12/02/2010
Ieri mattina a Cascina (Pisa) il
picchetto antisfratto del Progetto Prendocasa ha impedito all’ufficiale
giudiziario di eseguire l’ordinanza di sfratto nei confronti di una famiglia.
Subito dopo circa settanta persone hanno occupato la sede del comune.
Si è conclusa in tarda
giornata di ieri la mobilitazione per il
diritto all’abitare che ha visto impedire uno sfratto di una famiglia italiana,
composta da padre, madre e figlia, nel comune di Cascina, nella provincia di
Pisa.
Già dalle prime ore del mattino
più di cinquanta persone si sono radunate a casa della famiglia che avrebbe
dovuto essere sfrattata per non essere riuscita a pagare l’affitto negli ultimi
mesi. All’arrivo dell’ufficiale giudiziario, delle volanti della polizia
municipale, della proprietà privata immobiliare e del suo avvocato, il
picchetto ha impedito fisicamente lo sfratto ottenendo un primo obiettivo di
proroga di 15 giorni. Successivamente i manifestanti e la famiglia hanno
occupato la sala dell’ufficio comunale di Cascina, il cui assessore alle
politiche abitative si è dimesso nei giorni scorsi travolto da imputazioni
giudiziarie di favoreggiamento e concussione nell’assegnazione di alloggi
comunali. Dopo alcuni momenti di tensione con i vigili urbani, i manifestanti hanno ottenuto un incontro con
il Sindaco Franceschini per individuare percorsi di inserimento abitativo. Ma
il movimento per la riappropriazione del diritto alla casa non starà a
guardare, né nutre particolari speranze in istituzioni che hanno latitato fino
ad ora. L’attenzione rimane alta, e l’organizzazione del prossimo picchetto
antisfratto per il 25 febbraio è già iniziata coinvolgendo la vasta rete
sociale di cui il movimento dispone.
Da sottolineare ancora una volta
quanto nella Toscana “democratica” (e la provincia di Pisa vi si colloca a
pieno regime) le possibilità di mediazione sociale si riducano sempre più ad
intervelli di repressione, espulsione, sgombero e di vera e propria
“marginalizzazione” sociale. I migranti sono i primi a farne le spese, come
dimostrano anche gli sgomberi di questi giorni dei campi autocostruiti dalle
famiglie rom, ma proprio questo tentato sgombero coatto della famiglia
italiana, ci parla di una stretta repressiva anche nei confronti di soggetti
che fino a poco fa nella nostra provincia godevano, seppur parzialmente, di
ammortizzatori sociali. Ma soprattutto è da sottolineare che la capacità di
resistenza collettiva inizia ad essere praticata anche da quelle famiglie
“italiane”, creando crepe a quell’immaginario collettivo di guerra tra
poveri che contrappone proletari bianchi a proletari “stranieri”, ed a
praticare percorsi di ricomposizione sociale, culturale e generazionale (alla
difesa della famiglia la composizione dei “piqueteros” era di giovani precari
italiani, studenti universitari, studenti medi, migranti di varie nazionalità).
Una prima vittoria all’insegna
dell’autorganizzazione e della riappropriazione, riprova del fatto che al vuoto
politico di istituzioni e servizi sociali, è solo la contrapposizione politica
del movimento degli spossessati a garantire il diritto alla casa.
newroz.noblogs.org
prendocasa-pisa.noblogs.org
www.infoaut.org
Leggi il comunicato:
CASCINA (PISA): IL VERO SCANDALO SONO GLI SFRATTI
Ieri, 11 febbraio 2010, più di
cinquanta persone si sono ritrovate in Via di Mezzo Sud, nel comune di Cascina,
ed hanno difeso uno sfratto per morosità di una famiglia.
La famiglia italiana è composta
da padre, madre, figlia e vive da più di un anno in questa casa: a causa del
licenziamento del padre e della precarietà lavorativa della figlia, i 600 euro
di affitto per un appartamento di 50 metri quadrati sono diventate impossibili
da pagare. Parte così l’iter dello sfratto, chiesto dai padroni della casa.
Nonostante l’inserimento, con punteggio di 9 punti, nella graduatoria per l’assegnazione
di casa popolare, la famiglia vive da sola tutto l’iter che la conduce al primo
sfratto esecutivo, dello scorso 4 febbraio. Proprio lo stesso giorno dello
sfratto muore prematuramente la seconda bambina della famiglia, partorita dopo
6 mesi di gravidanza in condizioni di grave trascuratezza del personale
medico-sanitario dell’ospedale di Pisa. Da quel giorno la famiglia è impegnata
in una lotta per ristabilire le vere cause del decesso della piccola bambina ed
accertare le responsabilità dei dottori nella dinamica generale di
trascuratezza e negligenza di questa triste vicenda. In questa situazione la prima proroga di una
settimana concessa alla famiglia dall’ufficiale giudiziario (sotto la pressione
della proprietà) appare ancora più
ipocrita e meschina. Non solo quindi alla famiglia è stato strappato il diritto
alla salute e alla cura, ma ha dovuto immediatamente fare i conti con la
prospettiva di essere buttata fuori di casa senza che gli fosse proposta alcuna
soluzione alternativa. L’ufficiale
giudiziario quindi aveva fissato lo sfratto esecutivo per giovedì 11 febbraio, con l’utilizzo della
forza pubblica in caso di resistenza. In tutta questa situazione di
crisi economica, sociale, di salute, le istituzioni di ogni tipo e sorta hanno
disertato completamente il loro ruolo di mediazione sociale, agevolando l’ulteriore
peggioramento di vita di queste persone: l’assistente sociale si è data malata
per numerose volte, l’ufficio casa del comune si è reso disponibile a fissare
un incontro con la famiglia solo dopo il 16 di marzo, ovviamente sapendo
dell’imminente esecuzione dello sfratto. Intanto l’assessore alla casa è stato
protagonista indiscusso nell’ultima settimana sui quotidiani locali, perché
imputato dalla procura in un’indagine che lo vedrebbe scambiare favori per far
entrare nelle case popolari in cambio di prestazioni di tipo sessuale, ed al
momento il suo ruolo istituzionale non è ricoperto da nessuno.
L’organizzazione della difesa di questo
sfratto, da parte del progetto prendocasa, è stata quindi l’unica soluzione per
il mantenimento di un tetto sulla testa per queste persone. Dalle 7 e mezzo di
mattina decine di persone si sono radunate presso l’abitazione cascinese ed
hanno aspettato il momento dell’esecuzione dello sfratto per difendere assieme
ai componenti della famiglia, il diritto alla casa. L’arrivo della forza di
polizia municipale, della proprietà e del suo legale, dell’ufficiale
giudiziario è stato respinto dal picchetto con la resistenza di chi non accetta
di essere solo rendita per le tasche di qualche padrone di casa, di chi non
accetta di essere cittadino solo quando deve pagare multe e tasse, di chi si
rifiuta di obbedire a quella legalità che ti condanna alla marginalità a vita.
Lo sfratto è stato quindi prorogato di 15 giorni per “l’impossibilità materiale
al suo svolgimento nelle condizioni di ordine pubblico”. Risultato positivo
parzialmente, e che soprattutto non permette la ricerca di una soluzione
alternativa in tempi brevi vista la latenza del comune. In un comune con una
media di sfratti di uno ogni quattro giorni, con l’assessore competente dimesso
dal proprio incarico, la decisione è stata quella di denunciare la complicità
istituzionale alla violenza del mercato degli affitti. Abbiamo quindi occupato
l’edificio comunale cascinese, affiggendo alle sue pareti questo striscione:
“cascina: il vero scandalo sono gli sfratti”. Dopo alcuni momenti di tensioni
con i vigili urbani abbiamo mantenuto l’occupazione fino a che non è stato
ottenuto un incontro fissato per questa mattina
con il sindaco di Cascina, Franceschini,
al fine di individuare progetti d’inserimento abitativo per la famiglia.
Siamo convinti che la lotta per il diritto alla casa di questa famiglia sia
solo iniziata, e quindi manteniamo alta l’attenzione politica sulle mosse delle
istituzioni, ma soprattutto abbiamo già iniziato ad organizzare il prossimo
picchetto per il 25 febbraio.
Oggi la solidarietà sociale di
persone con storie, culture, generazioni, nazionalità molto diverse tra loro si
è fatta resistenza collettiva contro l’espropriazione della dignità e contro
l’ipocrisia del sistema politico istituzionale. Ancora una volta… solo la lotta paga!
LOTTIAMO
CONTRO GLI SFRATTI, PER IL DIRITTO
ALLA CASA: RIPRENDIAMOCI IL REDDITO!
precari_autorganizzati
– progetto prendocasa