lo sfratto della Dodi Maracino (Bologna)

Bologna, 21 luglio 2010

Comunicato stampa

 

Lo sgombero di via legnano Stamattina
alle ore 10.30 è stata sgomberata la casa popolare Dodi Maracino in via Legnano
2 a Borgo
Panigale, occupata il 25 aprile scorso da famiglie in emergenza abitativa. Lo
sgombero, annunciato da un’ordinanza sindacale di alcuni giorni fa, perpetua il
miope atteggiamento dell’amministrazione verso il problema casa ormai dilagante
sul nostro territorio, illudendosi che si possa risolvere trattandolo come un
problema di ordine pubblico. Per fare chiarezza, dobbiamo smentire alcune delle
dichiarazioni rilasciate dal Commissario Cancellieri: non è vero che
all’interno della struttura non ci sia l’acqua; ricordiamo che l’energia
elettrica è stata sospesa dal Comune, che non ha concesso agli occupanti di
fare un allaccio e di pagare ciò che avevano consumato; che i bambini purtroppo
sono molti più di 8; che il vero rischio per l’incolumità delle persone è
dormire per strada; che non ci sono stati problemi di convivenza con il
quartiere; e per finire, che l’intervento dei servizi sociali si è limitato a
ricordare alle famiglie immigrate che non possono rimanere sul territorio
nazionale se non hanno un lavoro! La tanto sbandierata legalità si traduce nei
fatti nella difesa degli interessi di chi specula su un bene fondamentale quale
è la casa. Una legalità che non è fondata sull’uguaglianza e sulle garanzie
sociali è un crimine. Sono migliaia le famiglie a Bologna che non sono più in
grado di permettersi un affitto sul mercato privato e che vengono lasciate
senza alcuna soluzione a seguito della sfratto per morosità. Solo per pochi ci
sarà una casa popolare, a causa della scarsa disponibilità di alloggi. Ad oggi
le case ERP che devono essere ristrutturate sono poco più di 600. La loro messa
a disposizione è un atto dovuto, ma sicuramente non sarà in grado di coprire le
oltre 8000 domande presenti in graduatoria e continuamente in crescita.
L’emergenza abitativa è uno degli effetti di questa crisi economica che stiamo
vivendo e che non accenna ad allentare la morsa. Ad aggravare questo quadro si
aggiungeranno presto le conseguenze dell’ultima manovra economica varata dal
governo che vedranno di nuovo colpite le fasce popolari e le politiche di
welfare, fra cui i già insufficienti finanziamenti per il sostegno all’abitare.
Ad esempio è ormai di dominio pubblico il fatto che l’anno prossimo non ci sarà
alcun bando per il “contributo affitti”. E’ evidente quindi che lo sforzo di
tutte le amministrazioni deve andare oltre all’ordinario. Deve percorrere
soluzioni efficaci e non propagandistiche dichiarazioni su inesistenti “blocchi
degli sfratti”, come il recente accordo prefettizio. Torniamo quindi con forza
a sostenere la necessità e la fattibilità da parte di questa amministrazione di
allestire alloggi temporanei per chi perde casa, da reperire nel patrimonio
pubblico non ERP. Questa misura consentirebbe di gestire l’emergenza nella
tutela delle famiglie in difficoltà. La presenza di alcuni di questi edifici è
già stata evidenziata dalle precedenti occupazioni portate avanti dal movimento
di lotta per la casa, edifici sgomberati con pretesti diversi e ad oggi
lasciati chiusi. Ci domandiamo a beneficio di chi. La mobilitazione per il
diritto alla casa continuerà quindi perché nessuno deve essere lasciato senza
un tetto. Le famiglie sgomberate si trovano ora davanti alla Casa Popolare Dodi
Maracino, determinate a rimanervi, perché non è stata messa a loro disposizione
alcuna alternativa, e continueranno la mobilitazione perché l’emergenza abitativa
non va in vacanza.

 

ASIA-USB

Bologna Prende Casa

 

abitare nella crisi- Roma

con il bilancio di alemanno…roma è con l’acqua alla gola. i precari a fontana di trevi

La casa è un diritto okkupa tour 2010 – Milano

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video abitare nella crisi a Bologna

1 parte

ORDINANZA DI SGOMBERO (Bologna)

Sabato 10 luglio Bologna

 

 

L’ordinanza di sgombero

 

Oggi sabato 10 luglio, è stata consegnata alla Casa Popolare Dodi
Maracino l’ordinanza di sgombero dell’immobile, dove si dà un ultimatum di tre
giorni. Si conferma quindi l’intenzione di affrontare l’emergenza abitativa
come un mero problema di ordine pubblico. Ci si nasconde dietro ad un dito,
prima si taglia la luce e poi nell’ordinanza ci si preoccupa dell’utilizzo di
bombole del gas per cucinare. Non ci si è preoccupati con lo stesso zelo degli
inquilini lasciati per giorni senza luce. Nell’ordinanza si dice che i servizi
sociali territoriali non avrebbero avuto la possibilità di verificare la
condizione dei nuclei di inquilini presenti. Ricordiamo che tutti i nuclei sono
passati dai servizi sociali ed è proprio la mancanza di soluzioni che ha
portato a questa occupazione.

Occupazione che sta rappresentando una possibilità d’emergenza per
sopperire alla precarietà abitativa, che cresce ogni giorno a Bologna, al di là
delle enfatiche dichiarazioni su presunti blocchi degli sfratti.

 In questi mesi decine di nuclei di
inquilini hanno chiesto di poter alloggiare alla casa popolare Dodi Maracino,
purtroppo per molti di loro non è stato possibile, per problemi di spazi.

Tutte queste famiglie stanno prendendo in considerazione l’occupazione
abitativa come l’unica soluzione per garantirsi il diritto all’abitare.

Fino ad oggi ci è stata negata una qualsiasi possibilità di intavolare
una trattativa per dare soluzioni accettabili agli inquilini della casa
popolare Dodi Maracino. Lo stesso vale per le forze politiche, che nel migliore
dei casi hanno mantenuto il silenzio, come su tutte le più importanti questioni
politiche e sociali che stanno investendo il territorio bolognese colpito dalla
crisi economica, o nel peggiore dei casi si sono fatti paladini degli interessi
dei soliti noti: speculatori immobiliari e costruttori. Inoltre hanno fomentato
una guerra tra poveri che provoca ulteriori lacerazioni sociali, senza aver la
ben che minima percezione delle mutazioni urbane e sociali cittadine.

 

 

Gli inquilini resistenti rilanciano quindi la mobilitazione attraverso l’appuntamento
dell’12 luglio presso la casa popolare Dodi Maracino attraverso la festa Borgo
Solidale, un momento di socialità e confronto tra gli abitanti del quartiere,
per mettere in luce le motivazioni e le proposte di chi vuole concretamente
trovare soluzioni al problema abitativo.

 

FESTA DI BORGO SOLIDALE

Via legnano 2 Bologna dalle ore 17.00

 

 

Movimenti per il diritto all’abitare

 

 

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ASIA-USB www.asia.usb.it

Bologna Prende Casa http://bolognaprendecasa.noblogs.org/

abitare nella crisi

“Abitare nella crisi” un nuovo momento di confronto nazionale a Roma sabato 3 luglio.
Appuntamento è all’occupazione di Via del Porto Fluviale vicina alla Metro Piramide (linea B) sabato 3 luglio, intorno alle 10.30.

Il ragionamento prodotto nel primo convegno “abitare nella crisi” è stato confermato. La crisi economica sta toccando tutto il territorio italiano con modalità e ripercussioni diverse, e si prospetta di lungo periodo con conseguenze sempre più aspre. Il terreno della lotta per la casa si sta rivelando una possibilità di ricomposizione forte proprio perché la precarietà abitativa sta diventando una’emergenza per larghe e differenti fasce sociali. Non si profila all’orizzonte alcuna politica abitativa nazionale che guardi all’edilizia residenziale pubblica e alla difesa dei redditi salassati da affitti e mutui insostenibili. I "piani casa", compresi quelli regionali, sono pensati per offrire una via d’uscita dalla crisi per costruttori e banche, alimentando anche forme di egoismo sociale politiche tese a condonare/sanare il consumo di suolo e l’abusivismo, compreso quello per necessità.

L’esperienza raccontata dalle realtà romane parla della lotta contro la privatizzazione del patrimonio degli enti, che nel Lazio è consistente, e che vede la mobilitazione permanente degli inquilini direttamente interessati. Questa storia ci dice che la crisi sta producendo nuove fasce a rischio che hanno necessità di un’abitazione con canone adeguato al reddito e quindi non lontane da chi occupa per necessità stabili privati e pubblici. L’unificazione di questi settori non è una somma di problemi ma la condizione nuova in cui si vengono a trovare, diventano tutti “occupanti senza titolo” in attesa di sfratti, sgomberi e vendite a terzi acquirenti. I compagni del coordinamento di Roma hanno anche posto l’accento sulla questione dell’ aumento della repressione come forma di ricatto verso quei settori che riescono ad organizzarsi e a lottare.

A Milano l’attività dei comitati si scontra quotidianamente con la potenza del settore della rendita che assume tutte le caratteristiche a cui siamo abituati (quel misto tra attività “legali” e illegali, riciclo di denaro,corruzione,finanche la gestione clientelare dell’edilizia pubblica). Ricordiamo che Milano è una metropoli che è formata da una vastissima periferia creatasi nei decenni precedenti da continue espulsioni di lavoratori dal centro, con una fortissima mobilità giornaliera. Ormai nel centro della città rimane una forte presenza di precariato (in cui è alta la componente immigrata). La difesa degli inquilini nelle case popolari occupate è stato un occasione di radicamento e di organizzazione davanti alla crisi, che in questo caso è rappresentata dalla valorizzazione (vendita) del patrimonio pubblico.

A Bologna la crisi ha visto il declino di quel modello emiliano di sviluppo che sembrava garantire una ricchezza redistribuita. La fine del welfare, l’aumento della disoccupazione forse oltre la media nazionale, il precariato. In tutto questo proprio settori legati al centrosinistra sono stati i gestori degli interessi privati sia tramite rapporti storici col mondo delle cooperative di costruzione, sia seguendo le attuali politiche nazionali di vendita del patrimonio pubblico, sia tramite i fortissimi interessi di proprietari privati. Inizia ad apparire in Emilia Romagna date le modificazioni strutturali un settore di “esclusi” che vede proprio nella difesa del diritto alla casa una forma di organizzazione.

Anche le questioni riguardanti il disegno urbanistico delle città e gli interessi che si muovono nei processi decisionali, sono state oggetto di dibattito. Interessante il ragionamento sulle “mappe” proposto da Milano che è anche alle prese con l’evento dell’Expo. Anche Roma è alle prese con una politica urbanistica dominata dai grandi eventi, dalle archistar e  dalla rendita immobiliare. Comprenderne il senso e collegare, al tempo della crisi, le istanze di chi lotta per il diritto alla casa con chi è impegnato sul fronte della mobilità, della salute ambientale, della salvaguardia del verde, ha un valore epocale e mette in discussione i criteri dello sviluppo dei territori, su chi decide se debbano prevalere i diritti di tanti o gli interessi di pochi. Se la nuova frontiera dell’abitare sono i diritti concessori che monetizzano la perdita di servizi, l’aumento del traffico, la carenza di verde, l’assenza di una politica pubblica della casa.

Su questi punti è stato convocato un nuovo momento di confronto nazionale a Roma il giorno 3 luglio – intorno alle 10.30 – della rete “Abitare nella crisi”.
Appuntamento è all’occupazione di Via del Porto Fluviale, molto vicina alla Metro Piramide (linea B)

per info:
Giulia 3398637771
Luca 3497117095
Paolo 3458365942

moratoria sfratti (nazionale)

COMUNICATO STAMPA

Roma 01 luglio 2010
 
INQUILINI RESISTENTI: INIZIATO IL CONFRONTO CON LA COMMISSIONE VIII DEL
PARLAMENTO SUL TEMA DELLA MORATORIA.

Il piazzale antistante pallazzo Chigi è stato invaso da centinaia di
inquilini degli Enti privatizzati, delle Fondazioni, dei Fondi pensione e
dei Fondi immobiliari. Insieme a loro sfrattati, inquilini occupanti senza
titolo e per necessità (Inps, Inpdap). Abitanti di questa città che hanno
deciso di resistere nelle più svariate forme, per non perdere l’alloggio
dove vivono e per chiederne uno popolare. Un popolo con diverse culture e
redditi differenziati, unito dalla necessità di garantirsi il diritto alla
casa seriamente minacciato se non negato da politiche abitative inadeguate
all’emergenza attuale.

Durante la manifestazione, una delegazione dell’AS.I.A./USB e dei comitati
degli inquilini ha incontrato l’on. Angelo Alessandri Presidente della
Commissione VIII Ambiente Territorio e Lavori Pubblici e l on. Sergio
Piffari membro della stessa Commissione. Al termine dell’incontro, dove è
stata rappresentata la necessità di una moratoria sugli aumenti degli
affitti, sulle manovre di dismissione in atto, sugli sfratti anche per
morosità, sugli sgomberi e sulle insolvenze nei mutui, il Presidente della
Commissione ha proposto di presentare una risoluzione che dovrà essere
approvata dalla stessa e poi portata in Parlamento.Obiettivo della
risoluzione sarà il coinvolgimento del Governo su tutte le materie oggetto
di contestazione da parte degli inquilini.

Il passaggio successivo a questo primo e limitato confronto, solo quattro i
componenti della delegazione ricevuta, sarà un’audizione più larga di
tutti i soggetti interessati da parte della Commissione di cui sopra.

Durante la manifestazione sono venuti in piazza a portare il loro sostegno
parlamentari e senatori dell’IDV, della Lega Nord e dell’UdC.

In concomitanza della manifestazione di Roma l’ASIA-USB di Bologna ha tenuto
un presidio sotto la Prefettura.

 

AS.I.A.-USB nazionale

www.asia.usb.it

30 giugno x il diritto alla casa

In assenza di un provvedimento di moratoria degli sfratti, i movimenti per il diritto all’abitare vengono chiamati a difendere il diritto alla casa di inquilini che a causa del caro affitti diventano morosi. mercoledì 30 giugno ore 15 è
stata indetta una mobilitazione in piazza Monte Citorio di tutto l’inquilinato
resistente. Una manifestazione contro le dismissioni e gli sfratti, il caro
affitti e gli sgomberi.

 Movimenti x il diritto all’abitare (Roma)

 nella stessa giornata presidio a Bologna davanti alla Prefettura ore 15.00

Bologna Prende Casa 

Firenze: sull’ ex-meyer, per capire meglio..

*...UNA VITA DIFFICILE...       FIRENZE 15-6-2010*
*CRONACHE AI MARGINI DI UNO SGOMBERO ANNUNCIATO...*
*Accenni storici: Per capire storia e composizione dell'occupazione dell'Ex
Meyer di Via Buonvicini, occorre ricostruirne la storia recente, cominciando
dall'abbandono della Scuola Ottone Rosai. L'abbandono della Rosai è avvenuto
dopo due tentativi di sgombero. La scuola doveva essere abbattuta per fare
posto alla stazione per i Treni ad Alta Velocità. I circa 180 occupanti
lasciarono la scuola diretti al Meyer...tutti tranne la componente "rom",
cinque-sei famiglie che speravano, inutilmente, di essere sistemate dal
Comune. Per i resto quasi tutte famiglie romene, alcune famiglie marocchine
e una cinquantina di eritrei e etiopi scappati dal conflitto e alla ricerca
di migliore vita. L'Ex Meyer era una scelta quasi "obbligata" indotta da
qualche politico della ex Giunta (omettiamo i nomi ma non è importante...) e
fin da subito è stata vita difficile.*
*La natura multietnica dell'occupazione, la presenza di molti giovani, è
diventato un ostacolo per il territorio circostante e la forte componente di
"destra" che lo abita.*
*Ogni due settimane gli occupanti si trovavano a che fare con irruzioni di
polizia e carabinieri. I primi giorni dell'occupazione 10 giovani magrebini
sono stati trasferiti nei CPT per poi essere rilasciati. M la vita
quotidiana all'interno della occupazione non era certo facile. lo sgombero
annunciato per settembre in realtà è stato firmato dal sindaco nelle scorse
settimane insieme al mercatino multietnico. Sempre pìù spesso veniva tolta
l'erogazione dell'energia elettrica e le minime condizioni vitali venivano
meno, ma nonostante tutto gli occupanti, nonostante la situazione di vero e
proprio accerchiamento andavano avanti...*
**
*LO SGOMBERO O PRESUNTO TALE:*
*Sono passati venti giorni dall'annuncio dello sgombero. L'ultima settimana
si sono rincorse le richieste, nostre, di rinvio del medesimo insieme alla
puntuale riconferma dello sgombero.*
*Uno sgombero anomalo. Quaranta vigili, asistenti sociali, mediatori
culturali, un armamentario originale che però nei fatti avvia la solita
operazione di sgombero. Una operazione fatta in modo diverso, questo sì, ma
con un profondo  spirito di violenza psicologica contro gli occupanti e
l'occupazione stessa...forse peggio dei manganelli e della DIGOS.*
*Le pressioni sulle famiglie, i tesserini di riconoscimento, gli orari, lo
stacco della corrente, l'inizio di qualche lavoretto...un modo di operare
che vuole costruire un immaginario di discplina e coazione alla società
delle "regole" tipico della messa in sicurezza di una intera società...*
**
*LE OFFERTE DELL'AMMINISTRAZIONE COMUNALE:*
*Inizialmente l'amministrazione comunale ha messo a disposizione la
foresteria "Pertini di Sorgane per le donne e i bambini ma solo per un
mese...per poi comunicare nel pomeriggio che i nuclei familiari (per intero)
possono accedere alla Foresteria per tre mesi (!) e una altra manciata di
posti letto (sempre per alcuni mesi) per i richiedenti asilo...*
*Ci siamo presi qualche giorno di tempo per alzare il prezzo della
trattativa e per rilanciare. Ma la cosa che rende più indisponente il corpo
occupante è proprio la forma del "controllo" asfissiante che pesa sulle
famiglie, i simgoli, o le coppie. Un modo di concepire la vita stessa che
oltre a concedere solo spazi transitori (per il periodo determinato) limita,
pesantemente, l'istinto di libertà che appartiene a tutte/i noi.*
*Provate, ad esempio, a chiedere ai richiedenti asilo somali che stanno
all'interno del progetto CARA nell'albergo di Via Di Novoli con docce, pasti
caldi, televisione in camera se stanno meglio che nello spazio mal
attrezzato del "Kulanka" in Via Luca Giordano. Tutti vi diranno preferiscono
stare al Kulanka...*
**
*Questa limitazione alle libertà di movimento condiziona anche le sclete
future. Certo al Meyer non si stava bene, sapevamo di dover uscire, ma il
prezzo da pagare è un pò troppo alto per i nostri gusti.*
**
*L'OPERAZIONE PERVERSA*
*Ma non è finita. Per quale progetto è stato sgomberato l'EX MEYER, a chi
vene dato, per quali lavori, per quali fini...e qui l'operazione diventa
ancora più complessa e perversa. Infatti Regione Toscana e CASA SPA hanno
ideato un progetto di realizzazione di 25 case popolari nella struttura di
Via Buonvicini 21 (progetti simili in Viale Giannotti e Via Aretina) da
destinare a famiglie e nuclei occupanti di case ERP a Firenze per un periodo
di due anni rinnovabile in altri due. Ovvero per consentire a questi nuclei
di rientrare nelle graduatorie di assegnazione delle case popolari. E
siccome la maggioranza di queste famiglie (Ponte di Mezzo ma anche
Rocca Tedaldae Via Zanella) fanno rifermento al Movimento di lotta per la
Casa il gioco è fatto. Il progetto prevede anche la realizzazione di un
asilo nido (ma non li dovevano chiudere tutti...) sempre in Via Buonvicini.
Inutile anche ribadire che i medesimi occupanti della cas popolari si sono
più volte rifiutati di accettare questa proposta frutto di una genetica
complessa e di menti malate...*
*E con la dovuta calma che affronteremo una situazione che cambia
costantemente. Per altro ogni giorno ci chiamano a protezione degli sfratti
e il panorama casa con la crisi che si consuma in modo spietato sta
ritornando al centro della discussione di una città profondamente ferita e
lacerata da speculatori di ogni sorta, da amministratori arroganti e
incapaci, e da tante persone che non ne possono pìù...*
*Non aggiungiamo nulla sulle minacce del questore, sulla solita denuncia a
Lorenzo per lesioni al vigile urbano di turno, sui ricatti psicologici e
terreni ai richiedenti asilo, sulle ossessioni dei mass-media, tutto oramai
è parte di un assurdo e complicato spettacolo, imbastito, puntualmente,
sulla nostra e altrui pelle...*
**
*le compagne/i del movimento di lotta per la casa di Firenze*
**

EX MEYER: CRONACA DI UN’INGIUSTIZIA

Lunedì 14 giugno

h6.00: L’ex-Meyer occupato di via Buonvicini viene blindato da numerosi agenti della polizia municipale insieme ad alcuni funzionari del comune. Nessuno può entrare o uscire, nemmeno gli occupanti che si trovavano fuori dallo stabile hanno la possibilità di accedere, tantomeno gli attivisti del movimento di lotta per la casa.

h7.00:. Di fronte all’ evidente negazione di margine di trattativa e di mediazione, 2 attivisti, con l’esigenza di tutelare gli occupanti isolati all’interno, esercitano pressione e riescono ad entrare guadagnadosi l’ennesima denuncia. I funzionari del comune stanno proponendo le loro “soluzioni” all’emergenza: 2-3 settimane (a seconda dei requisiti) presso l’albergo popolare per gli uomini, l’ex-foresteria Pertini per le donne e i bambini. Circa la metà dei presenti decide di accettare la proposta opponendosi però alla separazione dei nuclei familiari. Il clima da deportazione forzata ricorda cupamente scenari recenti della nostra storia.


Questura e Comune dichiarano che lo sgombero “soft” avverrà nell’arco dei successivi 7 giorni. Come se esercitare la violenza della deprivazione del diritto alla casa per 180 persone, se dilazionato in una settimana, possa definirsi “soft”!


I restanti occupanti, che non hanno firmato la proposta del comune, scelgono di riorganizzarsi perchè consapevoli della totale inconsistenza della soluzione, che di fatto rende manifesta la politica di questa amministrazione: eliminare ogni forma di resistenza sociale, isolare, smembrare e cancellare dalla città tutte le presenze di chi è ritenuto indesiderabile. 

E’ un’alternativa  15 giorni in un letto dell’albergo popolare?



Sabato 19 giugno

h8.00: il gruppo di occupanti  non firmatari con la solidarietà del movimento di lotta per la casa e di studenti, precari e sfrattati decide di riprendersi l’ennesimo palazzo vuoto e di dare una risposta  concreta al problema reale della casa. 


h9.00: viene occupato uno stabile in  via reginaldo giuliani  di proprietà delle Fs,  inutilizzato da dieci anni e destinato fra altri 2 alla demolizione,  per far spazio ai binari dell’alta velocità. Dopo pochi minuti, il presidio all’esterno viene circondato da una presenza massiccia di digos e da alcuni reparti della celere schierati in assetto anti-sommossa. La situazione è piuttosto tesa, la digos dichiara   che non c’è margine di trattativa su niente e cerca di entrare all’interno della struttura strattonando e picchiando alcuni dei partecipanti al presidio che proteggevano l’entrata, fortunemente non riescono ad accedere.


h10.00:Il presidio cresce di numero e arrivano anche 2 consiglieri comunali che provano insieme al movimento a mediare con la questura, che però non mostra alcun segno di apertura. Per non aggravare la già difficile situazione degli ex occupanti del meyer anche con una carica della polizia,sotto una pioggia scrosciante, a malincuore si decide di uscire dalla struttura e di tornare alla vecchia occupazione di via Buonvicini per riorganizzarsi.


h14.00: L’ex- Meyer in via Buonvicini è però già completamente murato, nonostante gli accordi per l’uscita degli occupanti prevedessero la fine dell’operazione di sgombero soft  la  successiva domenica.


Si tenta un’ulteriore pressione affinchè l’amministrazione conceda, per affrontare l’emergenza, l’utilizzo in autogestione dell’ ex centro di medicina sportiva di via del fosso macinante. Neanche questa richesta viene presa in considerazione e non resta che piegarsi al ricatto delle misere e inutili offerte del comune. Inizia la triste deportazione dei singoli e dei nuclei familiari a cui non rimane che qualche borsone e busta di plastica, oltre che della casa  le istituzioni sono riucite a privare queste persone anche della dignità. 


Cronache dalla bella Firenze dei diritti negati in cui chi amministra mostra ancora la sua miopia politica in fatto di accoglienza e di gestione dell’emergenza abitativa. Illegale è chi occupa, illegale è chi non ha i documenti in regola, illegale è chi non ha più un lavoro. Abitare nella crisi in questa città diventa sempre più il privilegio dei pochi che possono permetterselo…. 

insicuri@inventati.org