[PISA] In sciopero della fame in difesa del diritto alla casa

Da sabato pomeriggio Selamet, uno di noi abitanti di via Marsala (la palazzina occupata da più di due mesi da otto famiglie), è sceso in sciopero della fame, un gesto di dignità, compiuto nella speranza di non ritrovarsi nuovamente in mezzo a una strada.

Questa persona, padre di famiglia di quattro figli e rifugiato politico, ha sempre lavorato onestamente per portare avanti la sua famiglia e pagare l’affitto, fino a quando non sono sorti dei gravissimi problemi di salute, che in breve tempo sono peggiorati, portandolo all’invalidità e all’impossibilità di lavorare. Conseguentemente, nell’assoluta indifferenza delle istituzioni a cui si è rivolto a più riprese, non è più riuscito a pagare un affitto ed ha ricevuto l’ingiunzione di sfratto.

La vicenda di Selamet è analoga a quella di tutte noi famiglie: per questo abbiamo deciso di occupare una palazzina di proprietà del più grande speculatore immobiliare di Pisa, Pampana, costruita da otto anni e mai abitata.

Adesso, dopo aver difeso un primo tentativo di sgombero la settimana scorsa rifiutandoci di uscire, sembra drammaticamente che diventi sempre più reale un nuovo sgombero che lascerebbe noi otto famiglie, con 17 bambini, senza alternativa in mezzo alla strada.

Vogliamo evidenziare le responsabilità del Comune di Pisa in questa vicenda. Innanzitutto, a livello generale, l’amministrazione locale è senza dubbio la principale colpevole dell’attuale situazione di emergenza abitativa in città, che non riguarda solo noi, ma le decine e decine di sfrattati e senza casa.

Nel caso specifico di via Marsala, però, il Comune ha colpe ben più gravi. Infatti dalla fine di aprile si è impegnato in una trattativa col proprietario dell’immobile che portasse ad una casa per noi otto famiglie, dove pagare un affitto in base al nostro reddito (senza quindi scavalcare nessuno nella graduatoria delle case popolari), non necessariamente in via Marsala. Per settimane il Comune ha imbrogliato le famiglie, rassicurandole sulla buona direzione che stava prendendo la trattativa, mentre invece si stava solamente accordando col proprietario per risolvere alcuni loro contenziosi sospesi, mettendo sul piatto della bilancia lo sfratto di noi famiglie.

Questo è risultato evidente quando, come un fulmine a