IL TEMPO, LO SPAZIO E LA MASSA. UNA NUOVA STAGIONE DI LOTTA PER IL DIRITTO ALLA CASA E ALL’ABITARE

“Mala tempora currunt” per il diritto alla casa e più in generale per il diritto all’abitare. I nefasti processi messi in moto con la legge 431/98 sembrano essere arrivati all’apice di ogni più nera previsione. Le istituzioni locali continuano a consentire ai palazzinari di fagocitare chilometri e chilometri di campagna, interi palazzi di recente costruzione restano invenduti (ed esenti da IMU). Gli adepti del ‘mercato’ potrebbero aspettarsi, in queste condizioni, un crollo dei prezzi di vendita e affitti a prezzi stracciati. E invece continuiamo a vedere affitti sopra i mille €/mese e prezzi di vendita inavvicinabili. Ciononostante, ancora oggi c’è chi si ostina ad individuare nel cemento e nell’edilizia privata la possibile via d’uscita dalla crisi, sindacati confederali compresi. Per quanto riguarda il pubblico l’impegno è tutto sulle grandi opere e le infrastrutture, ma sempre di cemento, acciaio e mattoni parliamo.

Dunque la corsa al consumo di suolo è più che mai viva, ma nemmeno un pezzettino sarà riservato ad interventi destinati all’edilizia residenziale pubblica, cioè alla salvaguardia di chi una casa a prezzi di mercato non se la può proprio permettere. Questo è il tempo delle dismissioni, degli sfratti, delle sofferenze nei mutui, degli sgomberi, della precarietà abitativa tout-court. È il tempo in cui i Fondi, cioè le banche, gestiranno patrimoni e risorse per mettere a valore le città e i territori, per continuare a rafforzare la rendita. Per questo invocare lavoro e pensare di uscire dalla crisi attraverso il cemento non può essere il nostro orizzonte, questo lavoro non è un bene comune e questo l’hanno visto bene a Taranto come in Val di Susa.

Questa contraddizione la conosciamo bene. Ogni spazio sottratto alla speculazione, ogni abitazione dove un inquilino resistente difende il suo diritto a pagare un affitto equo, ogni territorio che contrasta la monetizzazione del suolo e del patrimonio pubblico, ogni luogo dove ci si oppone alla malagestione dei rifiuti e dell’ambiente è alle prese con questo rischio. A questo si aggiunge la possibilità che gli spazi occupati, le resistenze diffuse, i picchetti e le lotte contro le dismissioni vengano gestite e governate come una sorta di ammortizzatore sociale diffuso, che in assenza delle risposte istituzionali si sostituisce inconsapevolmente agli enti, agli assessorati, ai ministri competenti. Dobbiamo irrompere dentro l’agenda di questo paese per invertire la tendenza, portando sulla scena la dirompente forza dei territori che lottano per il diritto all’abitare e al reddito nelle forme plurali che conosciamo bene. Attraverso pratiche di riappropriazione e di resistenza, migliaia di abitanti rappresentano la possibilità che “Abitare nella crisi” possa sviluppare una differente visione della città e dei territori rompendo in maniera definitiva con l’attuale modello di sviluppo, ma anche e con la logica della riduzione del danno.

L’energia che serve per sviluppare la massa critica necessaria è molta. Il 22 settembre 2012 a Roma ci incontreremo per continuare, nello sviluppo di questa rete, a dotarci di strumenti di mutuo soccorso per difendere le case e le occupazioni, e individuare obbiettivi e mobilitazioni comuni a livello nazionale: in questo senso, l’appello a cogliere la chiamata che arriva da Milano per diffondere la campagna #OccupySfitto verso l’assemblea nazionale di fine ottobre.

SABATO 22 SETTEMBRE

ORE 10.30

ROMA – VIA DEL PORTO FLUVIALE 12

(METRO B – PIRAMIDE e/o GARBATELLA)

www.abitarenellacrisi.noblogs.org