Ottobre: Stati Generali della Precarietà

Questo è un invito a partecipare agli Stati Generali della Precarietà, che si terranno a Milano il 9-10 ottobre 2010. Due giorni di dibattito e discussioni su lavoro, precarietà e diritti. Vogliamo parlare delle strategie da usare per un autunno all’attacco sui luoghi di lavoro e nei territori. Inventiamo nuove modalità di azione contro la precarietà e riprendiamo in mano il nostro futuro!

Gli Stati Generali saranno composti da seminari e workshop per riflettere insieme ma anche per scambiare idee, tattiche, innovazioni e proposte legate a precarietà e lavoro. L’incontro nasce dall’esperienza decennale della Mayday ma è aperto a collettivi, sindacaliste, mediattivisti, avvocati, precarie e precari: proponete un workshop o un intervento per condividere l’idea, la pratica, la tattica, la campagna che volete. Oppure semplicemente venite agli Stati Generali e dite la vostra.

Ecco le aree tematiche che vorremmo sviluppare:
– Chi paga? Gli effetti della crisi su precari e precarie
– Welfare for life! Quali diritti vogliamo? Per una campagna che chieda garanzia di reddito e accesso ai servizi
– Agire sul territorio. Strumenti e alleanze per lanciare vertenze sui territori
– Nuove forme di organizzazione per lavoratori e lavoratrici. Dove non arriva il sindacato
– Cash and Crash. Dal boicottaggio alle azioni legali, dalla cospirazione precaria allo sciopero: come trattare un’azienda?
– Be your media. San Precario, social network, subvertising, Ansa… chi più ne ha più ne metta. Nuove e vecchie forme di comunicazione
– Motore, ciak, azione! Flash mob, Mayday, picchettaggi e manifesti. Creatività di strada al servizio del precariato
– RI/GENERIamo. Continuiamo il percorso di riflessione su genere, violenza, stereotipi tra maschile, femminile e molto più
– PrecaritYOU. Argomenti e suggestioni della platea precaria

Gli Stati Generali si terranno a Milano il 9-10 ottobre 2010 presso l’Arci Bellezza, via Bellezza 16A

Segui l’evoluzione degli Stati Generali della Precarietà su www.precaria.org

Per proposte o domande scrivi a statigenerali@sanprecario.info

Qui puoi scaricare il pdf con l’invito agli Stati Generali

“Nel 1789, Luigi XVI di Francia fu costretto a indire gli Stati Generali sulla crisi economica francese. Dopo mesi di boicottaggio, i rappresentanti del Terzo Stato si autoconvocarono nella Sala della Pallacorda e aprirono i lavori dell’Assemblea Nazionale per promuovere una nuova Costituzione che abolisse l’Ancient Regime. Il 10 ottobre re Luigi XVI venne definitivamente deposto”

(Bologna) report convegno nazionale 2 ottobre

REPORT DELL’ASSEMBLEA DI BOLOGNA SULLA MORATORIA E IL RILANCIO DEL PUBBLICO PER ABITARE NELLA CRISI.

L’incontro si è tenuto sabato 2 ottobre nella sala dell’ex-Consiglio regionale in via Silvani 6.

Con l’assemblea di Bologna e con l’interessante confronto che l’ha caratterizzata, ci possiamo muovere verso le prossime mobilitazioni con una maggiore chiarezza di obiettivi e con un fronte largo, impegnato soprattutto nella difesa dell’inquilinato degli enti privatizzati ma non solo.

Nell’introdurre il dibattito l’intervento di Lidia Triossi, dopo aver stigmatizzato la l’assenza della rappresentanza istituzionale della Regione Emilia- Romagna, ha sottolineato come il dato delle morosità e delle insolvenze sia in costante crescita dentro una crisi economica profonda e un’inadeguatezza ormai strutturale delle politiche abitative pubbliche utili a fronteggiare l’emergenza abitativa dilagante.

Descrivendo poi il piano casa nazionale e le proposte di housing sociale che lo caratterizzano, Lidia ha richiamato l’importante funzione che dovrebbe essere svolta dalle Regioni e dalle amministrazioni locali, ricordando altresì quale sia la condizione attuale del Comune di Bologna e i provvedimenti che si stanno prendendo in regime commissariale che appesantiscono ancor di più la vita delle fasce sociali più deboli.

L’on. Piffari (IDV) si è soffermato a lungo sul ruolo della rendita immobiliare e su quali vincoli possano essere imposti oggi per frenare esiti speculativi, su come si possa puntare sul riuso piuttosto che su nuovo cemento e sull’ipotesi di moratoria in difesa degli inquilini degli enti. Durante il suo intervento ha fatto riferimento alle audizioni che si svolgeranno nei prossimi giorni alla Camera e ha chiesto alle parti interessate di svolgere ognuno la propria parte. In ultimo ha provato a distinguere i ruoli governativi, puntando soprattutto il dito verso Matteoli perché a suo dire ha competenze dirette nella questione casa.

I movimenti per il diritto all’abitare, intervenuti insieme ai comitati Enpaia, Enasarco, Cassa Ragionieri, ecc., hanno sottolineato l’importanza della moratoria generalizzata per gli inquilini degli enti, per i nuclei sotto sfratto o sgombero, degli affitti in aumento e dei pignoramenti sui mutui, della vendita a terzi degli alloggi in dismissione. Soprattutto però hanno voluto affrontare il che fare durante un’eventuale moratoria. Hanno cioè criticato aspramente il piano casa nazionale e la logica cementificatrice che lo sottende, logica che sta trovando magnifica rappresentazione nei provvedimenti della giunta Polverini nel Lazio.

A questo proposito la presenza dell’ex assessore Di Carlo è stata utile sia sul piano generale che su quello locale, anche se purtroppo il confronto con la regione Emilia Romagna è venuto a mancare. Sul piano generale interessante l’approfondimento sul ruolo delle Sgr (società di gestione del risparmio) nelle dismissioni immobiliari e nel piano casa nazionale. Un ruolo che viene definito neutro e di semplice prestazione d’opera, un modo per fare il lavoro sporco che altri non vogliono o non possono fare. In questo senso anche la Cassa Depositi e Prestiti e le reazioni di Borsa sono spesso riecheggiati nella sala. L’attuale consigliere regionale del Lazio ha concluso affermando che le Regioni devono svolgere una funzione centrale e che devono battersi per l’utilizzo del patrimonio esistente.

Molti gli interventi di realtà bolognesi, anche in rappresentanza dei migranti. Tutte hanno sottolineato le difficoltà economiche crescenti, la cassa integrazione in crescita, il riverbero di questo sul diritto alla casa. Il welfare emiliano perde colpi e le soluzioni sembrano peggiori della malattia. Come ha sottolineato Betti dell’Usb nel suo intervento.

L’ultima relatrice istituzionale è stata l’onorevole Motta del PD che ha dovuto riconoscere come vere le critiche avanzate verso il centro sinistra e su come ha governato l’emergenza abitativa, ha ribadito la necessità di un tavolo tecnico per affrontare la situazione e ha chiesto di seguire con attenzione i bilanci comunali ormai assottigliati e non in grado di sfuggire alla logica della monetizzazione del consumo di suolo.

Nelle conclusioni Angelo Fascetti ha comunicato che l’ASIA sarà presente con una propria rappresentanza insieme ai comitati nelle audizioni previste e ha lanciato per mercoledì 6 ottobre una mobilitazione davanti il Ministero del Tesoro per chiedere la convocazione urgente di un tavolo Tremonti/Matteoli sulla moratoria.

ASIA-USB http://asia.usb.it/

(internazionale) sfratti zero

Giornate Mondiali Sfratti Zero 2010
10/2010

In occasione della Giornata Mondiale dell’Habitat 2009 celebrata daUN-HABITAT con il motto “migliori città, migliore vita”, l’Alleanza Internazionale degli Abitanti, rete mondiale per il diritto alla casa senza frontiere, ha diffuso un comunicato molto critico che lancia le Giornate Mondiali Sfratti Zero a sostegno delle resistenze e delle alternative per città solidali, base concreta di un nuovo Patto Sociale Urbano indispensabile per uscire dalla crisi globale.
Al centro, la rivendicazione di una moratoria mondiale degli sfratti, il finanziamento di alloggi e dell’habitat nel quadro di un «New Deal Verde» per almeno un miliardo di persone, basato, in particolare, sull’investimento di una parte importante degli aiuti allo sviluppo e della cancellazione del debito estero, trasformato in Fondi Popolari per la terra e la casa.
La mobilitazione di ottobre prepara così l’ultima tappa del processo unitario verso l’Assemblea Mondiale degli Abitanti(FSM Dakar, 2011).

Il recente Vertice delle Nazioni Unite sugli Obiettivi del Millennio (ODM) ha tentato di nascondere il fallimento dell’ODM 7-11, ignorando scandalosamente l’esistenza degli sfratti, sottovalutando le conseguenze della crisi globale e dello sviluppo fondato su megaprogetti e guerre, del cambiamento climatico e dei disastri come pretesto per nuove discriminazioni dei poveri, dei migranti e delle donne, come giustificazione dei tagli di bilancio e delle privatizzazioni dei servizi pubblici, dell’assenza di controllo pubblico sui prezzi del settore e sulle speculazioni finanziarie/immobiliari.

Spetta quindi alle iniziative di lotta e di alternativa coordinate a livello mondiale il compito di rimettere al centro del dibattito il diritto alla casa. Partendo dall’obiettivo di migliorare le condizioni di vita delle persone mal alloggiate o senzatetto, che rischiano di diventare 1,7 miliardi entro il 2020, se i governi si ostineranno a seguire le politiche neoliberali.

Denunciamo l’illegalità degli sfratti e degli attacchi contro il diritto alla casa, perché violano l’art. 11 del Patto Internazionale sui Diritti Sociali, Economici e Culturali, ratificato anche dagli oltre 70 paesi (sia sviluppati che poveri) nei quali è stata rilevata tale pratica disumana nel corso degli ultimi dodici mesi.

Invitiamo UN-HABITAT a riconsiderare la fiducia accordata alle politiche neoliberali, condizione indispensabile per ottenere “migliori città, migliore vita”. La coerenza obbligherebbe UN-HABITAT a rinunciare al Global Compact proposto a un settore privato che propone la distruzione delle case vuote e dei quartieri non redditizi per far rialzare il prezzo dell’immobiliare. Al suo posto, si tratta di rafforzare strumenti quali il Relatore Speciale sul diritto alla casa, il Comitato Consultivo sugli sfratti (AGFE), il protocollo addizionale al PIDESC.

Sosteniamo la legittimità e la legalità di ogni eroica iniziativa di resistenza, di lotta e di alternativa delle comunità e delle organizzazioni di abitanti, inquilini e senzatetto, per impedire gli sfratti e rivendicare il pieno rispetto del diritto alla casa. Sosteniamo perciò il coraggio dei sindaci progressisti che dichiarano i loro territori “liberi da sfratti”, mediante atti amministrativi legittimi e rispettosi della legalità, e sviluppano politiche pubbliche partecipative di urbanistica e abitative.

Apprezziamo, infine, l’impegno crescente delle reti internazionali e degli organismi di difesa dei diritti umani in tale ambito e sottolineiamo la necessità fondamentale di unificare questo fronte, con campagne coordinate e l’impegno nel processo dell’Assemblea Mondiale degli Abitanti.

Per queste ragioni, e come seguito degli impegni assunti in occasione del Foro Sociale Urbano 2010, lanciamo le Giornate Mondiali Sfratti Zero, con decine di iniziative in tutti i continenti per tutto il mese di ottobre, invitando ogni entità interessata alla costruzione di un nuovo Patto Sociale Urbano, fondato sul rispetto dei diritti umani e lo sviluppo di politiche pubbliche alternative in grado di contrastare la crisi e l’invasione del settore da parte del mercato.

Un Patto solidale fra organizzazioni di abitanti, poteri pubblici, professionisti del settore, d’accordo sul controllo pubblico e partecipato della costruzione e della gestione di città inclusive e sostenibili.

Al centro, la rivendicazione unitaria di fronte a tutti i livelli di governo per ottenere urgentemente:

* una moratoria mondiale immediata degli sfratti forzosi per morosità nel pagamento dell’affitto o del mutuo, a causa di progetti urbanistici e di megaprogetti, di occupazione straniera, o sulla base di discriminazioni razziali e sessiste;
* l’inclusione del finanziamento degli alloggi e dell’habitat nel quadro di un «New Deal Verde», per migliorare le condizioni di vita di almeno un miliardo di persone che vivono nell’insicurezza e in uno stato abitativo disumano e indecente;
* l’investimento in alloggi popolari,cooperative ed habitat di una parte importante degli aiuti allo sviluppo, in particolare con la trasformazione di una parte del debito estero in Fondi Popolari per la terra e la casa.

Mobilitazione e lotte, dunque, in questa nuova tappa unitaria a verso l’Assemblea Mondiale degli Abitanti (FSM Dakar, 6-11 febbraio 2011)ed oltre, verso la Via Urbana

Ottobre 2010
http://ita.habitants.org/

(Bologna) per la manifestazione del 9 ottobre a torino

Per la manifestazione del 9 ottobre davanti alla FIAT di Torino

Il 9 ottobre andremo a Torino. Tutti, metalmeccanici e precari, lavoratori pubblici e del commercio, chimici e vigili del fuoco a dimostrare uniti per difenderci uniti.
Rivolgiamo quindi un appello ai lavoratori, ai disoccupati, ai precari. ai pensionati, a tutte le organizzazioni sindacali, le forze sociali e politiche, all’associazionismo ed a tutti i movimenti che operano sui territori e nel sociale che con noi condividono l’esigenza di dare una forte ed unitaria risposta all’aggressione in corso, a partecipare  alla costruzione della giornata nazionale di mobilitazione e della manifestazione a Torino del 9 Ottobre.
www.usb.it

RACCOGLIAMO L’APPELLO DELL’USB PER LA MANIFESTAZIONE NAZIONALE DEL 9 OTTOBRE
OGGI E’ NECESSARIO CONIUGARE LA LOTTA PER LA CASA CON QUELLA DEL REDDITO PER NUOVI DIRITTI PER TUTTI/E

Bologna Prende   casa-reddito-diritti-saperi

http://bolognaprendecasa.noblogs.org/

(Parma) Occupazioni contro gli sfratti

Oggi come rete diritti in casa di Parma siamo entrati verso le 17.30 al Duc con singoli e famiglie in strada o sotto sfratto,li abbiam dato vita a un presidio che è andato oltre all’orario di chiusura chiedendo che qualche assessore venisse a parlare con le famiglie…ovviamente non c’è stata risposta,anzi,la risposta è arrivata verso le 19,30 con la polizia che è venuta a sgomberarci a forza…chiediamo case arriva la polizia…saranno quasi 500 gli sfratti esecutivi nel 2011 li affronteranno tutti come questione di ordine pubblico?Non ci stiamo e non ci stanno le famiglie e i singoli che da mesi non hanno risposte ,insieme,italiani ed immigrati ci riprenderemo quello che ci spetta..usciti dal Duc la protesta si è spostata davanti al Regio e non si fermerà qui.

riporto sotto il volantino distribuito:

Per molte persone avere un contratto di lavoro è un requisito necessario per accedere ai bandi per le case popolari e per le case a canone “sociale”, come Parmabitare e Casadesso. Un requisito che sembra banale è invece un grosso problema, il lavoro reso sempre più precario, non solo per ‘i giovani’, e la crisi che in questi mesi ha portato a centinaia di licenziamenti e cassa integrazione, fanno si che sempre più persone si trovino per la prima volta in difficoltà economica, in condizione di scegliere se mangiare e dar da mangiare alle loro famiglie o pagare l’affitto. Di fronte a questa realtà sempre più persone per la prima volta si affacciano ai servizi sociali per un problema abitativo. Servizi sociali che, paralizzati già da tempo su tematiche così scottanti, sono resi del tutto impotenti davanti a queste situazioni. Resi impotenti proprio dalle politiche dell’amministrazione locale che per anni non ha investito nella costruzione di case popolari, non ha investito nel recupero di vecchi alloggi di edilizia pubblica (decine di questi sono chiusi ormai perché necessitano di una sistemata e sono così sottratti all’assegnazione). Le politiche abitative del Comune di Parma sono tutte puntate su progetti come Parmabitare e Casadesso, dove un affitto varia dai 300 ai 500 euro al mese, prezzi paragonabili al libero mercato, e dove in più è richiesto di prelevare direttamente il canone dalla busta paga. Molte famiglie in stati di necessità non possono accettare quest’ultima condizione perché troppo rischiosa. Anche l’edilizia convenzionata non risolve il problema, dove trovare i soldi per comprare casa o contrarre il mutuo in condizioni di lavoro precario o assente?
Il Comune di Parma però concede largamente permessi edilizi, case sorgono come funghi in ogni dove, consumando ettari di suolo senza restituire niente in cambio. All’inizio sembrava che la motivazione fosse che con l’aumentare del numero delle case sarebbero scesi i prezzi, ma non solo questo pronostico di mercato non si è avverato ma anche il numero di case vuote e invendute è salito a dismisura. Il mercato non segue leggi di mercato se non quelle che interessano a speculatori e palazzinari, e i prezzi delle case non si abbassano.
Siamo qui oggi per chiedere una risposta alle nostre domande, una risposta nuova e efficace ad un bisogno primario come quello dell’abitazione, una risposta a tutti quelli, e sono molti e il numero cresce ogni giorno, che fin’ora non ne hanno avuta.
CASA, REDDITO, DIGNITà PER TUTTI
Rete diritti in casa Parma

dirittincasa@yahoo.it

REPORT INCONTRO L’AQUILA, 18-19 SETTEMBRE 2010

Tutti gli uomini sognano, ma non allo stesso modo. Coloro che sognano di notte nei recessi polverosi della loro mente, scoprono, al risveglio, la vanità di quelle immagini; ma quelli che sognano di giorno sono uomini e donne da temere, perché può darsi che recitino il loro sogno a occhi aperti, per attuarlo.

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Le suggestioni registrate nella due giorni di “Abitare nella crisi” sono molteplici e non è facile descriverle tutte, compiutamente.  Le narrazioni della prima giornata, aperte dagli e dalle aquilane, ci hanno trascinato dentro la catastrofe tra le macerie, nella versione più maldestra ed aggressiva del modello delle “new town” e fuori da essa (contro di essa), nei percorsi di autogestione, autocostruzione e conflitto che pervicacemente gran parte della popolazione continua a produrre insieme alle reti  territoriali e all’attivismo locale. La shock economy che ha investito L’Aquila si manifesta però, in forme diverse, anche altrove. Dall’Aquila alle periferie delle medie e grandi città, infatti, i nostri territori sono investiti da trasformazioni urbane che mettono in campo un modello produttivo e di relazioni sociali fatto di isolamento e controllo, frammentazione e mercificazione.  La ricerca spasmodica da parte della rendita e delle banche di cucire il vestito buono per uscire dalla crisi accumulando ancora profitti e potere sta attraversando ogni territorio e costringe tutti e tutte a fare i conti con nuovi sfratti e sgomberi, dismissioni e insolvenze, utilizzati strumentalmente per proposte indecenti di nuovo cemento privato su suolo pubblico e con procedure edilizie agevolate e defiscalizzate: vediamo cosa sta accadendo (in forma diversificata ma con accenti comuni) rispetto ai cosiddetti “Piani Casa Regionali”, o alla truffa dell’ Housing Sociale su cui si sono aggregati attorno alla Cassa depositi e prestiti gli interessi dei maggiori gruppi bancari ed assicurativi.

A questa nuova poderosa aggressione dei privati, del mercato e del cemento ai nostri territori ed alle  nostre vite già precarie e colpite dalla loro crisi, in maniera sempre più diffusa si risponde nel paese con iniziative e lotte: dalla difesa collettiva dagli sfratti, alle battaglie degli inquilini resistenti contro le nuove dismissioni e svendite, alle lotte e alle occupazioni dei senza casa e delle nuove generazioni precarie che si organizzano ed in alcuni casi segnano alcune prime importanti vittorie.

Proprio partendo dai territori, dal tessuto reale delle lotte e dei percorsi in atto, abbiamo provato a ragionare mettendo a fuoco non solo gli elementi di contenuto e di “piattaforma” già emersi nei precedenti incontri, ma i passaggi possibili per verificare sul campo, dentro momenti di conflitto e di iniziativa comune le potenzialità del percorso di “Abitare nella Crisi”.

Per questo abbiamo considerato come tappe fondamentali:

  • La presenza agli STATI GENERALI DELLA PRECARIETA’ che si terranno a Milano il 9 e 10  Ottobre prossimi, anche attraverso la costruzione di uno specifico tavolo.
  • L’avvio di iniziative sul tema di una possibile “MORATORIA” degli sfratti, degli aumenti d’affitto, degli sgomberi e dei pignoramenti, delle vendite forzose e delle dismissioni. Moratoria come necessità di riconoscere lo stato di emergenza abitativa, di “fermare le bocce” ed avviare la discussione di un vero piano di contrasto all’emergenza abitativa: un vero piano casa da realizzare rimettendo al centro il tema dell’edilizia residenziale pubblica, della casa come bene comune.
  • La costruzione di una SETTIMANA di iniziativa per il DIRITTO all’ABITARE da articolare sui territori ma da realizzare attraverso una campagna comunicativa comune (si è individuata come possibile data la settimana dal 25 al 31 Ottobre).
  • La conferma della TRE GIORNI /CONVEGNO di ROMA che è stata fissata nelle giornate del 5, 6 e 7 Novembre sulla quale, al di là degli aspetti organizzativi, è necessaria una attivazione di elaborazione e costruzione da parte di tutti e tutte.

Del resto Abitare nella crisi entrerà in un autunno che non sappiamo ancora quanto sarà caldo e carico di movimenti e conflitti. Un contesto in cui sarà necessario coltivare con attenzione ciò che le realtà locali ci narrano come processi di attivazione sociale e autorganizzazione, produrre una “critica” profonda e radicale al modello dell’housing così come ci viene proposto, ma anche continuare a porre la questione “casa” sempre dentro il contesto dell’aggressione ai nostri territori e della crisi. Per queste ragioni sarà importante seguire con attenzione e laddove possibile mobilitarsi per la manifestazione prevista per il 2 Ottobre a Messina, collocare la nostra iniziativa e i nostri percorsi nello scenario più ampio delle lotte dei migranti per rivendicare un nuovo insieme di diritti di cittadinanza,  costruire un legame e una connessione forte fra Abitare nella Crisi e tutte le lotte contro la precarietà che si manifestano nel paese, con gli occhi vigili e attenti di chi è consapevole che solo dentro traiettorie di conflitto e di indipendenza si possa ancora scorgere uno spazio di trasformazione vera e radicale del presente.

NUOVO PIANO CASA, LA SPECULAZIONE RINGRAZIA

Liberazione, 29 settembre 2010

Paolo Berdini*

«Il piano casa non funziona perché le regioni lo hanno reso troppo vincolistico». La campagna stampa dei grandi quotidiani nazionali era iniziata con questo efficace slogan non appena si comprese che il regalo che Berlusconi aveva fatto alla rendita immobiliare riguardava un ristretto numero di persone. Invece di ragionare con onestà intellettuale sul fatto che la produzione edilizia in questo paese ha superato il limite di guardia e rischiamo una generale e irreversibile svalutazione immobiliare, la classe dirigente, incapace di pensare ad una prospettiva per uscire dalla crisi, non ha fatto altro che chiedere ulteriori deroghe urbanistiche, e cioè altri ricchissimi regali in termini di rendita immobiliare.

L’amministrazione regionale del Lazio è molto sensibile ai voleri del mondo della speculazione edilizia. Ne ha infatti avuto il prezioso appoggio per vincere le elezioni e ora le cambiali sottoscritte devono essere onorate. Così l’assessore all’urbanistica Luciano Ciocchetti (Udc) ha illustrato le linee del nuovo piano casa del Lazio. Rispetto a quello già molto generoso approvato dall’intrepida giunta Marrazzo aumentano ancora i premi di cubatura: ai proprietari di abitazioni verrà data la possibilità di aumenti compresi tra il 20 e il 50%. Ai proprietari di edifici industriali verranno invece concessi due strepitosi regali, un aumento del 30% delle volumetrie esistenti e il cambio della destinazione d’uso: appartamenti invece di linee di produzione. Facciamo un esempio. Un’attività industriale di media grandezza ha una dimensione pari a 100 mila metri cubi, e cioè 12 mila metri quadrati di superficie coperta. Oggi, nella crisi industriale che viviamo le attività industriali hanno una rendita molto bassa: quei metri quadrati possono valere al massimo 1 milione di euro. Si pensi ad esempio che a Detroit la crisi industriale del comparto automobilistico ha provocato un collasso delle quotazioni immobiliari produttive dai 2000 dollari del 2008 agli attuali 60 dollari!

Ma torniamo nel Lazio. I capannoni hanno, come noto, altezze di 9 metri, con il cambio di destinazione d’uso si potranno realizzare tre piani di abitazione, e cioè il triplo della superficie esistente: 36 mila metri quadrati invece dei 12 di partenza. Poi, con il gentile regalo del 30% concesso dalla Polverini, la superficie totale arriverà a 47 mila metri quadrati. Il valore delle abitazioni nella periferia romana sono pari a circa 4 mila euro al metro quadrato: il capannone che valeva 1 milione con il piano casa regionale raggiunge i 188 milioni di euro. La Polverini ha inventato la gallina delle uova d’oro.

Ad esclusivo favore della speculazione però. Perché l’effetto dello sciagurato piano casa sarà quello di favorire inevitabilmente l’abbandono delle attività produttive e cioè l’ulteriore aggravarsi della crisi produttiva ed economica della regione. Quale imprenditore può ancora avere la voglia di rischiare investimenti in un qualsiasi settore produttivo se di fronte alla speculazione immobiliare viene aperta un’immensa autostrada? Sono venti anni che, colpo dopo colpo, sono state smantellate tutte le regole di governo del territorio e della tutela dell’ambiente. I piani regolatori che, con tutti i limiti che ben conosciamo, tentavano di delineare un futuro condiviso delle nostre città sono stati sostituiti con concetti come la “valorizzazione immobiliare” e “l’accordo di programma” per superare ogni previsione urbanistica.

Lo stato liberale, che pure aveva a cuore l’iniziativa economica privata, aveva trovato nell’urbanistica un efficace punto di equilibrio tra interessi della collettività e interessi della proprietà, limitandone lo strapotere e imponendo vincoli.

Oggi siamo in un’altra prospettiva sociale e culturale e tutto questo viene cancellato. Così la collettività deve rassegnarsi a subire sempre e comunque il dominio della proprietà immobiliare. In quale altro paese europeo, infatti, è la proprietà a decidere che i ceti meno fortunati dovranno vivere in luoghi desolati – come sono la totalità delle aree industriali – invece che in città dove si può vivere meglio? In nessuno, solo nell’Italia dominata dalla speculazione.

Con il piano casa delle regione Lazio tocchiamo con mano che, se non si taglia il dominio della rendita immobiliare che – è bene precisarlo – non esiste negli altri paesi della civile Europa, il nostro declino economico e civile non si interromperà. Il problema non è Berlusconi: il vero nodo che stringe alla gola l’Italia è quello di un’opposizione politica incapace di avere un’idea di sviluppo lungimirante in grado di favorire gli investimenti produttivi veri. In questi anni di liberismo urbanistico trionfante la sinistra non ha saputo costruire una visione critica alternativa, limitandosi ad inseguire il centro destra. Ed anche oggi che si toccano con mano gli effetti della cancellazione dell’urbanistica con l’espulsione dalle nostre città di centinaia di migliaia di famiglie verso periferie lontane, il tema dell’urbanistica è sempre più assente dalla politica. Il ripristino delle regole del governo delle città e del territorio è il primo elemento per poter rilanciare lo sviluppo produttivo del nostro paese. Altro che piani casa: bisogna urgentemente chiudere la fase del sacco urbanistico dell’Italia.

*Ingegnere urbanista, autore de “La città in vendita” (2008)e “Breve storia dell’abuso edilizio in Italia” (2010)

L’EMERGENZA CASA ARRIVA IN PROVINCIA

Ad Alessandria 500 in piazza contro lo sfratto di 15 famiglie. E domani il picchetto.

Liberazione, 29 settembre 2010

Roma ovviamente, ma anche Alessandria e Bologna. E’ questa la “mappa della crisi abitativa” della settimana in corso. Una mappa che disegna un paese alle prese con una vera emergenza che ha abbandonato i confini metropolitani ed è ormai sbarcata anche in provincia.

«Non scherzate con il fuoco. Diritto alla casa per tutti». Dietro questo striscione, lunedì sera, oltre cinquecento persone hanno sfilato per le vie di Alessandria per una fiaccolata lanciata dalla Rete Sociale per la Casa. Cinquecento persone non sono mai uno scherzo. Se poi questo numero viene rapportato alla popolazione di Alessandria e considerando che stiamo parlando di una delle province più ricche d’Italia, possiamo facilmente comprendere lo spettro di questa crisi.

Il corteo è partito intorno alle 21 dalla palazzina di via Carlo Alberto 14 per denunciare l’incredibile situazione in cui si trovano le 15 famiglie che vi abitano: domani mattina per tutte loro è prevista l’esecuzione dell’ordinanza di sfratto. E’ accaduto che dopo diversi esposti degli abitanti per le gravi disfunzioni strutturali della palazzina, il Comune di Alessandria, nel marzo scorso, ha emanato un’ordinanza nei confronti della proprietà perché provvedesse alla messa in sicurezza dell’immobile. Ma anziché adempiere all’obbligo, dietro la scusa della non agibilità dell’edificio, la proprietà ha richiesto lo sfratto per gli inquilini al fine di portare a termine i lavori. «Questa storia – commenta Guido Barberis, consigliere comunale di Rifondazione Comunista – ha dell’assurdo. Diverse volte, con interpellanze, ho chiesto all’Amministrazione di farsi carico della situazione: in primis, controllando lo stato dei lavori della palazzina in realtà mai iniziati; quindi, chiedendo al Comune di farsi carico di una soluzione abitativa alternativa per gli inquilini soprattutto considerando la grave emergenza casa che affligge Alessandria e che vede centinaia di famiglie sotto sfratto».

Ma torniamo al corteo. Dopo aver attraversato il cavalcavia che separa il quartiere Cristo dal centro, la fiaccolata è entrata nel cuore della città per raggiungere Palazzo Rosso, sede del Comune di Alessandria, dove era riunito il Consiglio. «Con la manifestazione di lunedì – ci spiegano dalla Rete Sociale per la Casa – abbiamo portato alla luce il dramma abitativo di Alessandria che toccherà il proprio apice domani mattina con lo sfratto di 15 famiglie in un colpo solo». Contro questa “macelleria sociale” è già in programma la resistenza della Rete che, dall’alba, sarà in picchetto per bloccare lo sfratto.

Mentre Alessandria era in movimento per il diritto alla casa, a Roma si chiudeva l’incontro tra la delegazione cittadina della rete Abitare nella Crisi e l’assessore alla Casa del Comune Alfredo Antoniozzi. Sono oltre 42 mila le famiglie in attesa di alloggio popolare; tante altre sono alle prese con uno sfratto o con le cartolarizzazioni.

Al centro della discussione, la moratoria degli sfratti ma anche della vendita (a terzi e non agli attuali inquilini) del patrimonio degli enti. La richiesta dei movimenti per la casa è quella di un provvedimento generalizzato «che includa il blocco delle dismissioni, la sanatoria per gli inquilini senza titolo degli enti e il blocco generalizzato degli sfratti per morosità». Tutto ciò è reso ancor più grave «dalle pochissime case popolari consegnate, dall’assenza di finanziamenti e dalla paralisi della graduatoria per l’assegnazione delle case popolari».

Ma chi pensa che questo sia un problema tipicamente romano si sbaglia di grosso. Non è un caso che sabato mattina (ore 10) a Bologna, presso la sala dell’ex consiglio regionale in via Silvani 6, si terrà un’assemblea nazionale alla quale interverranno gli on. Sergio Piffari (Idv) e Carmen Motta (Pd) che, a luglio, hanno presentato alla Camera due mozioni sulla moratoria. Con loro l’assessore alle Attività produttive dell’Emilia Romagna Gian Carlo Muzzarelli, l’ex assessore alla Casa del Lazio Mario Di Carlo e l’ex assessore alla Casa del comune di Bologna Milena Naldi. Perché Bologna e l’Emilia Romagna per questo tipo di assemblea? La risposta è nei freddi numeri: nel 2009 le richieste di sfratto sono state 680 nel capoluogo, di cui l’89% per morosità, e oltre 7mila nella regione con un incremento del 25% rispetto al 2008. «Questa è la prova – spiegano dal sindacato degli inquilini dell’Unionesindacale di Base – che la forte crisi economica sta manifestando i propri effetti devastanti in particolare nelle città del nord, anche in quelle della più “tranquilla” provincia».

D.N.

(BOLOGNA) Manifestazione cittadina 29 sett

Contro i tagli del welfare

Domani 29 settembre l’ASIA partecipa alla manifestazione dell’USB, in difesa del welfare e dell’occupazione,  sotto attacco da parte di questo commissariamento. Le politiche abitative non fanno eccezione, si vuole aumentare l’affitto agli assegnatari delle case popolari, andando a penalizzare chi già oggi è colpito dalla crisi. In un contesto cittadino in cui l’emergenza abitativa cresce giorno dopo giorno, non solo il commissario non interviene a tutela di chi oggi perde o rischia di perdere un alloggio, ma diventa parte del problema.

Oggi legare le rivendicazioni per il lavoro, il reddito e la casa diventa l’unica via d’uscita per far si che la crisi non venga fatta pagare alle fasce popolari.

Manifestazione 29 settembre ore 16.00 da piazza Liber Paradisus Bologna

ASIA-USB Bologna

bologna.asia@usb.it

http://bolognaprendecasa.noblogs.org/

(Bologna) Basta sfratti

27 settembre 2010 Bologna
Basta fratti è ora di una moratoria nazionale

Si è svolto stamattina un presidio anti-sfratto a S.Giorgio di Piano (Bo), organizzato da AS.IA. e dal coordinamento migranti di Castel Maggiore, per una famiglia di quattro persone, padre, madre e due figli minori. E’ stato ottenuto un rinvio fino a fine novembre. Ancora una volta si dimostra che i presidi antisfratto sono l’unico argine contro la perdita di un tetto, ma visto il dilagare del problema che sta vedendo migliaia di famiglie colpite dalla crisi è necessario un intervento nazionale che attui una moratoria per gli sfratti per morosità, fino a quando un vero intervento pubblico rimetta al centro l’edilizia residenziale pubblica. Su questi argomenti l’AS.I.A.-USB organizza un’assemblea pubblica il 2 ottobre presso la sala dell’ex consiglio regionale in via silvani n.6 a Bologna, per un confronto diretto con rappresentanti della commissione casa del governo, della regione e rappresentanti del movimento per il diritto all’abitare.

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