(Bologna) in merito alla vendita delle aree militari

Bologna 15 ottobre 2010

Il gioco delle tre carte

Vendiamo, licenziamo, tagliamo

I dati che testimoniano la conclamazione della crisi economica sono ormai a conoscenza di chiunque: la chiusura delle aziende, il numero in costante aumento dei cassintegrati, dei disoccupati degli sfrattati, degli insolventi, fenomeni inediti per la nostra regione. Se è vero che la crisi esiste, ed esiste per tutti, questo non significa che tutti ne siano responsabili né che tutti debbano fare dei sacrifici per uscirne.

Chi in questi anni ha manovrato, investito, speculato sul piano economico è causa dell’impoverimento di tutti. Paradossalmente i responsabili di questa crisi sono i soggetti tutelati dalle politiche delle amministrazioni locali, regionali e nazionali.

Quando si tratta di allestire piani anti-crisi per la fasce popolari i programmi e gli investimenti sono sempre minimi, quando si tratta di salvaguardare la rendita ci si adopera alacremente per reperire sempre nuove soluzioni speculative, che arricchiscono i soliti noti.

Di fronte ai previsti 20 milioni di euro di tagli, che distruggono la stato sociale così come lo abbiamo conosciuto a Bologna, l’amministrazione locale, con un numero da prestigiatore, svende terreni ai privati. Ci riferiamo all’accordo siglato da questa amministrazione in via straordinaria con il Ministero dell’Economia e delle Finanze e Agenzia del Demanio il 7 ottobre 2010, per la vendita di nove delle diciannove aree militari collocate sul territorio bolognese che tornano di proprietà dell’amministrazione locale. Si tratta delle seguenti aree: locali ex Direzione Lavori in via Triumvirato, i Compendi di Monte Paderno e di via del Terrapieno, ex Infermeria Quadrupedi in via di Barbiano, ex Polveriera Val d’Aposa via Roncrio, locali ex Birreria della caserma Mameli a Porta San Felice, ex caserma Masini via Santo Stefano, ex teatro della caserma Minghetti in via Castelfidardo, ex postazione CPB San Pancrazio a Borgo Panigale, per un totale di 40.000 mq di superficie territoriale.

L’accordo prevede che il 15% del prezzo di vendita entri nelle casse del Comune con cui si conta di ricavare tra gli 8 e i 10 milioni di euro. La missione del commissario Cancellieri è stata presentata come salvifica per un bilancio di lacrime e sangue, è invece solo un altro gioco di prestigio da quattro soldi che nasconde un furto alla collettività. Queste aree, già destinate alle forze armate, sono un patrimonio finanziato dalle tasche dei contribuenti e come tali è a questi che appartengono. Invece il progetto su queste aree è una vendita semplicemente al miglior offerente che riuscirà a ricavare guadagni attraverso un processo di valorizzazione che prevede strutture come alberghi di lusso, poli commerciali, residenziale a 4000 euro al m2, evidente quindi il vantaggio per la collettività!!!!

Ancora una volta questa amministrazione non si smentisce e dopo aver criminalizzato chi lotta per il diritto all’abitare, risponde con altra speculazione alle esigenze di reddito, casa e welfare, tentando di metterle una contro le altre. Reperire fondi dalla vendita del patrimonio pubblico non è una soluzione accettabile per risolvere il problema del reddito e del welfare, si finge di dare, quando in realtà si prende dalle stesse tasche. Con un meccanismo che fa si che si renda uno, dopo aver regalato alla rendita, 100 volte di più.

L’abitare come diritto collettivo non può essere slegato dal reddito e dal welfare e viceversa.

Per questo il movimento per il diritto all’abitare darà il suo contributo e sostegno alle lotte dei lavoratori e dei cittadini contro i tagli al welfare e per la costruzione di un nuovo patto sociale che valorizzi il bene comune contro gli interessi privati

Bologna Prende Casa

Associazione Inquilini e Assegnatari (ASIA-USB)

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