, si sono vendute migliaia di case popolari, si
sono accesi mutui insolvibili, si sono sfrattate migliaia di persone,
si sono dismessi ingenti patrimoni immobiliari degli enti, si è
precarizzato il lavoro, si è incentivato l’acquisto e il consumo
di suolo, esiste una voce chiara, ostinata e contraria a tutto questo
ed è la voce dei movimenti per il diritto all’abitare. Una voce
che si oppone, che recupera spazi abbandonati pubblici e privati
garantendosi un tetto e riacquistando una parte di reddito.

 

Chi scrive lo ha fatto ancora. Ha
censito e sta presidiando un edificio di 5 piani vuoto da tempo di
proprietà della BNL-Paribas, una delle maggiori banche europee
responsabili della crisi che tutti e tutte stiamo attraversando. Ci
stiamo riprendendo una parte di ciò che ci spetta e lo stiamo
sottraendo alla speculazione immobiliare e alla rendita parassitaria.

 

Cosa vogliamo ?

Un piano straordinario di case
pubbliche, popolari e di qualità; il recupero di tutte le aree
dismesse e di edifici come le caserme; un blocco generalizzato degli
sfratti per morosità e degli sgomberi; una moratoria sui mutui per
chi rischia l’insolvenza; la requisizione degli edifici non
utilizzati appartenenti a grandi proprietà e alle banche; una
graduatoria che tenga conto delle nuove figure sociali precarie e
tuteli il diritto dei singoli ad avere un alloggio.

 

ASSEMBLEA
PUBBLICA

18
DICEMBRE 2009 ORE 17.30 VIA VOLTURNO 37

Presidio
permanente contro la rendita e le banche – viale del Policlinico
137/143

LA CRISI NON CI DA TREGUA: IL ROCKET DEI DIRITTI CONTRO IL RACKET DELLE BANCHE

Venerdì
18 dicembre ore 17.30 assemblea cittadina al Volturno

 

Prosegue
il presidio in viale del Policlinico davanti ai due palazzi di
proprietà Bnl e Unicredit, vuoti e inutilizzati da tempo.

L’iniziativa
va avanti dal 4 dicembre e nonostante il freddo e la pioggia numerosi
sfrattati, uomini e donne in emergenza abitativa partecipano con
determinazione.

Oltre
che denunciare
lo scandalo dei molti edifici non usati a Roma, il
presidio permanente vuole porre l’accento sul ruolo delle banche
dentro la crisi, soprattutto rispetto alla speculazione immobiliare e
alla rendita fondiaria.

Per
questo venerdì 18 dicembre 2009 alle ore 17.30 è convocata
un’assemblea cittadina presso il Volturno occupato

(via Volturno n.37), alla quale hanno assicurato la loro
partecipazione: gli assessori regionali Di Carlo e Nieri, consiglieri
comunali, provinciali e regionali, il segretario di Rifondazione
Paolo Ferrero, il segretario cittadino del Pdci Nobile, l’architetto
Berdini e Messina del cda dell’ABI.

Dal
presidio
contro la crisi e il ruolo delle banche è stata prodotta
una lettera aperta per promuovere l’assemblea.

L’incontro
di venerdì, come il presidio, è una tappa della campagna “a Roma
nessuno prende casa” promossa dai movimenti per il diritto
all’abitare. Campagna che proseguirà nei prossimi giorni, anche
durante le festività natalizie. Perché la crisi non ci da tregua e
le politiche abitative promosse dal Comune non consentono sconti di
nessun tipo: si cancella il ruolo pubblico a favore di un pacchetto
edilizio che favorisce ancora una volta i costruttori.

Mentre
i signori del mattone, grandi e piccoli, ringraziano e rilanciano
sulle cubature, i movimenti si apprestano ad un Natale di lotta e a
nulla valgono i proclami del sindaco di questi giorni o le
invocazioni sull’uso della polizia.

Noi
non abbiamo paura perché sappiamo di avere ragione. Ci vediamo in
città!

Movimenti
per il diritto all’abitare

In
allegato
:
la lettera aperta “
Una
vita senza casa è come un cielo senza stelle…”

 

lettera aperta-dicembre09.pdf

 

 

DIRITTO ALLA CASA, CENTINAIA IN MOVIMENTO IN TUTTA ITALIA

Liberazione

Cortei
nelle città. A Roma tensioni con la polizia

di
Daniele Nalbone

Sfratti?
Sgomberi? Espulsioni? Divieti? Tagli? Licenziamenti? Mò Basta!
Questo il messaggio “alla romana” proveniente dai movimenti di
lotta che ieri hanno manifestato in tutta Italia in occasione della
giornata nazionale contro gli sfratti e gli sgomberi. Ma a fine
giornata repressione è stata comunque. Sono da poco trascorse le 18
quando in una piazza Vittorio piena di manifestanti e forze
dell’ordine in tenuta antisommossa arriva la notizia che la
Prefettura ha non solo detto di no all’incontro con i portavoce dei
movimenti di lotta per la casa, ma addirittura ritirato
l’autorizzazione per il corteo che stava per muoversi alla volta di
piazza Santi Apostoli. A scatenare le ire del prefetto Pecoraro è
stata l’occupazione che, poco dopo le 10 di mattina, un centinaio di
attivisti del Coordinamento Cittadino di Lotta per la Casa e dei
Blocchi Precari Metropolitani ha messo in atto in uno stabile
inutilizzato in via del Policlinico 137, a poche decine di metri
dalla redazione di
Liberazione
e dalla sede di Rifondazione Comunista.

Per
tutta la giornata di ieri l’edificio che ospitava il Cnr, oggi di
proprietà della Bnl, si è trasformato nel “quartier generale”
della protesta romana.
«Si
tratta di uno delle migliaia di luoghi abbandonati al degrado e alla
rendita
»
hanno spiegato gli occupanti
«mentre
oltre 40mila persone attendono risposte che non arriveranno dal Piano
casa del Comune di Roma». Con questa azione «il movimento per la
casa ha dimostrato di non farsi intimidire dalle politiche repressive
di Alemanno» ha commentato Alfio Nicotra, responsabile politico del
Prc Roma. Come in tutte le altre città, le uniche risposte
provenienti dalle amministrazioni locali consistono nella vendita del
patrimonio residenziale pubblico, nell’avvio di un piano di “housing
sociale” e nella liberalizzazione delle procedure edilizie. Così,
alla fine, circondati dalle forze dell’ordine i movimenti di lotta
romani hanno sciolto il concentramento di piazza Vittorio per
muoversi, alla spicciolata, verso la Prefettura. Mentre
Liberazione
va in stampa attivisti e militanti sono ancora in marcia alla volta
di piazza Santi Apostoli, in un clima teso e con un’aria di
repressione che non promette niente di buono.

Eppure
in tutta Italia la giornata è stata un vero successo. A muoversi per
prima è stata Napoli con un corteo mattutino di circa persone
partito da piazzetta Materdei e aperto dallo striscione “Resistenza
contro la zero tolleranza”. A Firenze, Bologna e Torino ci sono
stati presidi sotto le prefetture e le regioni, in cui si è chiesto
ai Prefetti il blocco generalizzato degli sfratti e degli sgomberi,
un vero piano abitativo con case popolari e il rilancio dell’edilizia
residenziale pubblica. In diverse città dell’Emilia Romagna
(Ferrara, Modena, Piacenza) sono stati invece effettuati volantinaggi
per mobilitare la popolazione e denunciare l’assenza di politiche
abitative degne di questo nome mentre oggi è in programma, a Parma,
un presidio organizzato dalla Società di Riappropriazione Urbana
sotto la Prefettura (ore 10).

La mobilitazione
milanese, culminata anche questa ieri pomeriggio con un presidio
sotto la Prefettura, in corso Monforte, è invece iniziata la sera di
giovedì con un sit in, trasformato in un’asta pubblica, in piazza
della Scala. Obiettivo: denunciare e “sanzionare” il Comune di
Milano che ha inserito la cascina occupata “Torchiera” nel piano
di dismissione relativo a 67 edifici di proprietà comunale. «Non
siamo uno spazio in disuso ma una realtà viva di sperimentazione e
di espressione, una fabbrica di sogni che da 17 anni agisce
all’interno della Cascina». Di «atto politico miope e detestabile»
ha parlato Luciano Muhlbauer, capogruppo del Prc in regione Lombardia
«non solo in quanto volto a riproporre lo stucchevole cliché della
guerra del Comune contro i centri sociali, ma perché rappresenta la
rinuncia, in nome delle speculazioni marcate “Expo 2015”, a
salvaguardare e riqualificare una cascina del XIV secolo, mantenuta
in vita solo grazie all’impegno dei ragazzi e delle ragazze che lo
hanno occupato».

Purtroppo
a fine giornata ci ha pensato il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, e
il prefetto Giuseppe Pecoraro a mostrare il volto repressivo del
governo. Evidentemente entrambi non hanno gradito la prova di forza
di ieri mattina del Coordinamento e del Bpm. Rifiutare l’incontro e
impedire il corteo è stata, per loro, l’unica mossa possibile per
non veder sovvertita la gerarchia di forza in città.

foto presidio parma 4 dicembre

http://www.parmantifascista.org/index.php?option=com_content&task=view&i…

http://www.parmantifascista.org/index.php?option=com_content&task=view&i…

Foto dei presidi del 4 e 5 dicembre a Parma contro gli sfratti e le politiche abitative del comune