RIAPPROPRIARSI DEL REDDITO E DELL’ABITARE, A PISA NASCE IL PROGETTO PRENDOCASA

Da LotteLiberazione, 23 settembre 2010

Simone Sisti*

La nostra esperienza politica di Progetto Prendocasa nasce nell’autunno del 2007 come primo tentativo di coordinazione e sintesi tra le diverse lotte per il diritto all’abitare che a Pisa lungo il decennio 1997- 2006 si sono rese protagoniste.

La nostra rete di riappropriazione del reddito si colloca dentro un quadro politico di forte espropriazione del diritto alla casa: l’indebitamento pubblico dell’amministrazione comunale e la gestione privatistica del patrimonio pubblico abitativo, la gerarchizzazione all’accesso al reddito messa in campo dagli enti di assistenza sociale, il perpetuarsi di un dinamica economico-urbanistica di vetrinizzazione del centro cittadino legato esclusivamente alla valorizzazione immobiliare ed allo sfruttamento affittuario della grande “riserva” studentesca. Ma soprattutto, il Progetto nasce dalla spinta politica del protagonismo di parti di una composizione sociale che nella città si sono viste negare ogni spazio di vivibilità sociale che non fosse l’alienante adesione al modello disciplinante di precarizzazione dell’esistenza.

Precari della scuola, del mondo dei servizi e delle cooperative, lavoratori migranti dell’edilizia, badanti, colf, lavapiatti, ma anche precari in perenne formazione tra un centro di formazione socio-assistenziale, piuttosto che un master o una doppia laurea, sono le soggettività che hanno dato vita alle prime esperienze di occupazione abitativa tra il dicembre 2007 e la primavera 2009.E’ così che nasce lo sportello Prendocasa, in cui ad una assistenza legale di base sui diritti sociali si affiancano continuativamente, ogni venerdì pomeriggio, momenti di incontro, conoscenza ed attivazione da parte dei militanti del Progetto con decine e decine di storie diverse di famiglie sotto sfratto, lavoratori messi in cassa integrazione, studenti ma già precari per aver perso l’alloggio da borsisti.

Storie che vengono accolte in una dimensione reale di lotta e ricomposte in decine di esperienze di autorganizzazione: difese di sfratti, occupazione di municipi di paesi della provincia, incontri\scontri con gli amministratori.

Così il 1 maggio del 2009 viene occupato e finalmente recuperato dopo anni di abbandono da 7 nuclei uno stabile in via dell’Occhio, una delle poche vie limitrofe al centro cittadino rimaste popolari e resistenti ai vari processi di gentrificazione.

Famiglie migranti e di rifugiati politici con numerosi bambini al seguito, assieme a disoccupati e precari italiani, lanciano quello che è il progetto di autorecupero dello stabile, con tanto di utilizzo collettivo di un fondo come spazio destinato ad iniziative ludiche, pranzi popolari, e la sede definitiva dello sportello dei diritti.

Nel frattempo si inizia un difficile ma importante lavoro di quartiere volto principalmente ad allontanare lo spaccio d’eroina e a riqualificare le aree circostanti con differenti iniziative organizzate assieme a collettivi di studenti medi. La forte spinta propulsiva di questa esperienza concorre ad estendere legami e relazioni con tantissime altre situazioni di emergenza abitativa, la maggior parte delle quali trova soluzioni in vertenze anti-sfratto per morosità sostenute picchettando le abitazioni e confrontandosi con forze di polizia, assistenti sociali e ufficiali giudiziari.

La provvisorietà di alcune di queste situazioni crea l’esigenza per otto nuclei familiari di organizzare la riappropriazione del proprio diritto all’abitare con una nuova e più complessa occupazione: è così che emerge, grazie al lavoro di inchiesta territoriale, la grande rendita finanziaria privata sfitta. Il 13 marzo 2010 viene occupata dai nuclei una palazzina costruita da 9 anni e mai abitata, situata nell’immediata periferia pisana, nella frazione di Riglione, in via Marsala, di proprietà Pampana, il più grande immobiliarista cittadino.

Ma la risposta dei costruttori e degli amministratori non si fa attendere. Il 18 maggio, alle otto di mattina, decine di mezzi blindati bloccano la statale tosco-romagnola e più di centocinquanta celerini si schierano di fronte a via Marsala per sgomberarla. Le famiglie si barricano in casa, preparano la resistenza, salgono sui tetti, battono pentole e mestoli e decine e decine di persone, nel giro di due ore, formano cordoni che bloccano il tentativo di sgombero, in una scena surreale in cui la città rimane bloccata dal traffico per un intera mattinata aspettando la ritirate delle truppe di Pampana che non arriva.

Lo sgombero non riesce ma parte delle forze di polizia continua a presidiare (e lo farà per altri 6 giorni) lo stabile. In risposta si organizzano contestazioni al sindaco (spacciate dai giornali, nonostante i video dimostrino il contrario, come aggressioni), volantinaggi. alcune famiglie entrano in sciopero della fame: si amplia così il fronte della solidarietà alle famiglie.

Ma dopo una settimana dal primo tentativo di sgombero, questa volta alle prime luci dell’alba, avviene lo sfratto da via Marsala. Immediatamente si forma un picchetto di solidarietà che porta la protesta nel centro cittadino, con l’occupazione di una piazza del salotto buono della città in cui i nuclei di via Marsala montano tende e che nel giro di pocoqueste si vedranno aumentare fino a riempire tutto lo spazio di largo Ciro Menotti. Con lo sciopero della fame che prosegue, la tendopoli che dura quindici giorni in cui si raccolgono quasi tremila firme di solidarietà, si arriva al giorno in cui il sindaco prepara un nuovo sgombero, stavolta delle tende della solidarietà.

Davanti ad un’ulteriore resistenza, lo sgombero obbliga le istituzioni a fare ciò che per mesi hanno negato: instaurare una trattativa con gli occupanti che li porti ad avere una casa. Trattativa che si svolge sotto il segno della tensione per una città in cui il Pd, per non cedere agli interessi degli speculatori, è costretto a svelare il suo animo securitario, invitando il ministro leghista Maroni nella nostra città a cui chiedere di firmare un “patto per Pisa sicura” come protezione dalle contraddizioni sociali che stanno, da via Marsala in poi, esplodendo. Un sindaco e una giunta che mostrano il suo lato di destra, incapaci di cogliere le trasformazioni ed i movimenti sociali se non come pericoli che intaccano le loro articolazioni di casta e di potere.

Dopo due mesi di trattative, gli ex occupanti di via Marsala entrano in case con affitto minimo e proporzionato ai loro redditi, case i cui contratti sono intestati al Comune, a dimostrazione ancora una volta che solo la lotta paga! Adesso, dopo aver scoperchiato il tappo delle contraddizioni sociali e dell’emergenza abitativa in città, dopo essere riusciti ancora una volta a conquistare il diritto alla casa per altri nuclei, come Progetto Prendocasa stiamo strutturando percorsi di indagine sociale volti al potenziamento ed all’organizzazione di nuove lotte sul terreno del reddito ed in particolare su quello di una campagna contro gli sfratti e per l’autoriduzione degli affitti, per l’autorecupero delle strutture inutilizzate, che sappia intervenire politicamente sulle scelte dei governi e delle amministrazioni nella riappropriazione della spesa sociale contro l’utilizzo privatistico, speculativo e militare, come ci parla anche la recente dichiarazione di Filippeschi sulla creazione di una struttura ricettiva di mezzi per le forze speciali guerrafondaie che convergeranno nell’aeroporto di Pisa.

*Progetto Prendocasa