DIFENDIAMO IL NOSTRO REDDITO: STOP AI PROFITTI SU ACQUA ED ENERGIA

Questa mattina i movimenti per il diritto all’abitare hanno occupato la sede centrale di ACEA e manifestato contemporaneamente sotto l’assessorato al Patrimonio e alla Casa del comune di Roma per chiedere un tavolo sulle tariffe di acqua ed energia. Sono migliaia, infatti, le persone che rischiano il distacco delle utenze o il pignoramento della busta paga per l’aumento delle tariffe. Ribadendo che l’acqua e l’energia, così come la casa, non possono essere considerati merce di scambio, i movimenti rivendicano una tariffazione sociale per le utenze.

La mobilitazione ha strappato un tavolo con Acea e con l’assessore Funari, che si terrà giovedì 25 ottobre alle ore 15 presso l’assessorato alla Casa e che vedrà presenti il dott. Lazzari, responsabile sui distacchi, e i responsabili di Acea Energia e dell’ATO deputato all’erogazione idrica.

L’Acea si è intanto impegnata a sospendere eventuali interventi coatti, ma per affrontare il tema delle tariffe sarà fondamentale il ruolo dell’amministrazione comunale, dell’assessorato alla casa e dei servizi sociali nel predisporre strumenti di tutela verso chi sta pagando la crisi in un paese in cui non esiste un welfare di cittadinanza.

Continuiamo a rimanere mobilitati e già dal 20 di ottobre in occasione della giornata contro gli sfratti, i pignoramenti e gli sgomberi lanciata dalla rete Abitare nella Crisi torneremo a manifestare in città per ribadire che il patrimonio pubblico così come il suolo sono beni comuni e vanno difesi dalla speculazione.

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DIFENDERE I DIRITTI, I BENI COMUNI E IL PROPRIO REDDITO NON E’ UN FURTO!

La crisi sta mettendo in difficoltà migliaia di persone. Per arrivare alla fine del mese si deve riuscire a pagare l’affitto o il mutuo, le tariffe per l’energia elettrica e per l’acqua, la tassa sui rifiuti, i ticket per le visite sanitarie, la scuola e il trasporto pubblico, il cibo. E non ci si riesce più!

L’emergenza abitativa è composta da uomini e donne che non riescono a pagare l’affitto o il mutuo e rischiano sfratti e pignoramenti. Spesso si deve scegliere tra pagare il canone e la bolletta dell’Acea, tra l’iscrizione a scuola e le cure per i denti o le analisi mediche, tra il mutuo e la tessera dell’autobus. Con conseguenze tremende, perché si rischia lo sfratto se si diventa morosi o le ingiunzioni di pagamento se non si riesce a saldare un debito. Le cartelle esattoriali di Equitalia e della Gerit ci perseguitano ovunque.

In questa realtà che riguarda tantissime persone, molte si sono organizzate e hanno risolto le proprie necessità occupando stabili vuoti oppure autoriducendosi affitti e tariffe. Facendo questo si va incontro a distacchi e minacce di riduzione o taglio dell’erogazione, risolvendo così questioni di ordine sociale con la mano dura dell’operaio che taglia la luce o l’acqua e con l’ufficiale giudiziario accompagnato dalla forza pubblica che esegue lo sfratto, oppure con il pignoramento dello stipendio o della casa se non si riesce a pagare il mutuo. Così non si può andare avanti.

Riteniamo che sia l’Acea che l’amministrazione comunale debbano affrontare la situazione salvaguardando coloro che sono in difficoltà e trovando le soluzioni necessarie senza usare metodi coercitivi o vessatori. Soprattutto quando assistiamo ogni giorno ad episodi di corruzione e malaffare che coinvolgono le pubbliche amministrazioni e le società che erogano servizi.

Acea Energia, per esempio, ha dato vita ad una macrostruttura per gestire il sistema operativo spendendo 46 milioni di euro completamente delegata a consulenze esterne, e per garantire queste operazioni deve garantirsi le entrate anche vendendo le fatture insolute alle società di recupero crediti. Per non parlare di ciò che è accaduto in Comune o alla Regione Lazio.

L’iniziativa di oggi che contemporaneamente coinvolge Acea e Assessorato alla Casa del Comune di Roma intende sollevare, collegandole tra loro, due questioni: il diritto alla casa e le tariffe sui cosiddetti beni comuni, energia elettrica e acqua. Soprattutto in tempo di crisi e con l’inverno alle porte. Chiediamo un tavolo con l’amministratore delegato e con il direttore generale di Acea spa, con la presenza dell’assessore alla casa del Comune di Roma e dei servizi sociali dell’amministrazione capitolina, nonché del sindaco di questa città.

Questo per discutere di servizi essenziali e di diritti che oggi rischiano di essere usati per ripianare casse esauste sia dell’amministrazione che della società stessa. La vendita di quote di Acea, il disconoscimento dell’esito referendario e la messa in vendita del patrimonio pubblico per salvare bilanci in rosso sono operazioni che vanno respinte. Bisogna che amministratori pubblici rivestano il ruolo che gli compete e si girino verso chi ha bisogno e chi è in difficoltà, smettendo di pensare alle banche creditrici, alle proprie filiere di partito, ai propri amici e ai propri parenti.

Non lasceremo questi luoghi fino a quando non sarà chiaro ogni singolo passaggio teso a salvaguardare i beni comuni, i redditi delle persone e i diritti degli abitanti di questa città.

  • FERMIAMO GLI AUMENTI E CHIEDIAMO LA TARIFFAZIONE SOCIALE

  • STOP ALLE INGIUNZIONI DI PAGAMENTO E AI PIGNORAMENTI

  • LA CASA, L’ACQUA, LA LUCE, IL SUOLO E IL PATRIMONIO PUBBLICO NON SONO MERCE DI SCAMBIO

Movimenti per il diritto all’abitare

http://stefanomontesi.photoshelter.com/gallery/Movimenti-per-il-diritto-allabitare-occupano-la-sede-dellACEA/G0000PBgOuHTxlBI/

http://www.eidonpress.com/shoot/show/id/41388

APPROVATA UNA DELIBERA ORRIBILE CON DENTRO UN PO’ DI BRICIOLE PER LA CASA

Il consiglio comunale ha approvato ieri sera la delibera che stabilisce la vendita di larga parte del patrimonio immobiliare e di aree del Comune di Roma. Dunque maggioranza e opposizione hanno trovato un accordo per avviare la dismissione di edifici e suolo pubblici per poter disporre dei milioni necessari alle casse comunali esaurite da una gestione decisamente poco seria. Invece che pensare alla città, Alemanno ha garantito gli interessi di famiglia e di partito e ora si consegnano beni comuni alla speculazione e alla rendita.

La mobilitazione dei movimenti per il diritto all’abitare ha fatto si che qualche briciola cadesse dalla tavola imbandita per la vendita e ora nel bilancio ci sarà un fondo per l’edilizia residenziale pubblica finanziato con la vendita delle case popolari e con il 15% della dismissione del patrimonio residenziale e non, inserito nella proposta di delibera n. 84. Gli emendamenti dell’opposizione hanno mirato alla riduzione del danno invece che ad impedire la vendita e questo ancora una volta la dice lunga sul perché la città viene disegnata dai “signori del mattone” invece che da chi la abita o da chi dovrebbe nell’aula Giulio Cesare garantire gli interessi di tutti.

Questo fatto interroga Roma e le realtà che si battono per il diritto all’abitare, per la difesa dei beni comuni, contro la precarietà e la devastazione ambientale. Consentire che questo processo urbanistico, caratterizzato anche dalla vendita speculativa di alloggi popolari a prezzi di mercato come è accaduto a Spinaceto, Borghesiana, Pisana e da affitti pari al doppio degli standard previsti, vada avanti significa accettare l’azzeramento della qualità della vita e la precarizzazione definitiva per ceti i sociali deboli, destinati a soccombere nella difesa del diritto alla casa e al reddito.

Per questo pensiamo che l’approvazione della delibera sia un passo indietro in termini sociali e culturali.

Il partito delle liberalizzazioni e delle privatizzazioni è trasversale e riteniamo che solo la capacità dei movimenti di rimanere indipendenti possa produrre una mobilitazione con rivendicazioni chiare sul bilancio che l’8 ottobre arriverà in aula, senza pensare che far cadere Alemanno significhi liberare questa città dalla rendita e dalla precarietà. Abbiamo vissuto l’era Veltroni e la delibera di ieri ci ha riportato a quegli anni.

Il terreno del conflitto non può che passare dentro processi di riappropriazione e per impedire la vendita dei beni comuni non ci resta altro da fare che ripubblicizzarli, dal basso.

Ci vediamo in città!

Blocchi Precari Metropolitani

NO ALLA DELIBERA 84: OGGI TORNIAMO IN CAMPIDOGLIO

Ieri pomeriggio la giusta rabbia dei movimenti per il diritto all’abitare ha bloccato per ore piazza Venezia, mentre in aula Giulio Cesare andava in scena l’ennesimo teatrino della politica romana. Un consiglio comunale blindato e inaccessibile e una piazza del Campidoglio negata all’agibilità, ostaggio di un sindaco che travolto dagli scandali pensa ancora di recuperare credibilità scagliandosi contro chi protesta legittimamente. Chiedendo al ministro degli interni Cancellieri di intervenire contro i “200 professionisti del disordine e delle violenza”, Alemanno pensa di dimostrare di essere uno che conta.

Ricordiamo a questo “scienziato” alla guida di Roma da più di 4 anni che si è fatto eleggere promettendo 25mila alloggi popolari, che nel marzo 2010 è stata approvata una delibera per 6mila case in ERP e che a tutt’oggi sono stati assegnati appena 300 appartamenti, mentre una graduatoria di più di 40mila nuclei aventi diritto è stata letteralmente cancellata.

Dunque una città ostaggio della rendita immobiliare, di una lobby di affaristi e speculatori che dettano le condizioni per trarre il maggior profitto possibile dalla crisi che hanno generato.

Vorremmo ricordare al sindaco e alla sua cricca che la piazza del Campidoglio appartiene a tutte e tutti e che la città è stanca di un’amministrazione che ha perseguito spudoratamente gli interessi di amici e parenti, come dimostra la solidarietà ricevuta dai manifestanti durante il blocco di piazza Venezia da parte dei cittadini che vivono in prima persona una precarietà devastante.

Ci sembra evidente che la relazione tra un sindaco impegnato nelle questioni di partito, di corrente, di consorteria e la città si è decisamente esaurita e che ci incamminiamo verso un bilancio che avrà ricadute negative su Roma, a partire dalla proposta di delibera n. 84 sulla dismissione del patrimonio pubblico che oggi torna in aula e che noi intendiamo continuare a contestare.

Oggi pomeriggio proveremo nuovamente ad arrivare sulla piazza del Campidoglio come è nostro diritto. Invece che invocare il governo per chiedere ulteriori limitazioni degli spazi di democrazia, Alemanno farebbe meglio a insistere sulla necessità di risorse per il welfare cittadino, per il diritto alla casa e al reddito.

Movimenti per il diritto all’abitare

DALLA TENDOPOLI PARTE LA CAMPAGNA CONTRO LA VENDITA DEL PATRIMONIO PUBBLICO

Dal 1 ottobre i movimenti per il diritto all’abitare hanno allestito una tendopoli ai piedi del Campidoglio, dopo una settimana di mobilitazione contro la proposta di delibera n. 84 del 12 settembre 2012 sull’alienazione del patrimonio del comune di Roma. Un’operazione che dovrebbe servire a risanare i buchi di un bilancio non ancora approvato, dopo il tentativo fallito di ricavare 220 milioni di euro dalla vendita del 21% delle quote di Acea.

La nuova mossa della giunta Alemanno si inserisce nella cornice del Decreto sviluppo varato dal governo Monti lo scorso giugno, che definisce ulteriori tagli alla spesa e dismissioni del patrimonio pubblico. La Cassa depositi e prestiti gestirà il Fondo in cui confluiranno beni e aree, provvedendo alla valorizzazione e alla vendita sul mercato, mentre gli enti locali riceveranno una quota di partecipazione che dovrà essere usata per la riduzione del debito e che nel caso di Roma corrisponde al 25% dei 230 milioni di euro stimati dalla futura valorizzazione.

Un meccanismo inaccettabile che consegna nelle mani delle banche e della speculazione beni e aree pubbliche che potrebbero essere utilizzati per dare risposte immediate ai tanti bisogni sociali che emergono con l’aggravarsi della crisi e la cancellazione del welfare. A partire dalla casa, che da bene d’uso è diventato un bene di scambio, uno strumento finanziario in mano al mercato, mentre i dati parlano di una situazione esplosiva sul fronte della precarietà abitativa, con decine di migliaia di persone a rischio di sfratto, di sgombero e di pignoramento.

Oggi anche a Roma parte la campagna “Stop sfratti, sgomberi e pignoramenti. Fermiamo il consumo di suolo e la vendita del patrimonio pubblico” lanciata dalla rete Abitare nella crisi, che si articolerà in una serie di iniziative sui territori e che il 20 ottobre vedrà una scadenza nazionale per riportare con forza il diritto all’abitare nell’agenda di governo. Per rompere questo iter che premia la rendita immobiliare, rafforza le banche e gli enti privatizzati, affonda l’edilizia residenziale pubblica, precarizza milioni di vite, comprese quelle dei più giovani costretti a vivere con i genitori.

Un percorso indipendente di conflitto e di riappropriazione che vuole riaprire la questione casa in Italia e arrivare ad una moratoria generalizzata degli sfratti, degli sgomberi e dei pignoramenti; alla tutela degli inquilini interessati dalle dismissioni degli enti privatizzati, degli istituti bancari e assicurativi, dei Fondi pensione, degli enti locali; a un piano di rilancio dell’edilizia residenziale pubblica; a un finanziamento pubblico orientato verso l’autorecupero, il riuso del costruito e dell’invenduto, contro ogni ulteriore consumo di suolo.

Oggi torniamo in Campidoglio per fermare l’approvazione della delibera n.84 e con la volontà di rompere eventuali divieti di manifestare su quella piazza.

L’appuntamento per tutt* è alle ore 15 alla tendopoli di piazza Madonna di Loreto

No alla vendita del patrimonio pubblico, al cemento, alle grandi opere. 

Riutilizziamo il costruito!! Casa e reddito per tutt*!!

Movimenti per il diritto all’abitare

 

UNA TENDOPOLI NEL CENTRO DI ROMA CONTRO LA VENDITA DEL PATRIMONIO PUBBLICO

MERCOLEDI 3 OTTOBRE ORE 15 TORNIAMO IN CAMPIDOGLIO

Oltre 1500 persone dietro lo striscione “Not for sale” e al grido “Alemanno vattene” si sono mosse in corteo dal Campidoglio bloccando piazza Venezia prima di raggiungere Madonna di Loreto, dove è stata allestita la tendopoli di protesta contro la proposta di delibera n.84 sulla vendita del patrimonio pubblico in discussione in questi giorni in Consiglio comunale. Una mobilitazione ad oltranza quella lanciata giovedì scorso dai movimenti per il diritto all’abitare, che arriverà fin dentro il bilancio rivendicando fondi per l’edilizia residenziale pubblica e per le iniziative di autorecupero.

La discussione in Consiglio si aprirà mercoledì 3 nel pomeriggio, ma già dalle 13.30 presidieremo la Commissione patrimonio che discuterà nuovamente la proposta di delibera n.84.

Rilanciamo pertanto l’invito alla città a sostenere la tendopoli di protesta in piazza Madonna di Loreto, dove ci concentreremo mercoledì 3 ottobre alle ore 15 per tornare insieme sotto il Campidoglio.

Fermiamo la vendita del patrimonio pubblico!

 Movimenti per il diritto all’abitare

http://www.eidonpress.com/shoot/show/id/41306/show_photo_id/792500

NO ALLA VENDITA DEL PATRIMONIO PUBBLICO. 1 OTTOBRE MANIFESTAZIONE IN CAMPIDOGLIO

 Il 1 ottobre sarà una giornata decisiva per il destino di Roma. In questa giornata, infatti, il Campidoglio è chiamato a votare la delibera sulla vendita del patrimonio pubblico: una lunga lista di beni comuni che rischiano di essere sottratti alla collettività per essere (s)venduti al miglior offerente o a chi – sull’onda lunga delle tante «parentopoli» romane – avrà meglio saputo intrallazzare con gli amministratori.

Purtroppo sia la maggioranza che l’opposizione sono convinte che cedere il patrimonio comunale sia inevitabile per far fronte al disavanzo delle casse romane, devastate dal malaffare e dal nepotismo. Invece si tratta di un’idea inaccettabile, un insulto per tutti i cittadini e l’ennesimo regalo ai «signori del mattone».

Con le mille persone salite al Campidoglio giovedì 27 Settembre, i movimenti per il diritto all’abitare hanno già fatto sentire la loro voce, esprimendo il dissenso nei confronti della giunta Alemanno e ottenendo un incontro con l’assessore al Patrimonio e la maggioranza, fissato per lunedì 1 ottobre alle 12, mentre alle 16, in aula, inizierà la discussione, con l’obbiettivo dichiarato di una veloce approvazione di un provvedimento assolutamente antipopolare.

I movimenti per il diritto all’abitare si mobiliteranno ancora, sia per opporsi con tutte le loro forze alla vendita incontrollata dei «gioielli di famiglia», sia perché – come confermato da un incontro con i rappresentanti dell’opposizione, ottenuto giovedì scorso grazie alla pressione della piazza – la novità di un fondo per l’edilizia residenziale pubblica da prevedere nel bilancio deve assolutamente diventare realtà. Solo una simile voce, infatti, potrebbe dare finalmente sostanza alle 6000 case popolari, che da marzo 2010 esistono soltanto sulla carta di una delibera approvata dal consiglio comunale. Perché non bisogna dimenticare che, con questi investimenti, si potrebbe tornare a parlare di alloggi pubblici e di sostegno alle iniziative di autorecupero: necessità vitali per una città sul quale aleggia minaccioso lo spettro della perdita della casa per quote sempre più ampie della sua popolazione.

Siamo solo all’inizio di un processo difficile, condizionato da una  campagna elettorale alle porte. Dobbiamo strappare dentro il bilancio che sta per essere approvato le risorse necessarie per finanziare politiche abitative degne di questo nome.

Per questa ragione i movimenti per il diritto all’abitare torneranno in Campidoglio lunedì 1 ottobre alle 15.30 per manifestare i bisogni autentici di una Roma devastata dal cemento e dalla precarietà.

Movimenti per il diritto all’abitare

FERMIAMO LA CARBONARA CONNECTION! ROMA NON SI REGALA! 27 SETTEMBRE MANIFESTAZIONE IN CAMPIDOGLIO

Dopo i tentativi di vendere un pezzo di Acea per fare cassa, Alemanno ci riprova. La giunta ha approvato una delibera sulla dismissione del patrimonio di Roma Capitale per racimolare circa 200 milioni di euro che servono a sostenere le casse comunali depauperate ed esauste. Insieme ad un bilancio che fa tremare i polsi, con tagli pesanti al welfare cittadino, all’istruzione, alla cultura, allo sport, alla tutela del verde e alla gestione dei rifiuti, si mettono in vendita case popolari, immobili e aree pubbliche. Una messa in vendita complessiva della città, un nuovo banchetto al quale sono invitati piccoli e grandi pescecani del profitto e della speculazione.

Questo mentre la città sprofonda nella precarietà, nel cemento, in un’emergenza abitativa sempre più esplosiva: mentre i tanti palazzi e le tante case tirate su dai costruttori nella grande corsa all’oro degli anni scorsi rimangono colpevolmente invendute e vuote, tanto patrimonio di tutti che potrebbe essere recuperato viene ancora una volta regalato alle voraci fauci della rendita.

Per questo i movimenti per il diritto all’abitare chiamiamo la città ad una mobilitazione generale in Campidoglio per fermare questi scellerati provvedimenti che sembrano suggellati dal “patto della carbonara” con il principale partito dell’opposizione. Saremo in piazza per chiedere conto di un bilancio e di provvedimenti che ancora una volta non tengono conto delle necessità degli abitanti, dei precari e delle precarie, dei lavoratori e delle lavoratrici, degli sfrattati e dei senza casa, degli inquilini degli enti che rischiano di finire in strada. A reclamare fondi per le politiche sociali, per l’edilizia residenziale pubblica, per realizzare nuovi progetti di riuso del costruito e di autorecupero. 

Questo nuovo assalto alla diligenza con la vendita persino dei gioielli di famiglia va fermato, ora e subito. A dispetto delle tante chiacchiere sulla trasparenza che sentiamo in questi giorni, sono solo i fatti che contano. E il gran banchetto sulla nostra pelle non sembra di fatto finito. Per questo ci riapproprieremo dei diritti che ci vengono negati, dei beni comuni, della libertà di movimento, del reddito che ci viene tolto, delle nostre vite precarie e in vendita, del costruito sfitto che dilaga tra mille gru in tutta la città. La violenza che stiamo subendo supera ogni soglia di tolleranza, è ora che il grido di rabbia e di dolore di una città saccheggiata si faccia sentire con forza.

Non farete altri banchetti sulla nostra pelle

NO ALLA VENDITA DEL PATRIMONIO PUBBLICO!

GIOVEDI 27 SETTEMBRE ORE 15.30

MANIFESTAZIONE IN CAMPIDOGLIO

Movimenti per il Diritto all’Abitare

IL TEMPO, LO SPAZIO E LA MASSA. UNA NUOVA STAGIONE DI LOTTA PER IL DIRITTO ALLA CASA E ALL’ABITARE

“Mala tempora currunt” per il diritto alla casa e più in generale per il diritto all’abitare. I nefasti processi messi in moto con la legge 431/98 sembrano essere arrivati all’apice di ogni più nera previsione. Le istituzioni locali continuano a consentire ai palazzinari di fagocitare chilometri e chilometri di campagna, interi palazzi di recente costruzione restano invenduti (ed esenti da IMU). Gli adepti del ‘mercato’ potrebbero aspettarsi, in queste condizioni, un crollo dei prezzi di vendita e affitti a prezzi stracciati. E invece continuiamo a vedere affitti sopra i mille €/mese e prezzi di vendita inavvicinabili. Ciononostante, ancora oggi c’è chi si ostina ad individuare nel cemento e nell’edilizia privata la possibile via d’uscita dalla crisi, sindacati confederali compresi. Per quanto riguarda il pubblico l’impegno è tutto sulle grandi opere e le infrastrutture, ma sempre di cemento, acciaio e mattoni parliamo.

Dunque la corsa al consumo di suolo è più che mai viva, ma nemmeno un pezzettino sarà riservato ad interventi destinati all’edilizia residenziale pubblica, cioè alla salvaguardia di chi una casa a prezzi di mercato non se la può proprio permettere. Questo è il tempo delle dismissioni, degli sfratti, delle sofferenze nei mutui, degli sgomberi, della precarietà abitativa tout-court. È il tempo in cui i Fondi, cioè le banche, gestiranno patrimoni e risorse per mettere a valore le città e i territori, per continuare a rafforzare la rendita. Per questo invocare lavoro e pensare di uscire dalla crisi attraverso il cemento non può essere il nostro orizzonte, questo lavoro non è un bene comune e questo l’hanno visto bene a Taranto come in Val di Susa.

Questa contraddizione la conosciamo bene. Ogni spazio sottratto alla speculazione, ogni abitazione dove un inquilino resistente difende il suo diritto a pagare un affitto equo, ogni territorio che contrasta la monetizzazione del suolo e del patrimonio pubblico, ogni luogo dove ci si oppone alla malagestione dei rifiuti e dell’ambiente è alle prese con questo rischio. A questo si aggiunge la possibilità che gli spazi occupati, le resistenze diffuse, i picchetti e le lotte contro le dismissioni vengano gestite e governate come una sorta di ammortizzatore sociale diffuso, che in assenza delle risposte istituzionali si sostituisce inconsapevolmente agli enti, agli assessorati, ai ministri competenti. Dobbiamo irrompere dentro l’agenda di questo paese per invertire la tendenza, portando sulla scena la dirompente forza dei territori che lottano per il diritto all’abitare e al reddito nelle forme plurali che conosciamo bene. Attraverso pratiche di riappropriazione e di resistenza, migliaia di abitanti rappresentano la possibilità che “Abitare nella crisi” possa sviluppare una differente visione della città e dei territori rompendo in maniera definitiva con l’attuale modello di sviluppo, ma anche e con la logica della riduzione del danno.

L’energia che serve per sviluppare la massa critica necessaria è molta. Il 22 settembre 2012 a Roma ci incontreremo per continuare, nello sviluppo di questa rete, a dotarci di strumenti di mutuo soccorso per difendere le case e le occupazioni, e individuare obbiettivi e mobilitazioni comuni a livello nazionale: in questo senso, l’appello a cogliere la chiamata che arriva da Milano per diffondere la campagna #OccupySfitto verso l’assemblea nazionale di fine ottobre.

SABATO 22 SETTEMBRE

ORE 10.30

ROMA – VIA DEL PORTO FLUVIALE 12

(METRO B – PIRAMIDE e/o GARBATELLA)

www.abitarenellacrisi.noblogs.org

MANIFESTAZIONE CITTADINA PER IL DIRITTO ALL’ABITARE – GIOVEDì 28 GIUGNO PORTA TICINESE PIAZZA 24 MAGGIO MILANO ORE 18:30

PER LA DIFESA/VIVIBILITA’ DEI TERRITORI,
PER IL DIRITTO ALL’ABITARE
CONTRO SFRATTI MAFIE FASCISMO RAZZISMO E POLIZIA

In una Milano, vetrina di grandi opere ed eventi, si insinuano e proliferano incontrastati interessi economico-speculativi.
Le vicende poco esaltanti di Expo 2015 sono di estrema e grave attualità.

Si direbbe che il vento non sia cambiato e che continui a soffiare sempre nella stessa direzione.

Da una parte, palazzinari e imprenditori, atteggiamenti mafiosi e politiche istituzionali, spesso conniventi, (la gestione Aler, ne è un esempio) dall’altra la determinazione e la messa a punto di pratiche collettive e condivise per un’altra società.

Dopo qualche generazione allevata a videogiochi e televisioni, dopo lo spettacolo osceno offerto dalla politica e dai partiti, assistiamo “pressoché inermi” alle prove tecniche di salvezza nazionale del governo Monti ed alla fredda, matematica applicazione di una “dittatura del capitale” e delle sue ciniche misure “anticrisi” o meglio antipopolari.
E’ necessario aprire gli occhi provando a leggere l’attuale crisi per costruire le condizioni e il rilancio di percorsi di lotta.

Occorre ripartire dai bisogni concreti e dai desideri, contro le logiche del consumismo di massa, facendo dell’uso comune dei saperi uno strumento per contrastare ed annullare l´attacco quotidiano ai diritti fondamentali, su tutti quelli alla casa, al reddito, alla salute, all’istruzione ed alla libera circolazione delle persone.

Da molti anni in questo quartiere è praticata la lotta per il diritto alla casa attraverso la riappropriazione di spazi abitativi e sociali.
Contro decenni di cattiva gestione dell´edilizia pubblica ribadiamo la necessità per tutte/i ad una vita dignitosa.
Alle politiche sulla casa che negano un tetto a chi da anni è in graduatoria e/o a coloro che non riescono più a sostenere affitti a prezzi di mercato, ci contrapponiamo con l´occupazione per bloccare gli intenti speculativi e la vendita delle case popolari.

Forti interessi economici gravano intorno all’area dei navigli e non solo, i progetti di “riqualificazione” prevedono il cambiamento selvaggio dell’assetto sociale di una zona, un tempo popolare.
Il quartiere degli artigiani, degli artisti, di numerose famiglie, cambierebbe volto per lasciare spazio alla movida, ad una socialità legata al mercato, mentre la precarietà delle condizioni di vita richiederebbe ben altre progettualità.

Vogliono un quartiere residenziale, omologato, per la Milano bene.

E invece noi vogliamo vivere le strade, le differenze, affrontando le contraddizioni, vogliamo un quartiere dove discutere e rispondere ai problemi, contro le paura, le solitudini e le divisioni, abbandonando compromessi ed il ricorso ai più svariati espedienti per la propria sopravvivenza.

VOGLIAMO TUTTO e RIFIUTIAMO i bisogni indotti dal mercato.
Spazi, idee, saperi condivisi, possono attraverso l’organizzazione contrastare il mutismo che opprime le classi più svantaggiate e marginalizzate.

Conosciamo un solo modo per evitare ricatti e connivenze, per contrastare disegni mafioso-speculativi e repressivi, per uscire da questa condizione dobbiamo tornare a privilegiare il confronto e praticare con chiarezza e senza retorica l’obiettivo di una società di liberi e di eguali.

Blocco della vendita delle case popolari
Blocco degli aumenti degli affitti
Assegnazione e recupero di tutto il vuoto abitativo
Blocco degli sfratti
Sanatoria delle occupazioni
Case popolari per tutte e tutti

CHI SEMINA VENTO RACCOGLIE TEMPESTA
LA NOSTRA SICUREZZA E’ CASA, REDDITO, SALUTE,ISTRUZIONE
E LA POSSIBILITA’ DI POTER CIRCOLRE LIBERAMENTE!

GIOVEDì 28 GIUGNO PORTA TICINESE PIAZZA 24 MAGGIO ORE 18:30
MANIFESTAZIONE CITTADINA PER IL DIRITTO ALL’ABITARE

CENTRO OCCUPATO AUTOGESTITO T28 – via dei transiti 28
COMITATO DI LOTTA CASA E TERRITORIO T19 – via torricelli 19

All’ impegno dello stato e delle sue istituzioni contro la mafia non crediamo, non abbiamo mai creduto, poiché spesso nei fatti condividono gli stessi “valori”. La nostra potrebbe apparire un´accusa generica, ma la connivenza tra poteri dello stato e poteri politico-mafiosi, spesso è sotto gli occhi di tutti noi, a volte è più sottilmente condivisione oggettiva della cultura mafiosa.
Noi siamo dalla parte dei diritti di tutti contrapposta a quella dei privilegi di pochi, che poi tanto pochi non sono, della solidarietà contro l´egoismo e il cinismo sociale, della partecipazione diretta invece della delega, del valore del lavoro, delle attività umane libere e creative contro quelle della speculazione, della centralità delle
relazioni umane rispetto alla schiavitù del denaro e dell´avidità
del profitto. “Allo sfruttamento e all’arroganza di chi vuole spadroneggiare annientando relazioni umane e legami sociali rispondiamo con il desiderio profondo di esercitare pratiche di libertà e di autonomia/contropotere dal basso, unico vero antidoto all’avvelenamento della vita”…liberamente tratto da una lettura di Peppino Impastato”…

20 giugno 2012 Firenze Presidio per chiedere l’immediata moratoria sugli sfratti e gli sgomberi


Questa mattina davanti alla Prefettura di Firenze oltre 150 uomini, donne e bambini hanno manifestato sui temi dell’emergenza abitativa in città.

Delegazioni di occupanti dei tanti stabili occupati e delegazioni di sfrattati hanno TESTIMONIATO LA CRESCENTE RABBIA per il vuoto totale delle istituzioni sui grandi temi delle politiche dell’abitare.

Crescono di numeri e intensità gli sfratti esecutivi, che vedono impegnati ogni giorno decine di militanti e volontari del movimento e abitanti dei quartieri nelle reti di mutuo soccorso e solidarietà.

Oggi, 20 giugno è anche la GIORNATA INTERNAZIONALE DEI RICHIEDENTI ASILO anche loro presenti in piazza per affermare la resistenza agli sgomberi degli stabili.

Una delegazione ha chiesto, senza deroghe alcune, L’IMMEDIATO BLOCCO E MORATORIA DEGLI SFRATTI E DEGLI SGOMBERI.

In assenza di risposte da parte delle istituzioni preposte cresceranno rabbia e disperazione.
Il movimento di lotta per la casa promuoverà TUTTE LE INIZATIVE TESE A GARANTIRE IL DIRITTO ALLA VITA DI CENTINAIA DI FAMIGLIE.

IL MOVIMENTO DI LOTTA PER LA CASA DI FIRENZE