3 FEBBRAIO FIRENZE_ABITARE NELLA CRISI: LE CONNESSIONI NECESSARIE E QUELLE POSSIBILI

3897connectionLe storie di ordinaria emergenza e precarietà abitativa costellano immancabilmente le cronache quotidiane. Anche le pratiche di resistenza e di riappropriazione sono tante e diffuse. Le questioni dell’abitare, del consumo di suolo, delle devastazioni ambientali e della privatizzazione/valorizzazione del patrimonio pubblico, al tempo della crisi, si intrecciano tra loro in modo indissolubile. Il modello di sviluppo che ha un orizzonte basato sul cemento, sull’azzeramento del welfare e sulle produzioni nocive non può essere il nostro. Nemmeno una politica di riduzione del danno può vederci complici. Se questo è un comune sentire, come lo mettiamo in connessione?

Abitare nella crisi torna ad incontrarsi a Firenze domenica 3 febbraio 2013 alle ore 11 in via Aldini n. 5, occupazione storica che ha già ospitato precedenti momenti di confronto.

Discuteremo del sito di abitarenellacrisi da condividere e mettere in rete e tanto altro che sicuramente avremo da dirci. La domanda iniziale vale come pretesto per darci una nota iniziale dalla quale partire e non esprime assolutamente le diversità che si assiepano sul fronte del diritto alla casa e contro la precarietà.

Però abbiamo imparato a conoscerci e a riconoscersi, le necessità ce le siamo raccontate ed immaginate, i processi che intendiamo contrastare negano sovranità popolare e cancellano diritti di cittadinanza. Molte/i di noi attivamente sono presenti nei territori all’interno di esperienze di movimento, sociali e sindacali. Un protagonismo importante e consapevole che intreccia istinto e rabbia con la necessità di risultati tangibili. Ecco, sul piano dell’abitare proseguiamo nella sperimentazione comune e immaginiamo passaggi in avanti capaci di invertire una rotta che ci destina al naufragio.

Abitarenellacrisi

IL DISSENSO NON HA PREZZO. ALEMANNO INDECOROSO, PAGA TU!

GIOVEDì 17 GENNAIO ORE 15 CONFERENZA STAMPA IN PIAZZA DEL CAMPIDOGLIO

Il sindaco di Roma ha infilato una nuova perla nel suo curriculum vitae da primo cittadino. Appena ha saputo che era stata indetta una manifestazione contro la sua gestione della città, tutta precarietà e cemento, ha pensato bene di incaricare il suo gabinetto di farci pervenire, quali promotori del corteo del 19 gennaio, una nota ufficiale in cui si fa presente che le spese per il ripristino del decoro urbano al termine della manifestazione devono intendersi a carico nostro e che il Comune si sottrae da ogni responsabilità. Come dire: “se ve lo potete permettere manifestate altrimenti state a casa”.

La mobilitazione di sabato prossimo, che partirà da piazza Vittorio alle ore 15 e si concluderà a piazza SS Apostoli, è stata promossa da diverse realtà sociali e studentesche e nasce dentro i percorsi di riappropriazione che nella giornata del 6 dicembre hanno portato migliaia di uomini e di donne ad occupare spazi e appartamenti abbandonati e non utilizzati. La composizione sociale precaria ha spinto quel giorno tante persone a violare la legge e riprendersi una parte di ciò che gli è stato sottratto. Stiamo parlando della casa, del reddito, della cultura, dei diritti di cittadinanza.

Questa mobilitazione si intreccia fortemente con le lotte in difesa della sanità pubblica, contro la vendita del patrimonio dello stato e degli enti locali, per la tutela del territorio minacciato da 64 delibere stracolme di nuovo cemento. Un’idea di nuova sovranità sociale che dal basso vuole impedire che si affermi l’idea di città perseguita da Alemanno e dettata dagli interessi della rendita.

Il tema della precarietà attraversa fortemente le mobilitazioni e le resistenze diffuse nel territorio romano. Per questo il sindaco prova ad imporre che le manifestazioni si facciano in base al censo, alla propria capacità di essere solvibili. Ma che sia proprio lui a parlare di decoro ci sorprende, anzi ci lascia “basiti”. Quanti soldi dovremmo chiedergli per lo stato di abbandono in cui sta lasciando la città e i suoi abitanti? L’unica cosa che è cresciuta da quando governa Alemanno è la corruzione, mentre diminuiscono welfare e diritti.

La democrazia legata al portafoglio, il diritto di manifestare regolato da accordi tra compari non ci interessa. Per questo rispediamo al mittente la nota ufficiale del gabinetto del sindaco: il corteo di sabato 19 gennaio non produce un danno alla città ma esprime quella rabbia e quella voglia di contare, di decidere che il primo cittadino vuole negare. Manifesteremo consapevoli del delicato momento che Roma attraversa e decisi a mantenere sotto assedio un’amministrazione insolvente e discreditata. Non consentiremo di fare cassa con aree e patrimonio pubblico, non permetteremo ulteriore consumo di suolo, impediremo che si continuino a mettere le mani nelle nostre tasche. Come intendeva fare il solerte funzionario che ci ha scritto.

 Il dissenso non ha prezzo. Alemanno indecoroso, paga tu!!

SABATO 19 GENNAIO ORE 15 PIAZZA VITTORIO

RIPRENDIAMOCI LA CITTA! 

Movimenti per il diritto all’abitare

RIPRENDIAMOCI LA CITTA’. ROMA NON E’ IN VENDITA. VERSO L’ASSEDIO DEL 19 GENNAIO

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Fra qualche mese questa città rischia di avere un volto diverso. Le decine di delibere che stanno transitando in consiglio comunale potranno, infatti, provocare ingenti danni alla città di Roma e chi ci abita, produrre un impressionante consumo di suolo e un vorticoso giro di denaro derivante da oneri concessori e ipoteche sui beni comuni in alienazione.

La necessità di far cassa sta spingendo l’amministrazione Alemanno verso un aumento significativo delle cubature già previste dal piano regolatore di Veltroni.  Compensazioni, varianti, deroghe, cambi di destinazione d’uso e molto altro, modificheranno sensibilmente l’orizzonte capitolino, la sua mobilità, la qualità della vita. In alcuni casi la cementificazione prevista è da considerarsi irreversibile nell’impermeabilizzazione dei suoli.

Anche la precarietà aumenterà in maniera direttamente proporzionale all’aumento dell’uso del mattone. Non c’è nessuno sviluppo immaginabile per una città che si immola sull’altare della rendita e della speculazione immobiliare. Che usa beni comuni, patrimonio e suolo pubblico solo come scambio monetario. Una città così è destinata alla devastazione senza criterio e senza alcun ritorno verso chi ci vive, ci lavora, ci studia, ci passeggia. Laddove si è cementificato, in Italia, non vi è stato alcun avanzamento in opportunità di reddito e di lavoro, si è solo consentito profitto e consumo di suolo.

Tutto questo avverrà senza ascoltare le numerose voci contrarie che si stanno levando. Gli strumenti partecipativi sono rarefatti e spesso hanno un valore solo consultivo. I dispositivi di ascolto e di attenzione di cui dispongono gli abitanti che vivono a Roma sono insufficienti e inadeguati per poter modificare i piani dell’amministrazione, troppo condizionati dalla necessità di incamerare denaro fresco. Quindi si deve far prevalere la messa a valore dei suoli, vera stella polare del sindaco e dei suoi assessori, primo fra tutti Corsini.

Per impedire che l’intera città venga piegata agli interessi della rendita e che anche i luoghi della produzione culturale indipendente come i centri sociali vengano ingabbiati dentro meccanismi di controllo che ne cambierebbero la funzione. Per non assistere ancora alla vendita di beni pubblici e alla chiusura di strutture sanitarie importanti. Per non subire la precarietà come unica forma del lavoro e il ricatto che solo il mattone ci farà uscire dalla crisi. Per avviare un processo di riuso e riappropriazione della città. Dentro un modello di sviluppo che non scambia la vita con il lavoro che uccide e che sappia concepire un abitare degno che sappia ripartire da ciò che è costruito e che rimane invenduto e inutilizzato, 190mila alloggi solo a Roma.

Per il diritto al reddito, alla casa, alla salute, allo studio, alla cultura, dentro una città libera e sicura nei diritti di cittadinanza. Dove la sovranità sulle scelte da fare torni alle e agli abitanti, sottraendola alle logiche di profitto del capitale privato, al malaffare e alla corruzione.

Assemblea pubblica – Sabato 12 Gennaio

ore 15,30 – Cinema America (Via Natale del Grande, 6)

Manifestazione – Sabato 19 Gennaio

Ore 15,00 Piazza Vittorio

RIPRENDIAMOCI LA CITTA’

DENTRO I NUOVI ORIZZONTI URBANI: PROCESSI PARTECIPATIVI E PRATICHE DI RIAPPROPRIAZIONE A CONFRONTO

Le trasformazioni urbanistiche legate alle numerose delibere in discussione presso i municipi e che dovranno essere approvate in consiglio comunale coinvolgono larga parte della città. Molte le realtà territoriali, le associazioni e gli abitanti coinvolti nei processi partecipativi e nelle mobilitazioni sociali, nelle occupazioni di spazi e di terreni. Comune denominatore: la volontà di decidere sul territorio dove si vive.

Spesso però le speranze di incidere e di condizionare le amministrazioni si rivelano infondate, con meccanismi di partecipazione solo consultivi, svuotati di potere decisionale.Contemporaneamente si moltiplicano le iniziative di riappropriazione diretta degli spazi abitativi e non, di terreni e di strutture abbandonate o in dismissione.

Le delibere che rischiano di abbattersi sulla città riguardano milioni di metri cubi di cemento, dai 65,8 previsti dal Piano regolatore agli oltre 100 dell’attuale manovra urbanistica che mira a devastare l’Agro romano, zone di pregio storico-ambientale e periferie.

A Casal Boccone, nel Municipio IV, sono previsti più di 33mila metri cubi per 4 grattacieli da 16 piani e 11 palazzine, per favorire Ligresti e il Monte dei Paschi di Siena. Le centralità di Anagnina e Romanina, nel Municipio X, prevedono l’atterraggio di 790mila metri cubi di cemento. 48mila metri cubi sono legati invece al cambio di destinazione d’uso dell’ex velodromo nel Municipio XII. Ancora nel IV altri 84mila metri cubi per 270 alloggi destinati all’Aeronautica militare tra le centralità di Bufalotta e il Parco delle Sabine. E questa è solo una piccola parte di un disegno più ampio che sta per svilupparsi in Campidoglio.

Confrontiamoci e uniamo gli sforzi per impedire il nuovo sacco di Roma e l’ennesimo imponente regalo ai signori del mattone e della rendita.

 VENERDI’  21 dicembre 2012 dalle ore 15

SEMINARIO/INCONTRO

nello spazio occupato di viale delle Province 187 

Movimenti per il diritto all’abitare

TERRITORI IN LOTTA CONTRO IL CONSUMO DI SUOLO E PER IL RIUSO DELLA CITTA’

Il 6 dicembre i movimenti per il diritto all’abitare hanno dato vita in maniera unitaria a una giornata straordinaria di lotta e di riappropriazione, che si è conclusa con l’occupazione di 10 stabili pubblici e privati abbandonati all’incuria e alla speculazione.

Nello scandaloso silenzio dell’amministrazione comunale e dei media mainstream controllati dai costruttori e dagli speculatori finanziari, la risposta della polizia non si è fatta attendere con gli sgomberi a Settecamini e a Ponte di Nona.

 

Nonostante l’attacco subito, 5 stabili resistono ancora e sono pronti ad alzare le barricate come accaduto ieri nell’ex clinica di Valle Fiorita, dove la polizia ha dovuto rinunciare a intervenire di fronte alla determinazione degli occupanti e delle centinaia di persone accorse a sostenerli.

 

Rilanciamo la campagna “riprendiamoci la città” attraverso una serie di assemblee territoriali, a partire da quella di oggi pomeriggio a largo Millesimo sotto l’occupazione di Valle Fiorita, e con una riunione cittadina che si terrà lunedì 17 dicembre al cinema America occupato alla quale invitiamo a partecipare tutti i comitati, le forze sociali e le realtà territoriali che si stanno battendo come noi contro le 64 delibere urbanistiche con cui la giunta Alemanno sta tentando l’ultimo assalto ai territori, regalando quasi 20 milioni in più di metri cubi di cemento ai costruttori in deroga a un piano regolatore già devastante.

I prossimi appuntamenti:

  • 14 dicembre ore 18 largo Millesimo (Torrevecchia)
  • 15 dicembre ore 15 Ponte di Nona, via Chiara Beata Satta 16/18
  • 17 dicembre ore 17.30 cinema America, via Natale del Grande (Trastevere)
  • 19 dicembre ore 18 via Anagnina 1782
  • 21 dicembre ore 17 viale delle Province 196

Movimenti per il diritto all’abitare

 

SGOMBERARE NON VI SERVIRA’ A NULLA. CI VEDIAMO LUNEDI’ IN CAMPIDOGLIO

Questa mattina intorno alle 9.30 in località Settecamini sulla via Tiburtina poco oltre il Grande Raccordo Anulare la forza pubblica si è materializzata numerosa per “liberare” i 40 alloggi occupati ieri, nella giornata della riappropriazione lanciata dai movimenti per il diritto all’abitare, da altrettanti nuclei in emergenza abitativa. Lo sgombero terminato intorno alle 11.30, nelle intenzioni della Questura doveva essere solo il primo di una sequela più lunga, che però si è arrestata in via Prenestina davanti la resistenza degli occupanti saliti a centinaia sul tetto dell’albergo a 4 stelle occupato ieri. Quindi una sola occupazione su sette viene colpita dopo la mobilitazione generale di ieri e ora prontamente si sta già pensando come stringerci intorno ai nuclei sgomberati rilanciando con forza la necessità che il loro diritto alla casa venga riaffermato da nuove iniziative di riappropriazione.

I movimenti per il diritto all’abitare riuniti dopo lo sgombero di Settecamini e la resistenza di via Prenestina decidono di rilanciare l’assemblea di lunedì 10 dicembre alle 17 in Campidoglio promossa nella giornata di ieri con la lettera alle e agli abitanti della città. Il tema “riprendiamoci la città” che campeggia su ogni occupazione vuole essere il cuore di questo percorso e parlare con le decine di mobilitazioni che in ogni territorio provano a far prevalere la sovranità dei e delle residenti contro gli interessi della rendita e della speculazione immobiliare. Anche le delibere che stanno per andare in discussione in Campidoglio devono essere oggetto della nostra attenzione e della nostra opposizione. Così come ci aspettiamo che la stessa cosa avvenga in aula consiliare dove si dovranno decidere le sorti urbanistiche di Roma già fortemente compromesse dall’ultimo Prg.

Abbiamo deciso di accettare la proposta di incontro che ci è arrivata dal presidente dell’Acer Batelli. Questo passaggio si terrà lunedì mattina e rappresenta la necessità per questa città che le questioni di ordine sociale, prima fra tutte quella abitativa, non vanno risolte con i manganelli.

Ci aspettiamo ora maggiore attenzione per l’iniziativa presa il 6 dicembre con migliaia di persone in movimento verso processi di riappropriazione della casa, del reddito e della socialità. Noi non abbiamo paura perché siamo consapevoli di affermare diritti primari e le pratiche messe in campo sono semplici ma concrete, opposte a quelle artificiose e autoreferenziali di una casta politica impegnata a difendere rendite di posizione acquisite nel tempo, tra malaffare e clientele. Ribadiamo il nostro diritto alla dignità e alla qualità della vita, a decidere dei nostri territori, a non subire in silenzio trasformazioni urbanistiche basate sul consumo di suolo e sul libero mercato.

Se Roma è un bene comune va difesa interrompendo una deriva edilizia inutile e invasiva, che non aiuta nessuno e aumenta precarietà e disagio sociale. L’assemblea di lunedì 10 dicembre alla quale invitiamo l’intera città deve mettere al centro il riuso del costruito e la ripubblicizzazione dei beni comuni come orizzonte al quale guardare.

Movimenti per il Diritto all’Abitare 

LETTERA AGLI/ALLE ABITANTI DI ROMA: 10 DICEMBRE ASSEMBLEA IN CAMPIDOGLIO

Sono molteplici e insistenti le richieste di un intervento serio che sappia tutelare il futuro urbanistico della città in cui viviamo, ma nonostante da più parti si contesti il profilo che l’amministrazione Alemanno ha assunto sulle politiche abitative, sulla mobilità, sulla gestione del patrimonio e delle aree pubbliche, sulla qualità dei servizi alla persona, sulla gestione dei rifiuti e dell’ambiente, questa giunta va avanti imperterrita continuando a sostenere le ragioni del mattone e della rendita, della finanza e del malaffare.

Intanto la precarietà aumenta, l’insicurezza governa la città e in ogni quartiere si addensano progetti carichi di nuovo cemento e di oneri concessori utili a ripianare la casse in rosso delle amministrazioni. In questa maniera milioni di metri quadrati di territorio stanno per essere assaliti in nome di un’edilizia vorace e inutile. Deroghe peggiorative ad un piano regolatore già munifico con i costruttori, cambi destinazione d’uso funzionali alla speculazione più vergognosa, premi di cubatura legati all’abbattimento e alla ricostruzione di edifici privati, facilitazioni nelle procedure che autorizzano nuovi insediamenti edilizi.

Dunque nessuna discontinuità tra Veltroni ed Alemanno, continuano a governare Caltagirone, Toti, Parnasi, Scarpellini, Mezzaroma, Bonifaci, Santarelli, Salini e altri più o meno potenti. Una città consegnata in mano ai signori delle gru, pronti già con gli assegni in mano per la prossima campagna elettorale. Chi offre di più?

Mentre ci prepariamo ad assistere ad una serie di provvedimenti che aggrediranno ettari su ettari di suolo, metteranno in vendita immobili pubblici e abbandoneranno per sempre l’edilizia residenziale popolare così come l’abbiamo conosciuta, centinaia di migliaia di persone sono in grave emergenza abitativa. Mentre si progettano esperimenti di cosiddetto housing sociale con affitti che partono da 800 euro, un’intera città va in crisi colpita da sfratti, pignoramenti e sgomberi. Le occupazioni di immobili o appartamenti poi, non riguardano più solo soggetti organizzati, in quanto sono ormai svariate le iniziative spontanee individuali e di piccoli gruppi legati fra loro dalla medesima emergenza alloggiativa.

Gli inquilini degli enti privatizzati e pubblici, delle casse di risparmio e dei fondi pensione, degli istituti di credito e assicurativi, dell’Ater e del Comune di Roma, insieme con chi vive aspettando l’ufficiale giudiziario, con chi è alle prese con i mutui e con la gabella dell’IMU, con condominio e bollette da pagare e il pignoramento per insolvenza alle porte, con gli studenti e i migranti che pagano centinaia di euro per una stanza o un posto letto, con i precari e le precarie che non hanno un reddito sufficiente per lasciare le abitazioni dei propri genitori, con chi occupa per necessità immobili vuoti o abbandonati, lanciano una campagna per il diritto alla città. Per riappropriarci di una sovranità decisionale negata e spesso annegata dentro processi partecipativi fasulli. Per rivendicare affitti commisurati al reddito.

Riprendiamoci la città con un’idea di riuso che fermi ogni ulteriore consumo di suolo e punti ad utilizzare quello che esiste. A partire dalle decine di miglia di alloggi vuoti che nessuno potrà acquistare, passando per la tutela degli inquilini alle prese con le dismissioni e con gli aumenti d’affitto, dei cosiddetti occupanti senza titolo, dei nuclei a rischio di sfratto per morosità incolpevole, di coloro che costretti ad acquistare da un mercato drogato sono oggi alle prese con mutui insostenibili per case che stanno anche perdendo il loro valore.

Con la nostra iniziativa lanciamo un appello alla città per impedire che altre case private vengano costruite, che il patrimonio pubblico venga venduto, che la mobilità venga peggiorata e che la qualità della vita si degradi ancora di più, perdendo altro verde e ulteriore terreno agricolo. Invitiamo tutti e tutte ad un’assemblea cittadina sulla piazza del Campidoglio LUNEDI 10 DICEMBRE ALLE ORE 17 verso una mobilitazione permanente che sappia fermare le prossime manovre urbanistiche che il Comune si appresta a varare e che sappia unire e rafforzare le iniziative e le lotte presenti in ogni territorio.

Movimenti per il diritto all’abitare

ROMA ALZA LA TESTA: 10 NUOVE OCCUPAZIONI! RIPRENDIAMOCI LA CITTA’!

Ogni giorno a Roma centinaia di persone aspettano, cariche di ansia e di rabbia, la visita di un ufficiale giudiziario chiamato ad eseguire l’ennesimo sfratto o pignoramento.

Nello stesso momento decine di migliaia di inquilini degli enti pubblici o privatizzati sentono che il mondo, all’improvviso, sta per crollargli addosso perché la casa in cui vivono viene venduta a prezzi di mercato e non possono comprarla, oppure perché il prezzo della loro “pigione” da un momento all’altro viene raddoppiato o triplicato.

Altre centinaia di migliaia di persone sono costrette, fra mille acrobazie, ad andare avanti sopravvivendo in situazioni di coabitazione forzata, o in situazioni di vera e propria emergenza: in case che non sono case o nelle baraccopoli del 2000 che sorgono un po’ ovunque, nelle pieghe o ai margini dei nostri quartieri.

Sono i figli, di tutte le età e di tanti paesi diversi, delle politiche di austerità, dell’aumento dei prezzi e delle tariffe, dei tagli e dei licenziamenti, della vendita del patrimonio pubblico e delle speculazioni: della precarietà che ruba, in un colpo solo, presente e futuro di generazioni diverse.

Figli di una crisi che non è loro, che non hanno generato, ma che stanno integralmente pagando.

Una crisi che non stanno certamente pagando gli strapagati manager della finanza o delle banche che continuano come vampiri a succhiare il nostro sangue. Ne i “sempreverdi” signori del mattone che hanno devastato e continuano a saccheggiare la nostra città per costruire ovunque centri commerciali e case dai prezzi irraggiungibili che nessuno riesce più a comprare. Come del resto non la sta pagando una classe politica corrotta e del tutto subalterna a questi interessi che ora cerca di cambiare look per non cambiare niente.

Oggi però, non è un giorno qualunque, perché chi fino adesso ha pagato tutto ha deciso di voltare pagina, di non essere più spettatore e di cambiare. Cambiare veramente, insieme ad altri partendo da se, dalla condizione di chi non ce la fa veramente più ad arrivare alla fine del mese.

Oggi abbiamo dato vita a manifestazioni ed iniziative diffuse nella città. Soprattutto abbiamo occupato contemporaneamente 10 palazzi e strutture. Più di 1000 nuclei familiari, circa 3000 persone fra single e famiglie, hanno non solo un tetto sulla testa ma case vere, sottratte alla rendita, in cui abitare, da difendere.

Se tutto questo non sarà sufficiente a far cambiare idea e programmi alla “trasversale cupola” che governa la città ed il paese CONSIDERATE CHE SIAMO SOLO ALL’INIZIO!

Movimenti per il diritto all’abitare