foto e video occupazione
video occupazione ASIA-RdB e Bologna Prende Casa a Bologna il 13 febbraio
Firenze 13-02-2010
PER IL DIRITTO ALLA RESIDENZA*
Questa mattina un centinaio di giovani richiedenti asilo, di donne e uomini
degli stabili occupati hanno manifestato in piazza Signoria per chiedere con
forza il diritto alla residenza.
Il Comune di Firenze con una ordinanza del sindaco Domenici, datata nel
2007 esprime il diniego alla residenza sia negli stabili occupati sia per le
associazioni.
*In questo modo migliaia di persone "non esistono in città".*
*In questo modo viene negata la loro esistenza.*
*In questo modo il diritto di asilo viene calpestato.*
*In questo modo il diritto alla salute viene negato.*
*In questo modo il rinnovo del soggiorno è impossibile.*
*In questo modo il diritto al lavoro viene cancellato.*
**
*Dopo circa un’ora una delegazione di massa ha incontrato i portavoce del
sindaco Lucia De Siervo e Cantini che hanno assicurato "LO SBLOCCO" della
situazione residenze per giovedì prossimo.*
**
*le battaglie per il riconoscimento dei diritti universali continuano.*
organiziamo lo sciopero "meticcio" per il primo marzo.*
*MOVIMENTO DI LOTTA PER LA CASA DI FIRENZE *
Occupati 18 appartamenti
Contro l’emergenza abitativa Oggi sabato 13 febbraio, operai, precari, disoccupati in emergenza abitativa hanno occupato uno stabile di proprietà comunale in via del Vivaio (località Pioppa, Bologna), dove ormai da anni erano sfitti 18 appartamenti. Questa occupazione è un’azione di riappropriazione popolare della cosa pubblica. Di fronte all’emergenza abitativa è scandaloso che non si valorizzi il patrimonio pubblico, per intervenire efficacemente sul disagio abitativo. L’occupazione di oggi è il tentativo di trovare un alloggio per tutte quelle famiglie di sfrattati che sono stati travolti dalla crisi economica che ha investito anche la nostra regione, vista la cronica mancanza di case popolari ed un mercato privato inaccessibile. Di fronte ai balletti della politica, i movimenti di lotta per la casa hanno invece chiari obiettivi: lavoro, reddito, diritti, case popolari. Le migliaia di sfrattati, di lavoratori e disoccupati in emergenza abitativa non possono aspettare i tempi di una politica sempre più balorda. Chiediamo a tutta la cittadinanza di intervenire e portare solidarietà alla nuova occupazione abitativa e partecipare. ASSEMBLEA PUBBLICA EMERGENZA ABITATIVA: PROBLEMA DI ORDINE PUBBLICO O DI INTERVENTO PUBBLICO? 13 FEBBRAIO ORE 18.00 CASA GIANNA BERETTA IN VIA DEL VIVAIO, LOCALITA PIOPPA-BOLOGNA Associazione Inquilini e Assegnatari (AS.I.A.-RdB) Bologna Prende Casa AS.I.A.-RdB tell: 051/389524 cell: 3409892393 via Monterumici 36/10 Bologna e-mail: info@bologna.asia.rdbcub.it siti: www.asia.rdbcub.it siti: http://bolognaprendecasa.noblogs.org/
12/02/2010
Ieri mattina a Cascina (Pisa) il
picchetto antisfratto del Progetto Prendocasa ha impedito all’ufficiale
giudiziario di eseguire l’ordinanza di sfratto nei confronti di una famiglia.
Subito dopo circa settanta persone hanno occupato la sede del comune.
Si è conclusa in tarda
giornata di ieri la mobilitazione per il
diritto all’abitare che ha visto impedire uno sfratto di una famiglia italiana,
composta da padre, madre e figlia, nel comune di Cascina, nella provincia di
Pisa.
Già dalle prime ore del mattino
più di cinquanta persone si sono radunate a casa della famiglia che avrebbe
dovuto essere sfrattata per non essere riuscita a pagare l’affitto negli ultimi
mesi. All’arrivo dell’ufficiale giudiziario, delle volanti della polizia
municipale, della proprietà privata immobiliare e del suo avvocato, il
picchetto ha impedito fisicamente lo sfratto ottenendo un primo obiettivo di
proroga di 15 giorni. Successivamente i manifestanti e la famiglia hanno
occupato la sala dell’ufficio comunale di Cascina, il cui assessore alle
politiche abitative si è dimesso nei giorni scorsi travolto da imputazioni
giudiziarie di favoreggiamento e concussione nell’assegnazione di alloggi
comunali. Dopo alcuni momenti di tensione con i vigili urbani, i manifestanti hanno ottenuto un incontro con
il Sindaco Franceschini per individuare percorsi di inserimento abitativo. Ma
il movimento per la riappropriazione del diritto alla casa non starà a
guardare, né nutre particolari speranze in istituzioni che hanno latitato fino
ad ora. L’attenzione rimane alta, e l’organizzazione del prossimo picchetto
antisfratto per il 25 febbraio è già iniziata coinvolgendo la vasta rete
sociale di cui il movimento dispone.
Da sottolineare ancora una volta
quanto nella Toscana “democratica” (e la provincia di Pisa vi si colloca a
pieno regime) le possibilità di mediazione sociale si riducano sempre più ad
intervelli di repressione, espulsione, sgombero e di vera e propria
“marginalizzazione” sociale. I migranti sono i primi a farne le spese, come
dimostrano anche gli sgomberi di questi giorni dei campi autocostruiti dalle
famiglie rom, ma proprio questo tentato sgombero coatto della famiglia
italiana, ci parla di una stretta repressiva anche nei confronti di soggetti
che fino a poco fa nella nostra provincia godevano, seppur parzialmente, di
ammortizzatori sociali. Ma soprattutto è da sottolineare che la capacità di
resistenza collettiva inizia ad essere praticata anche da quelle famiglie
“italiane”, creando crepe a quell’immaginario collettivo di guerra tra
poveri che contrappone proletari bianchi a proletari “stranieri”, ed a
praticare percorsi di ricomposizione sociale, culturale e generazionale (alla
difesa della famiglia la composizione dei “piqueteros” era di giovani precari
italiani, studenti universitari, studenti medi, migranti di varie nazionalità).
Una prima vittoria all’insegna
dell’autorganizzazione e della riappropriazione, riprova del fatto che al vuoto
politico di istituzioni e servizi sociali, è solo la contrapposizione politica
del movimento degli spossessati a garantire il diritto alla casa.
newroz.noblogs.org
prendocasa-pisa.noblogs.org
www.infoaut.org
Leggi il comunicato:
CASCINA (PISA): IL VERO SCANDALO SONO GLI SFRATTI
Ieri, 11 febbraio 2010, più di
cinquanta persone si sono ritrovate in Via di Mezzo Sud, nel comune di Cascina,
ed hanno difeso uno sfratto per morosità di una famiglia.
La famiglia italiana è composta
da padre, madre, figlia e vive da più di un anno in questa casa: a causa del
licenziamento del padre e della precarietà lavorativa della figlia, i 600 euro
di affitto per un appartamento di 50 metri quadrati sono diventate impossibili
da pagare. Parte così l’iter dello sfratto, chiesto dai padroni della casa.
Nonostante l’inserimento, con punteggio di 9 punti, nella graduatoria per l’assegnazione
di casa popolare, la famiglia vive da sola tutto l’iter che la conduce al primo
sfratto esecutivo, dello scorso 4 febbraio. Proprio lo stesso giorno dello
sfratto muore prematuramente la seconda bambina della famiglia, partorita dopo
6 mesi di gravidanza in condizioni di grave trascuratezza del personale
medico-sanitario dell’ospedale di Pisa. Da quel giorno la famiglia è impegnata
in una lotta per ristabilire le vere cause del decesso della piccola bambina ed
accertare le responsabilità dei dottori nella dinamica generale di
trascuratezza e negligenza di questa triste vicenda. In questa situazione la prima proroga di una
settimana concessa alla famiglia dall’ufficiale giudiziario (sotto la pressione
della proprietà) appare ancora più
ipocrita e meschina. Non solo quindi alla famiglia è stato strappato il diritto
alla salute e alla cura, ma ha dovuto immediatamente fare i conti con la
prospettiva di essere buttata fuori di casa senza che gli fosse proposta alcuna
soluzione alternativa. L’ufficiale
giudiziario quindi aveva fissato lo sfratto esecutivo per giovedì 11 febbraio, con l’utilizzo della
forza pubblica in caso di resistenza. In tutta questa situazione di
crisi economica, sociale, di salute, le istituzioni di ogni tipo e sorta hanno
disertato completamente il loro ruolo di mediazione sociale, agevolando l’ulteriore
peggioramento di vita di queste persone: l’assistente sociale si è data malata
per numerose volte, l’ufficio casa del comune si è reso disponibile a fissare
un incontro con la famiglia solo dopo il 16 di marzo, ovviamente sapendo
dell’imminente esecuzione dello sfratto. Intanto l’assessore alla casa è stato
protagonista indiscusso nell’ultima settimana sui quotidiani locali, perché
imputato dalla procura in un’indagine che lo vedrebbe scambiare favori per far
entrare nelle case popolari in cambio di prestazioni di tipo sessuale, ed al
momento il suo ruolo istituzionale non è ricoperto da nessuno.
L’organizzazione della difesa di questo
sfratto, da parte del progetto prendocasa, è stata quindi l’unica soluzione per
il mantenimento di un tetto sulla testa per queste persone. Dalle 7 e mezzo di
mattina decine di persone si sono radunate presso l’abitazione cascinese ed
hanno aspettato il momento dell’esecuzione dello sfratto per difendere assieme
ai componenti della famiglia, il diritto alla casa. L’arrivo della forza di
polizia municipale, della proprietà e del suo legale, dell’ufficiale
giudiziario è stato respinto dal picchetto con la resistenza di chi non accetta
di essere solo rendita per le tasche di qualche padrone di casa, di chi non
accetta di essere cittadino solo quando deve pagare multe e tasse, di chi si
rifiuta di obbedire a quella legalità che ti condanna alla marginalità a vita.
Lo sfratto è stato quindi prorogato di 15 giorni per “l’impossibilità materiale
al suo svolgimento nelle condizioni di ordine pubblico”. Risultato positivo
parzialmente, e che soprattutto non permette la ricerca di una soluzione
alternativa in tempi brevi vista la latenza del comune. In un comune con una
media di sfratti di uno ogni quattro giorni, con l’assessore competente dimesso
dal proprio incarico, la decisione è stata quella di denunciare la complicità
istituzionale alla violenza del mercato degli affitti. Abbiamo quindi occupato
l’edificio comunale cascinese, affiggendo alle sue pareti questo striscione:
“cascina: il vero scandalo sono gli sfratti”. Dopo alcuni momenti di tensioni
con i vigili urbani abbiamo mantenuto l’occupazione fino a che non è stato
ottenuto un incontro fissato per questa mattina
con il sindaco di Cascina, Franceschini,
al fine di individuare progetti d’inserimento abitativo per la famiglia.
Siamo convinti che la lotta per il diritto alla casa di questa famiglia sia
solo iniziata, e quindi manteniamo alta l’attenzione politica sulle mosse delle
istituzioni, ma soprattutto abbiamo già iniziato ad organizzare il prossimo
picchetto per il 25 febbraio.
Oggi la solidarietà sociale di
persone con storie, culture, generazioni, nazionalità molto diverse tra loro si
è fatta resistenza collettiva contro l’espropriazione della dignità e contro
l’ipocrisia del sistema politico istituzionale. Ancora una volta… solo la lotta paga!
LOTTIAMO
CONTRO GLI SFRATTI, PER IL DIRITTO
ALLA CASA: RIPRENDIAMOCI IL REDDITO!
precari_autorganizzati
– progetto prendocasa
Giovedì 11 Febbraio 2010 MILANO |
|
Assediato Palazzo Marino da centinaia di persone
Ieri alle 17.30 centinaia di persone sono giunte sotto alla sede del E mentre una delegazione di abitanti saliva dentro Palazzo Marino, Le mobilitazioni per il diritto alla casa non si fermeranno, dicono gli abitanti, visto anzitutto che nessuno ancora si è preso la |
Cagliari –
mercoledì, 10 febbraio 2010
L’ex fabbrica EMSA di Giorgino è in affitto ad una nutrita comunità senegalese da oltre 10 anni.
Nessun
problema con la popolazione locale è mai emerso. Evidentemente la
“politica” la pensa diversamente, e i fatti di Rosarno hanno dato la
stura per tirare fuori la questione di una inesistente emergenza
cagliaritana legata all’igiene, per cui il sindaco Floris, invece di
adoperarsi per una seria politica di accoglienza incentivando anche
l’edilizia economica popolare, ha emesso una ordinanza di sgombero per
motivi igienici, che non trova nessuna motivazione in quanto gli
edifici sono stati regolarmente affittati e sono dotati di allacci di
luce e acqua, nonché di servizi igienici.
Perché allora mettere in mezzo alla strada oltre 100 senegalesi?
Perché il comune non offre una alternativa valida, individuata prima dello sgombero?
È più salutare per la comunità cagliaritana che queste persone vengano buttate in strada?
Col
permesso di soggiorno a punti, gli stranieri dovranno studiare la
costituzione (che molti parlamentari non conoscono);Questo è l’ultimo
dei provvedimenti presi da questo governo. Alcuni dei provvedimenti
introdotti precedentemente sono: – il divieto di iscrizione a scuola
dei figli di migranti se non dimostrano di avere il permesso di
soggiorno, – l’introduzione per legge della possibilità di denuncia da
parte della struttura sanitaria del clandestino malato che si presenta
per farsi curare, – l’introduzione del reato penale di clandestino (non
è più una violazione amministrativa), – la perdita del permesso di
soggiorno se si perde il lavoro, – il divieto di matrimonio con
italiani o altri stranieri se non si è in possesso del permesso di
soggiorno. Sino ad arrivare quanto sta accadendo oggi, all’espulsione
materiale degli stranieri.
L’italia ha preso una brutta strada.
Vogliamo
qui ricordare per esteso quanto ha dichiarato il commissario europeo
per i diritti umani in merito della questione degli immigrati nei paesi
della comunità europea:
«La
criminalizzazione delle migrazioni è una risposta inadeguata a un
fenomeno sociale complesso» ha dichiarato il commissario per i diritti
umani del Consiglio d’Europa, Thomas Hammarberg, presentando a
Bruxelles un documento in materia.
«Criminalizzare l’entrata e la
presenza irregolare dei migranti in Europa lede i principi sanciti dal
diritto internazionale – ha sottolineato Hammarberg – provocando al
tempo stesso numerose tragedie umane senza raggiungere la finalità
voluta, ovvero quella di esercitare un controllo concreto sul fenomeno
dell’immigrazione».
Secondo
Hammarberg «l’interesse che hanno gli Stati nel controllare le proprie
frontiere è legittimo ma la criminalizzazione è una misura
sproporzionata che genera ulteriore stigmatizzazione e
marginalizzazione dei migranti». I reati in materia di immigrazione,
dunque, «dovrebbero restare di natura amministrativa» ha aggiunto il
commissario per i diritti umani.
Due
sono gli aspetti della criminalizzazione dei migranti in Europa che
colpiscono particolarmente, secondo Hammarberg. Il primo è la «via
pervasiva» attraverso cui le misure adottate separano gli stranieri dai
cittadini nazionali, sottoponendo i primi a pratiche che non possono
essere adottate per i secondi, quali ad esempio la detenzione senza
imputazione, processo e condanna. In secondo luogo si criminalizzano le
persone che hanno rapporti con gli stranieri, lanciando così il
messaggio che il contatto con gli stranieri può essere rischioso e può
causare imputazioni. Tutto ciò, secondo il commissario del Consiglio
d’Europa, non fa che aumentare il livello di discriminazione contro
persone sospettate di essere “straniere” (sulla base dell’origine
etnica, della religione) nonché la xenofobia e il razzismo.
Il
documento presenta, infine, alcune raccomandazioni rivolte agli Stati
membri del Consiglio d’Europa, con l’obiettivo di pervenire ad una
giusta armonizzazione tra il trattamento riservato ai cittadini
stranieri e il rispetto dei diritti umani (tratto da Apiceuropa).
chiediamo
che si fermino gli sgomberi, che la politica dia delle risposte politiche, non militari.
chiediamo uno stop al razzismo, perché esiste una sola razza, quella umana.
fermiamo la caccia al clandestino.
ASSOCIAZIONE INQUILINI E ASSEGNATARI – RdB
Cagliari, Via Maddalena 20- ( 070/6848929 070/6404868
Abitare
Nella Crisi
Firenze
12-13-14 Marzo 2010
Abitare
al tempo della crisi.
Significa fare i conti con le conseguenze del “libero” mercato
della casa, con gli affitti e i mutui alle stelle, con gli sfratti ed
i pignoramenti, con la svendita del patrimonio pubblico, le
privatizzazioni dei servizi, la cementificazione e la mercificazione
dei nostri territori, l’assenza endemica di un’edilizia pubblica
e sostenibile. Significa avere sulle proprie spalle di precari e
precarie e pagare con le dismissioni ed i licenziamenti il vero
prezzo della crisi, mentre le banche, i palazzinari e la politica si
ingozzano e speculano sulle nostre vite. Troppo spesso significa
morire di lavoro, altre volte rimanere sotto le macerie delle case
dello studente, delle scuole, delle nostre case. Abitare nella crisi
significa affrontare un razzismo di stato che diviene sempre più
strumento di dominio, sistema di segregazione culturale e sociale,
con città militarizzate, carceri stracolme e nuovi lager dove
rinchiudere storie e vite migranti (e chi tace è sempre più
complice). Abitare nella crisi vuol dire districarsi quotidianamente
nella gigantesca giungla della precarietà sociale, affrontare
condizioni sempre più dure di sfruttamento, umiliazione,
repressione.
Abitare
contro la crisi. Significa
organizzare comitati contro le cementificazioni e le “grandi
opere”, per il diritto alla salute e la difesa dei beni comuni.
Frapporre la propria determinazione ad un ufficiale giudiziario che
bussa inesorabilmente alla porta di casa, Occupare palazzi e case
vuote, resistere agli sgomberi, liberare spazi mentali e fisici nelle
nostre città: riprenderci un pezzo di quel reddito che ci spetta.
Abitare contro la crisi significa quindi anche uscire dalla
solitudine sociale, dalla paura, dal pregiudizio. Aprire varchi e
tracciare vie di fuga da precarietà e razzismo. Costruire qui ed ora
delle alternative concrete, spazi di reciproco riconoscimento e di
cooperazione, di dignità e di riappropriazione della ricchezza.
Abitare contro la crisi significa rovesciarla di segno, vivere nel
presente tornando ad immaginare un futuro diverso, da strappare e da
costruire insieme.
Sembra
non possa esserci fine al saccheggio della ricchezza sociale delle
nostre città e dei nostri territori da parte della rendita
immobiliare, delle banche, del padronato e di una classe politica
subalterna e corrotta. Ma queste città sono ancora luoghi che noi
abitiamo in comune, sono ancora luoghi di relazione e condivisione,
di festa e di creatività, di lotta e di autodeterminazione. E’
proprio attraverso la lente dei percorsi di autogestione, delle
resistenze contro le speculazioni, delle lotte per la casa e per il
reddito che possiamo guardare oltre i confini di queste città,
riversando addosso ai responsabili della crisi i nostri desideri di
libertà, giustizia sociale, la ricchezza delle nostre diversità dl
donne e di uomini di tutto il mondo.
Per
questo intendiamo mettere al centro di una riflessione orizzontale ed
inclusiva i temi della crisi e dell’abitare al tempo della crisi;
provare insieme a fare il punto sulle lotte in corso, condividendo
ricchezze, difficoltà e differenze proprie delle diverse realtà
locali; individuando nessi ed immaginando possibili connessioni e
battaglie comuni.
Abbiamo
individuato tre ambiti tematici principali che proponiamo alla
discussione:
Reddito
e Lavoro nella Crisi
La
Città in Comune contro la Città Merce
Resistenza
Sociale alla Repressione, al Controllo al Razzismo
Su
questa traccia di discussione e a partire da questi temi, lanciamo un
appello aperto per costruire insieme un convegno nazionale che
immaginiamo articolato in tre diverse giornate, con tavoli di lavoro,
momenti di formazione, assemblee utili ad approfondire analisi,
collegare esperienze concrete, elaborare strumenti e percorsi nuovi
da praticare. Dove sia dato spazio tanto alla produzione del
dibattito, quanto alla costruzione e attivazione di eventi artistici,
culturali, performativi.
Le case
occupate del Movimento di Lotta per la Casa di Firenze ed il CSA Next
Emerson ospiteranno le iniziative ed i partecipanti.
Il
programma è aperto a proposte e contributi tematici.
Per info, adesioni, proposte, contattare: abitarenellacrisi@insiberia.net
OCCUPAZIONI:MENTRE
OGNI SOLUZIONE VIENE CONTINUAMENTE RINVIATA RIPRENDONO GLI SGOMBERI
Tutto come da
copione: finita la pausa natalizia riprendono gli sgomberi degli occupanti in
varie zone della citta’(San Siro, Niguarda, ecc) mentre gli ispettori ALER
girano forsennatamente per i quartieri preannunciando sgomberi di massa e
diffondendo il terrore tra le famiglie che occupano alloggi pubblici.
Tutti sanno, compreso
i politici cha fanno a gara su chi la spara più grossa, che la maggior parte
degli occupanti è costituito da famiglie o persone in difficile situazione
economica e sociale, che non possono trovare casa nel mercato privato degli
affitti e non riescono a ottenere una casa popolare regolarmente, pur essendo
in attesa da anni,mentre a Milano ci sono migliaia di alloggi pubblici vuoti.
I casi di malaffare
fanno notizia ma sono limitati e le responsabilità non possono ricadere sulle
spalle di chi non c’entra nulla, ne’ tanto meno confuse con la lotta di chi
difende il proprio diritto alla casa
Quasi tutti
riconoscono che l’unica soluzione è quella di dare una stabilità abitativa alle
famiglie che hanno occupato per necessità
in quanto a chi
governa questa città interessa di più condurre campagne elettorali alimentando
guerre tra poveri o farsi bello con operazioni spettacolo per far nascondere le
operazioni speculative e le vere responsabilità nel degrado dei quartieri
popolari che risolvere i problemi della gente
CONTRO GLI SGOMBERI E GLI SFRATTI
CONTRO LE INTIMIDAZIONI E LE
MINACCE
CONTRO L’INVIO AGLI OCCUPANTI
DI CARTELLE ESATTORIALI E MESSE IN MORA PER SOMME ALTISSIME E IMPAGABILI,
CALCOLATE SULLA FASCA MASSIMA DI AFFITTO
PER POTER ALLACCIARE
REGOLAREMENTE LUCE E GAS, CONTRO GLI ACCORDI VESSATORI TRA ALER E A2A CHE LO
IMPEDISCONO A MOLTI
PER I CONTRATTI PER TUTTI
COLORO CHE HANNO OCCUPATO
Per il blocco della vendita delle case
pubbliche
PRESIDIO
MARTEDI’
2 FEBBBRAIO ORE 10
PRESSO
L’ALER
VIALE
ROMAGNA 26
verso la
mobilitazione dei comitati del 11
febbraio al comune di Milano
Unione Inquilini Milano – Comitati Occupanti
per necessità Niguarda – F.Testi
Abitanti san siro – comitato di lotta casa e territorio
(quartiere ticinese)
manifesto dei comitati
Dopo la tregua natalizia gli sgomberi delle case popolari continuano, solo nella ultima settimana
10 appartamenti in 3 quartieri diversi sono stati sgomberati.
Da mesi però continuano i cortei presidi e picchetti che vede sempre più gente partecipare e solidarizzare tra loro.
In
questo mese ci saranno oltre ai picchetti per la difesa delle case,
due grossi presidi convocati dai comitati di occupanti di vari
quartieri, uno sotto l’ALER (ex iacp) il 2 febbraio dalle 10 la
mattina e uno sotto il comune di milano 11 febbraio dalle ore 17:30
per il blocco immediato degli sfratti e degli sgomberi, per la sanatoria di tutte le occupazioni
per il blocco della vendita delle case popolari
Comitato di lotta casa e territorio – Centro occupato autogestito T28