Affittopoli è l’ultimo scandalo che porta alla luce il volto della cricca pidiellina: ladri, mafiosi, affaristi in doppiopetto.
Chi seduto al governo si è rubato tutto a colpi di magna magna, e ride alle nostre spalle mentre sperpera i soldi pubblici e continua a godersi il patrimonio che ci ha sottratto sotto gli occhi.
Una mazzetta dopo l’altra, si sono spartiti i nostri territori, devastandoli e intossicandoli a suon di speculazioni e provocando la più grossa emergenza abitativa degli ultimi vent’anni. Hanno cancellato ogni diritto, eppure si sono garantiti non pochi privilegi: la cricca può permettersi di avere case a prezzi stracciati, può sanare abusi edilizi anche per sfizio pur di avere una Bat Caverna dove far giocare i suoi rampolli, mentre tutti gli altri fronteggiano le spese di affitti alle stelle o mutui con tassi d’interesse da usurai, e difendere la casa dagli sfratti e dagli sgomberi. Possono permettersi di pagare falsi attori per raccontare di ricostruzioni fasulle a L’Aquila, elogiare il governo Berlusconi, e millantare case inesistenti per tutti gli abitanti.
La crisi si fa sentire, e la cricca fa sparire tutto il resto. Il 60% della popolazione non arriva a fine mese, non riesce a pagare l’affitto nemmeno nelle case popolari, il risparmio complessivo delle famiglie italiane si e’ ridotto di circa 20 miliardi di euro (il 60% in meno per ogni italiano) e la disoccupazione giovanile colpisce un giovane su tre.
Infine tra multe, tassi d’interesse e mutui e prestiti, ci hanno costretto ad una catena continua di debiti, dalla quale è impossibile uscire.
Ci chiediamo con che faccia tosta chi ha distrutto piccole garanzie come quella dell’equo canone e annientato l’edilizia residenziale pubblica si è tenuto per sé belle e spaziose casette in centro, crede di poterci governare ancora; ci chiediamo perché se lorsignori ricconi pagano affitti da 40 euro al mese noi dovremmo pagare centinaia di euro per vivere nelle case del Comune: qual’è l’ “equo canone” che spetta a un povero, a un precario, a uno studente, a un pensionato, ai nuclei monoreddito?
E’ proprio in questo scenario che bisogna rilanciare le nostre lotte, le sole dalle quali può sollevarsi un nuovo grido collettivo da concretizzare attraverso pratiche reali e riproducibili: cacciare il rais è possibile! que se vayan todos! Davanti e dietro Berlusconi ma anche ad una opposizione sempre più spesso inesistente e inguardabile, uno per uno, tutti i cortigiani della cricca pidiellina, gli speculatori e i mafiosi che svendono e devastano i nostri territori e si riempiono le tasche con gli introiti di affari illeciti e appalti truccati. Le ricchezze che loro intascano sono prodotte da noi, attraverso la nostra intelligenza, il nostro lavoro, la nostra cooperazione. Per questo vogliamo riappropriarcene; cominciando a prenderci le case che lorsignori lasciano vuote, smettendo di pagare gli affitti e i mutui ai banchieri che ci stringono in una catena infinita di rate e debiti, difendendo i nostri territori dai loro artigli, non lasciandogli mettere le mani sui nostri beni comuni, difendendo il nostro diritto a restare negli alloggi da dove ci vogliono cacciare perché siamo un inquilinato resistente ed indisponibile alle speculazioni immobiliari degli enti, degli istituti di credito e delle società assicurative.
Giovedì 14 aprile in tutta Italia i movimenti di lotta per la casa, l’inquilinato resistente, i comitati e le realtà territoriali promuovono una giornata di mobilitazione più ampia e diffusa possibile.
Scendiamo in piazza, occupiamo palazzi e case vuote, assediamo i palazzi del potere, colpiamo gli interessi della rendita, del capitale finanziario, delle banche.
Abitare nella crisi