report corteo 23-01-10 Firenze

Contro il crescente clima di odio razziale e i paventati
sgomberi degli stabili occupati la puntuale risposta del Movimento di
Lotta per la Casa. Sette-ottocento uomini, donne e bambini hanno
attraversato il centro di Firenze . Il corteo è stato aperto dai
bambini del Luzzi e dai richiedenti asilo della Somalia. Parole forti e
chiare contro la Prefettura, che favorisce il clima militare esistente
in Italia, La Regione Toscana accusata di avere bruscamente interrotto
le trattative sull’area LUZZI,il Comune di Firenze per il vuoto
istituzionale nei confronti di politiche dell’abitare e
dell’accoglienza, l’Assessorato alla Casa assente tutte le mattine
davanti alle porte degli sfrattati, i servizi asociali sempre pìù
impegnati nel ruolo della normalizzazione del disagio sociale. Una
manifestazione contro le barriere economiche-razziali-culturali
esistenti.
 
In
solidarietà al movimento le compagne e i compagni DEL CSA NEXT EMERSON
E DEL CSA INTIFADA di Empoli in un comune impegno di trasformazione
radicale delle regole imposte in città dalla violenza.
alcune immagini dal corteo di Firenze di sabato 23 gennaio

report corteo 23 gennaio (Bologna)

Comunicato stampa 24 gennaio Bologna

 

 

Manifestazione contro la
crisi del 23 gennaio

Si
è svolta ieri la giornata di mobilitazione contro la crisi indetta dal “coordinamento
23 gennaio”, sigla che raccoglie realtà del sindacalismo di base, degli spazi
sociali, gruppi e organizzazioni della sinistra alternativa. Alla mobilitazione
hanno partecipato lavoratori e disoccupati che stanno pagando la crisi,
famiglie in sofferenza abitativa e migranti che chiedono un lavoro sicuro,
reddito sociale, la casa e diritti di cittadinanza.

Il
pomeriggio si è aperto con una piazza tematica a partire dalle 15.30 in piazza dell’Unità,
dove si sono avvicendati musica e interventi, che ha visto la partecipazione di
circa 500 persone. E’ poi proseguito con un colorato e rumoroso corteo che ha attraversato
la città fino a piazza Verdi coinvolgendo 1500 manifestanti. Malgrado il
divieto di concludere il corteo in piazza Maggiore, a causa dell’antidemocratico
divieto di manifestare nelle vie del centro, un gruppo di lavoratrici è
riuscito a raggiungere il Nettuno con uno striscione che recitava il seguente
slogan: “Contro la crisi-Bancomat per tutti-Paga la Regione” suscitando la
simpatia e la solidarietà dei cittadini.

Questa
giornata è la tappa di un percorso che vuole mettere al centro dell’agenda
politica della città gli interessi popolari oggi attaccati dalla crisi, superando
le vertenze di settore per costruire un fronte comune di lotta.

Federazione RdB-Bo 

Associazione Inquilini e Assegnatari-Bo

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Firenze: corteo antirazzista 23 gen

Sabato 23 gen ore 10 piazza San Marco

Gli episodi avvenuti a Rosarno rappresentano la peggiore espressione della cultura e del dominio razzista e schiavista nella nostra nazione. Lo sfruttamento bestiale di migliaia di corpi, la negazione del diritto minimo al salario e alla vita, la caccia alla preda, le espulsioni forzate. Lo Stato e le sue mafie che dispongono e detengono l’esercizio  del controllo militare, politico e sociale del territorio. Non è successo niente… I padroni hanno ripreso il controllo della terra, le "ndrine" il comando politico-militare della zona, lo Stato nella sua espressione peggiore, quella dell’esercizio della violenza dei forti con i deboli…

E anche a Firenze, la vicenda di Rosarno si ripercuote nelle sue articolazioni coercitive, l’attacco violento alle occupazioni di stabili. Il quotidiano "LA REPUBBLICA", nella sua pagina nazionale, segnale due possibili focolai di rivolta, il "Fosso Macinante", struttura che ospita 150 richiedenti asilo somali, e la Comunità interetnica del Luzzi, un villaggio occupato a Pratolino, struttura che resta un boccone appettitoso per la speculazione.

Una valanga di volgarità indicibili contro il popolo delle occupazioni, la rituale richiesta di sgomberi immediati.Un armamentario che conosciamo bene, che violenta e distrugge rapporti e relazioni sociali. Da alcuni giorni continue intrusioni della polizia negli stabili occupati, lo sgombero di due campi ROM all’Osmannoro, le dichiarazioni del candidato Rossi per l’apertura del CIE in Toscana, i pestaggi "mirati" contro migranti e gay nella notte di capodanno. Una miscela esplosiva che si nutre del linguaggio dell’odio e della violenza sui pìù deboli, un clima insostenibile che chiama la FIRENZE DELLA SOLIDARIETA’, DELL’ANTIRAZZISMO, DEL MUTUO SOCCORSO ALLA DIFESA COLLETTIVA DEI PROPRI LUOGHI E DELLA LIBERA CIRCOLAZIONE.

CONTRO LA DIFFUSIONE DELL’ODIO RAZZIALE
PER LA TUTELA DI DIRITTI E BENI COMUNI
PER LA LIBERTA’ DI CIRCOLAZIONE

LETTERA APERTA AL SANTO PADRE E AL PREFETTO

 

Senza
dubbio attraversiamo
una fase politica ed economica estremamente
complessa e difficile. La crisi morde, mette in discussione i
pilastri stessi della nostra economia e le scelte fatte negli ultimi
decenni; mette tutti noi di fronte alla necessità di ridefinire le
fondamenta della nostra convivenza civile, costruendo una diversa
idea di città e di società.

Proprio
in questo contesto
crescono le preoccupazioni per quello che sta
accadendo nella città di Roma, dove la crisi sta lacerando in
profondità il tessuto sociale, con poche misure di contrasto e a
volte manifestamente errate, messe in campo dalle amministrazioni
locali.

Il
problema della casa
, la drammatica realtà dell’emergenza
abitativa, accanto ai problemi del lavoro, dell’abbandono delle
nostre periferie, del rischio connesso alla crescita di sentimenti di
razzismo e divisione, offrono una rappresentazione chiara,
inequivocabile, dei pericoli in cui questa città corre il rischio di
sprofondare.

In
particolare da tempo
, come movimenti per il diritto all’abitare,
sollecitiamo le autorità locali ad attivarsi con decisone per dare
risposte concrete ai problemi che affliggono tante persone.

Cresce,
infatti, il numero
delle persone senza fissa dimora, di quelle più
o meno organizzate costrette a vivere in alloggi di fortuna o in
forme di coabitazione forzata. Come cresce il numero delle famiglie
che non ce la fanno più ad arrivare alla fine del mese, a pagare
affitti e mutui irraggiungibili e che di conseguenza vivono ogni
giorno sul filo del rasoio aspettando che la propria casa venga
pignorata, oppure aspettando che alla propria porta bussi un
ufficiale giudiziario per eseguire uno sfratto senza paracaduti e
senza alternative.

Decine
di migliaia
i giovani, spesso con lavori precari, che non possono
lasciare le proprie famiglie e magari, se vogliono, costruirsene una
loro perché l’accesso al mercato della casa è più che
proibitivo.

A
questa emergenza
impellente e quotidiana non corrisponde mai uno
sforzo solerte e sinergico della istituzioni, troppo impegnate a far
prevalere logiche di rivalità e scontro politico.

Avevamo
proposto di attivare
e di sostenere la costruzione un tavolo di
cooperazione inter – istituzionale aperto alle forze sociali, ma
dopo due soli incontri è tornato a regnare il silenzio.

Avevamo
proposto di mettere
in campo azioni diversificate per efficacia nel
tempo. Delle misure immediate per tamponare il divampare di nuove
emergenze: blocco degli sfratti anche per i morosi per necessità,
realizzazione di strutture pubbliche per l’accoglienza e la
successiva garanzia del passaggio da casa a casa, apertura di tavoli
con gli enti previdenziali per evitare nuovi processi di dismissione,
sanare la situazione degli inquilini non in regola ed evitare il
moltiplicarsi di nuove emergenze.

Avevamo
proposto di costruire
le condizioni e di lavorare ad un Piano
Straordinario di Alloggi Pubblici e Popolari che si proponesse di
assorbire le emergenze esistenti e di “aggredire” lo stato di
precarietà ed incertezza provocato dalla crisi in vasti settori
sociali. Un piano attento a produrre non solo una alternativa
pubblica reale, ma ad indurre un effetto di calmieramento rispetto ad
un mercato che rimane impazzito e fuori dalle righe. Un Piano di
qualità che operasse con una logica di recupero e riqualificazione
dei tessuti urbani, senza produrre nuovi ghetti e contraddizioni.

Indietro
abbiamo ricevuto
come risposta il mancato rinnovo del blocco degli
sfratti (già insufficiente), ma per la prima volta del tutto
cancellato nel silenzio delle istituzioni preposte. Nessun tavolo
aperto con gli enti previdenziali, zero strutture di accoglienza
pubbliche realizzate.

Abbiamo ricevuto un Piano di Indirizzo sulla Casa elaborato
dal Campidoglio che riduce a soli 1500 alloggi l’offerta effettiva
di alloggi popolari per i prossimi anni ed alla cancellazione, con un
colpo di spugna, di circa 40.000 persone dalla graduatoria per
l’assegnazione delle case popolari. Come dire che in questa città,
chi ha bisogno di una casa da pagare in proporzione alle proprie
tasche dovrà aspettare forse all’infinito, oppure, chi ne avrà la
fortuna soggiornare in Residence privati pagati a peso d’oro. Ma
chi non sarà fra i pochi fortunati? Chi non potrà aspettare?

Da
circa un mese
circa 100 nuclei familiari che non potevano proprio più
aspettare, con la solidarietà di altri precari della casa, si sono
accampati e presidiano l’Assessorato alla Casa del Comune di Roma
insieme a due palazzi di proprietà di due banche vuoti da tempo.
Così hanno attraversato questo natale e queste festività di crisi
aspettando che qualcuno degli impegni presi dall’amministrazione
cominciasse a concretizzarsi.

Oltre
che dalla necessità
e dalla disperazione, la determinazione di
queste famiglie a non essere ricacciati nell’oblio e
nell’invisibilità, nasce dalla consapevolezza e dalla coscienza
che oggi questa è l’unica strada possibile per provare a
riaffermare quello che dovrebbe essere un diritto elementare. Il
diritto ad avere un tetto sulla testa. Il diritto, non solo per noi
ma per tutti, ad una casa in cui costruire la propria vita ed il
proprio futuro.

Per
questo confidiamo
nella possibilità di costruire un incontro con la
prefettura di roma, con il vicariato e con il santo padre stesso,
affinchè insieme si possa imprimere uno scatto ed un moto di
dignità, tornando a costruire fili di relazione e di dialogo.

Mai
come oggi
è necessario prendere posizione, sbilanciarsi, evitare che
la brutalità prenda il posto della ragione.

Roma,
16 gennaio 2010

Movimenti
per il diritto all’abitare

ROMA: I MOVIMENTI PER IL DIRITTO ALL’ABITARE SCRIVONO AL PAPA E LANCIANO UN APPELLO ALLA CITTA’

Da 21 giorni
centinaia di nuclei familiari in emergenza abitativa si trovano
accampati e presidiano l’Assessorato alla Casa del Comune di Roma,
attraversando così questo natale e queste festività di crisi. Molti
di loro sono stati sfrattati, non sanno dove vivere e non hanno altra
scelta, non possono più sopportare, di fronte ai licenziamenti ed
alla precarietà, gli affitti ed i mutui alle stelle di questa città.
Per questo, da tempo, stanno chiedendo al Sindaco di Roma un
intervento consistente ed autorevole che porti fuori la capitale
dall’emergenza in cui vive.

Il Santo Padre,
proprio nel periodo delle festività natalizie, ha pranzato coi
poveri che frequentano e vivono le strutture di accoglienza della
Comunità di Sant’Egidio; ha più volte richiamato chiunque porti
responsabilità di governo del paese a non lasciare, in questo
momento di grande difficoltà, nessuno indietro e solo. Appena
Mercoledì scorso ha incontrato gli amministratori regionali,
provinciali e comunali chiedendo loro grande attenzione verso le
famiglie in difficoltà e gli ultimi, accennando anche alla necessità
di curare la qualità della vita nella progettazione della città.

Ora in ragione della
visita
programmata per la prossima Domenica alla Sinagoga, la
questura di Roma vuole imporci di smantellare entro Sabato 16
(domani), il presidio sinora autorizzato, mettendo avanti presunte
ragioni di sicurezza, ma in realtà per nascondere agli occhi del
Papa e del Paese, la testimonianza della cruda realtà dell’emergenza
abitativa, simbolo delle contraddizioni sociali che affliggono la
città di Roma.

Dopo aver manifestato
pacificamente
, al freddo ed alla pioggia di questo inverno
rigido, per chiedere al Sindaco Alemanno di non cancellare come
annunciato circa 40.000 persone dalla graduatoria per l’assegnazione
delle case popolari e per ottenere soluzioni vere e dignitose per noi
e per tutti, non siamo disponibili ad accettare di tornare
nell’invisibilità nascondendo i problemi sotto il tappeto; non
possiamo accettare di farci trattare ancora una volta come polvere da
rimuovere frettolosamente.

Sentiamo spesso
parlare dei giovani,
delle famiglie, dei migranti, ma se chi
viene sfrattato, chi ha la propria casa pignorata, chi non ce la fa
più ad arrivare alla fine del mese continuerà a ricevere non
accoglienza ma solo esclusione e politiche di polizia, chi potrà
ancora pensare di costruire il proprio futuro? Come potremo evitare
di sprofondare tutti nel precipizio di una società senza più legami
sociali e di solidarietà?

Rivendichiamo
innanzitutto, dunque, il diritto alla visibilità, come condizione
indispensabile per immaginare di tornare a parlare di diritti.

Per questo chiediamo
al Santo Padre
di interessarsi alla vicenda e di riceverci. Di
evitare che questa sua importante visita si macchi, anche
indirettamente, di questa brutale e violenta chiusura.

Allo
stesso tempo invitiamo associazioni e movimenti, forze politiche e
rappresentanti istituzionali, organi di stampa e cittadini ad una
conferenza stampa e ad un presidio a oltranza sabato 16 gennaio dalle
ore 14.30 ancora sotto l’assessorato alla Casa del Comune di Roma,
in lungotevere De’ Cenci.

Movimenti
per il Diritto all’Abitare

Bologna Prende Casa

 
 
BOLOGNA PRENDE CASA
E’ una rete di iniziativa popolare, di lavoratori, precari, studenti, che
non vuole rassegnarsi e che con rabbia, fantasia e determinazione non vuole
pagare gli effetti della crisi. All’interno di Bologna Prende Casa
convivono attivisti di Spazi Sociali e del sindacalismo di base. Dove le
diverse esperienze trovano forme di sintesi attorno a progetti di
intervento comune.
Il tentativo di Bologna Prende Casa è quello di riconquistare il
territorio attraverso vertenze per spazi pubblici e per il diritto alla
casa. Una idea di città non più basata sulla rendita e la speculazione
immobiliare, ma per una idea dell’abitare fondata sull’esigenze popolari.
Riconquistare territorio vuol dire inoltre lottare per le garanzie
sociali: per reddito/salario sociale, per un lavoro non precario e la
difesa e il rilancio dei beni comuni (acqua, salute, istruzione, ecc..),
con una idea di collettivo contrapposto all’idea di mercato.
Bologna Prende Casa è una forma di sperimentazione di sindacalismo
metropolitano, che vuole dare organizzazione e identità ai settori popolari
precari, abbandonati o consegnati alle nuove destre. Ogni settarismo e
localismo va bandito, per troppo tempo si è rimasti chiusi dentro i
rispettivi ambiti, non accorgendosi di come la società mutava e le nuove
destre prendevano il sopravvento.
Viviamo una fase contraddistinta dalla paura, causata da una precarietà
sociale diffusa. Questa paura genera rassegnazione e favorisce la “guerra
tra poveri”. E’ importante creare forme di azione collettiva, che
proiettino l’intervento sociale/politico al di fuori dei soliti circuiti,
che si confronti con le attuali contraddizioni presenti dentro la società.
In questi ultimi mesi abbiamo potuto verificare l’efficacia del nostro
agire, è per questo che vogliamo rilanciare la nostra esperienza invitando
tutti/e a partecipare. Ogni singola realtà non si scioglie ma trova nuovi
stimoli, e rafforza il suo agire. Le diverse competenze e specializzazioni
diventano patrimonio di tutti. Se tutti ci riconosciamo nello slogan: noi
la crisi non la paghiamo, oggi bisogna avere la capacità di dare
concretezza a quelle parole. 
Bologna Prende Casa, è una tra le tante esperienze che stanno provando ad
organizzarsi contro la crisi e la paura. Sappiamo che ci sono molteplici
contraddizioni che non riusciamo oggi a scalfire, la validità e la fantasia
del nostro progetto attraverso la verifica, potrà, se saremo capaci di
trasformarci rinnovare la capacità di riconquistare altri spazi.
I progetti su cui volgiamo confrontarci:
-spazi e abitazioni
Dal rilancio degli spazi sociali, come laboratori di riappropriazione
urbana, non più quindi come chiese con le loro rispettive liturgie. Spazi
non rivolti unicamente ad un segmento sociale, ma a tutti i settori e le
esigenze popolari (culturali, sociali, sportive, educative, ricreative).
Al diritto alla casa, attraverso il rilancio dell’edilizia residenziale
pubblica, che non si riduce a costruire nuove casa, ma nella gestione e
nella nuova acquisizione(attraverso la requisizione della casa sfitte
private) della case, intese come bene pubblico. La casa è uno degli
elementi primari legati alla vita delle persone, il rilancio del diritto
all’abitare è un passaggio fondamentale di chi lotta contro l’attuale
precarietà sociale diffusa.
-lotta per l’acqua come bene collettivo
Il tentativo di privatizzare l’acqua è un diretto attacco contro la vita
delle persone, la difesa dell’acqua come bene collettivo, oggi attraversa
tutte le fasce popolari. Sostenere i comitati che si battono contro questo
ennesimo furto è di primaria importanza. Portare questa rivendicazione
all’interno dei quartieri e delle mobilitazioni è l’unico valido modo per
impedire che ci venga negato anche questo diritto.
-disoccupati/precarietà
Oggi siamo di fronte a scenari inediti per il nostro territorio con una
precarietà sociale diffusa e una disoccupazione strutturale che investe
decine di migliaia di persone. Fino a poco tempo fa appariva “fuori dal
mondo” pensare di organizzare i disoccupati in Emilia, oggi diventa una
necessità. Rilanciare quindi una mobilitazione rivolta a questo settore è
una sfida importante che tocca un nervo scoperto del nostro territorio.
Le battaglie per il reddito/salario oggi possono trovare in questa figura
un soggetto attivo, sta a noi trovare le forme e le rivendicazioni
possibili, per dare forza e unità ai disoccupati, da quelle per il
reddito/salario sociale a quelle direttamente per il rinserimento al lavoro
(come le battaglie per gli L.S.U.).
Inverno 2010, Bologna
bolognaprendecasa@autistici.org
http://bolognaprendecasa.noblogs.org/
_________________________
TUTTI E TUTTE ALLA MANIFESTAZIONE CITTADINA CONTRO LA CRISI
23 GENNAIO BOLOGNA
CONCENTRAMENTO ORE 17.00 PIAZZA DELL'UNITA'
_________________________

UNITI PER SFRATTARE LA CRISI

Terra,
9/01/2010

Di
Ylenia Sina

Dopo un Natale di
lotta è arrivato il momento del confronto. Lunedì 11 gennaio a Roma
(ore 16.30) è in programma un’assemblea pubblica alla quale i
movimenti di lotta per il diritto all’abitare chiamano a raccolta
tutte le realtà politiche e sociali della città. Luogo
dell’incontro: Tendopoliz, il presidio istituito il 23 dicembre
scorso, subito dopo aver occupato i gruppi consiliari capitolini, dai
Blocchi Precari Metropolitani, Asia RdB, il Coordinamento Cittadino e
il Comitato obiettivo casa, proprio davanti alla sede
dell’assessorato alla Casa su Lungotevere de’ Cenci.

Occasione
dell’appuntamento
,
la conferenza dei capigruppo comunali che si riuniranno per la
calendarizzazione della discussione sul Piano Casa e decideranno, se
e quando, concedere il consiglio straordinario sull’emergenza
abitativa richiesto dai movimenti.

«Esprimiamo
tutte le nostre perplessità verso il piano casa del sindaco
Alemanno» spiegano i Movimenti per il diritto all’abitare «che
cancella definitivamente il ruolo pubblico nelle politiche abitative
e non propone alcuna soluzione per risolvere l’emergenza».

Lunedì,
accanto alle famiglie di Tendopoliz, saranno presenti anche quei
nuclei in emergenza abitativa che, il 4 dicembre, giornata nazionale
contro gli sfratti e gli sgomberi, hanno iniziato un presidio
permanente contro le banche e la crisi davanti a due edifici vuoti di
proprietà della Bnp/Paribas e di Unicredit in via del Policlinico
137/143. «Questi palazzi» spiegano i Movimenti «potrebbero essere
utilizzati per affrontare la drammatica emergenza abitativa romana».

Così, a sostegno di
quanti hanno passato le feste natalizie al freddo, con solo un gazebo
e qualche tenda da campeggio per ripararsi dalla pioggia, i Movimenti
lanciano un appello a tutte quelle realtà «impegnate per un disegno
della città incentrato sul recupero e sul riuso più che su nuove
cementificazioni. Riteniamo infatti» concludono «che le numerose
resistenze contro la crisi, i licenziamenti, gli sfratti e il caro
affitti devono unirsi e manifestare insieme un forte dissenso
all’inadeguatezza delle soluzioni proposte dalle amministrazioni e
dal governo per affrontare la precarietà abitativa e di reddito».

ROMA, EMERGENZA CASA: ASSEMBLEA PUBBLICA

L’occasione è la discussione del piano
del Comune, l’11 gennaio

Liberazione- 6 gennaio
2010

di Daniele Nalbone

Da oltre un mese, a pochi
metri dalla redazione di Liberazione, i movimenti per il diritto
all’abitare hanno dato vita a una tendopoli. Era il 4 dicembre,
giornata nazionale contro gli sfratti, quando un centinaio di nuclei
in emergenza abitativa hanno iniziato un presidio permanente contro
le banche e la crisi davanti a due palazzi vuoti di proprietà (uno)
di Bnp Paribas e (l’altro) di Unicredit.

«Da allora non ci siamo
più mossi da via del Policlinico 137/143» spiegano due signore che
cercano riparo dalla pioggia battente di ieri sotto un gazebo bianco:
i due edifici sono diventati il simbolo della lotta “metropolitana”
per il diritto alla casa. Intanto, in tutta la città, sono
continuate manifestazioni e sit in di protesta contro un Piano Casa,
quello varato dal Comune di Roma, giudicato dai movimenti «l’ennesimo
regalo ai costruttori». Così il 23 dicembre, dopo il fallimentare
incontro con l’assessore alla Casa, Alfredo Antoniozzi, i Blocchi
precari metropolitani, Asia Rdb, il Coordinamento cittadino e
il Comitato obiettivo casa hanno deciso di “conquistare”, con un
altro presidio soprannominato Tendopoliz, il marciapiede di
Lungotevere de’ Cenci, proprio davanti all’ingresso
dell’assessorato alla Casa. Dai due presidi, dove sono stati
allestiti “sportelli” per chi ha problemi di sfratti, di mutui o
di affitti non si è parlato, però, solo di emergenza abitativa: per mettere in rete le
resistenze, ad esempio, queste due mobilitazioni hanno espresso la
loro vicinanza e la loro solidarietà ai lavoratori e ai precari
dell’Ispra partecipando alla fiaccolata del primo gennaio. «Le
numerose lotte contro la crisi» spiegano «i licenziamenti, gli
sfratti, il caro affitti, devono unirsi e manifestare insieme un
forte dissenso all’inadeguatezza delle soluzioni proposte dalle
amministrazioni e dal governo».

Così, il prossimo 11
gennaio, in occasione della conferenza dei capigruppo comunali per
calendarizzare il dibattito sul Piano Casa, è in programma
un’assemblea pubblica presso l’assessorato. Presso Tendopoliz.

Da quel momento inizierà
una mobilitazione ampia «che coinvolgerà tutti coloro che, colpiti
dalla crisi, diventano morosi nell’affitto e nel mutuo, coloro che
sono precari nel lavoro e nell’abitare, coloro che stanno per
essere cancellati dalle graduatorie per un alloggio popolare, coloro
che sono stati costretti ad occupare, che studiano in questa città e
sono strozzati, come i migranti, da affitti in nero per stanze e
posti letto fatiscenti». Dai movimenti, quindi, un appello alle
forze politiche, ai consiglieri, ai comitati di quartiere fino ad
arrivare agli urbanisti e agli architetti «impegnati per un disegno
della città incentrato sul recupero e sul riuso e non su nuove
cementificazioni: proponiamo a tutti di passare una notte con noi
nella tendopoli di lungotevere de’Cenci e di costruire, insieme,
una vera tutela del diritto alla casa, al reddito e alla dignità».

IL “PACCO” DI ALEMANNO: LUNEDI’ 11 ASSEMBLEA SOTTO L’ASSESSORATO ALLA CASA

30.000 case promesse
in campagna elettorale

Solo 1.500 case
popolari inserite nel piano comunale

IL “PACCO” DI
ALEMANNO

  • per i 40.000
    nuclei familiari inseriti nella graduatoria per le case popolari

  • per chi vive
    nelle occupazioni o nei residence pagati a peso d’oro

  • per tutte le
    persone che non ce la fanno più a pagare affitti e mutui
    impossibili

Una casa vera, da
pagare in proporzione alle proprie tasche, rimane un miraggio sempre
più lontano.

LUNEDI’ 11 GENNAIO
DALLE ORE 16.30 INCONTRO PUBBLICO SOTTO L’ASSESSORATO ALLA CASA,
LUNGOTEVERE DE’ CENCI 5

STAVOLTA TOCCA A
BANCHE E SPECULATORI DEL MATTONE

NOI LA CRISI NON LA
PAGHIAMO!

Se vuoi avere
informazioni, se vuoi manifestare, se vuoi organizzarti vieni a
Tendopoliz

Movimenti per il
diritto all’abitare

www.abitarenellacrisi.noblogs.org

BOLOGNA PRENDE CASA SENZA SE E SENZA MA

 Liberazione 7 gennaio 2010

Fino a poco tempo fa
si pensava all’Emilia come a un’isola felice, dove esisteva un modello
socio-economico capace di svilupparsi e di mantenere intatte finalità
solidaristiche. Il modello emiliano, andato in crisi alla fine degli
anni 80 ed esploso alla meta degli anni 2000, pur presentando
contraddizioni, riusciva a sostenere le criticità.

Oggi i processi di crisi
e il disfacimento di quel modello portano il territorio bolognese ed
emiliano a doversi confrontare con drammatiche situazioni, vissute solo
immediatamente dopo la fine della II Guerra Mondiale. Il numero delle
aziende in crisi è in rapido aumento, dal settore industriale a quello
dei servizi. La crisi in atto ha portato nell’ultimo anno a una
notevole contrazione dei salari. Il quadro già allarmante subirà un
peggioramento nelle prossime settimane, a causa della fine degli
ammortizzatori sociali. Questo aumenterà il precariato fino ad arrivare
a vere e proprie sacche di disoccupazione strutturale, 60.000 a
Bologna, fenomeno inedito in questa regione.

Lo strettissimo rapporto
tra lavoro e abitare diventa quindi un paradigma della crisi. Per la
prima volta si vive l’emergenza abitativa, fino a pochi anni fa legata
unicamente agli studenti fuori sede. L’affitto e la rata del mutuo sono
le spese che più incidono sul reddito, l’aumento dell’insolvenza di
entrambe è la prima spia della sofferenza economica dei lavoratori. La
politica, con un’ottica miope, si è illusa che il modello emiliano
potesse garantire uno sviluppo del benessere.

L’attuale fase ha
smentito questa previsione. Gli strumenti messi a disposizione dalla
Regione per affrontare il problema casa sono assolutamente inadeguati:
dal fondo per l’affitto, al bando prima casa per giovani coppie
passando per l’Housing Sociale, finanziamento per costruttori edili e
speculatori immobiliari. Le famiglie investite direttamente
dall’emergenza non trovano risposte in queste soluzioni e si innesca
una guerra tra poveri per ottenere l’assegnazione di una casa popolare.
Si alimentano leggende legate all’immigrazione, creando lacerazioni
sociali che rischiano di sdoganare comportamenti razzisti di massa. Si
sposta l’attenzione dal vero problema: la mancanza strutturale di
investimenti in edilizia residenziale pubblica, che ha permesso a
speculatori, cioè proprietari immobiliari e banche, di fare profitti
tramite la rendita. Alle altre migliaia di famiglie, che ancora non
sono in emergenza abitativa, ma che sono in difficoltà rispetto alla
diminuzione del reddito, vengono proposte ricette già viste che
prevedono l’acquisto della casa attraverso l’indebitamento, meccanismo
che sta portando già molti a perdere l’alloggio per l’insolvenza delle
rate.

Sul piano locale,
come nel caso di Bologna, le amministrazioni propongono progetti e
bandi altrettanto insufficienti, sia per il numero di persone coinvolte
sia per le tipologie individuate ad esempio il bando per l’auto
recupero che prevede la costruzione di 50 alloggi in tre anni o il
co-housing che riguarderà 50 posti letto in 4 anni, o il recente bando
anticrisi che ha visto lo stanziamento di soli 230.000 euro. Le cifre
solo sul territorio bolognese parlano di 35.000 famiglie residenti che
hanno bisogno di sostegno abitativo. Di fronte a questo scenario
diverse realtà bolognesi, l’Associazione Inquilini Assegnatari
(AS.I.A.-RdB) e spazi sociali come il Lazzaretto Autogestito, l’HUB,
hanno dato vita alla rete Bologna Prende Casa (http://bolognaprendecasa.noblogs.org/).

BPC è un progetto che
permette a attivisti sociali e del sindacalismo di base di lavorare
insieme per intervenire dentro le nuove contraddizioni della città. Le
diverse esperienze trovano forme di sintesi attorno a progetti di
intervento comune. Il tentativo di BPC è quello di riconquistare il
territorio attraverso vertenze per spazi pubblici e per il diritto alla
casa. Una idea di città non più basata sulla rendita e la speculazione
immobiliare, ma un’idea dell’abitare fondata sull’esigenze popolari.
Riconquistare territorio vuol dire lottare per le garanzie sociali:
salario sociale, un lavoro non precario e la difesa e il rilancio dei
beni comuni (acqua, salute, istruzione, ecc..), con una idea di
collettivo contrapposto all’idea di mercato. BPC è una forma di
sperimentazione di sindacalismo metropolitano, che vuole dare
organizzazione e identità ai settori popolari precari, abbandonati o
consegnati alle nuove destre.

L’attività in
questi mesi ha permesso ad una rete di attivisti di organizzare
direttamente porzioni sociali investite dall’emergenza abitativa,
dall’apertura di sportelli per il diritto alla casa, alla creazione di
una rete per i picchetti antisfratto, creando un meccanismo di mutuo
soccorso fra gli sfrattati stessi, passando per occupazioni di alloggi
privati sfitti. Si sono susseguite occupazioni di tetti, compresi
quelli del Comune di Bologna. Se da un lato assistiamo ad un tentativo
di criminalizzazione delle pratiche di BPC, dopo ogni sfratto bloccato
a quello successivo c’è il doppio di polizia, dall’altro si sono
ottenuti i primi risultati come l’approvazione di una delibera di
Giunta che consente il passaggio da “casa a casa” per alcuni sfrattati.
L’emergenza sfratti, il caro affitti e l’insolvenza delle rate del
mutuo sono i punti al centro della piattaforma su cui sta lavorando
BPC.

Le proposte sono l’apertura
di “ostelli per sfrattati”, la requisizione di alloggi privati sfitti
finalizzato all’aumento delle case popolari e un intervento diretto
delle amministrazioni in caso di insolvenza al mutuo prima casa.
L’emergenza abitativa in Emilia è omogenea, sono infatti nate altre
strutture e mobilitazioni per il diritto alla casa in altre città, come
la Società di Riappropriazione Urbana di Parma. La messa a rete di
queste esperienze è un passo necessario per riuscire ad essere
realmente incisivi, contrastando le politiche a favore della rendita
dell’amministrazione regionale.