Tutti gli uomini sognano, ma non allo stesso modo. Coloro che sognano di notte nei recessi polverosi della loro mente, scoprono, al risveglio, la vanità di quelle immagini; ma quelli che sognano di giorno sono uomini e donne da temere, perché può darsi che recitino il loro sogno a occhi aperti, per attuarlo.
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Le suggestioni registrate nella due giorni di “Abitare nella crisi” sono molteplici e non è facile descriverle tutte, compiutamente. Le narrazioni della prima giornata, aperte dagli e dalle aquilane, ci hanno trascinato dentro la catastrofe tra le macerie, nella versione più maldestra ed aggressiva del modello delle “new town” e fuori da essa (contro di essa), nei percorsi di autogestione, autocostruzione e conflitto che pervicacemente gran parte della popolazione continua a produrre insieme alle reti territoriali e all’attivismo locale. La shock economy che ha investito L’Aquila si manifesta però, in forme diverse, anche altrove. Dall’Aquila alle periferie delle medie e grandi città, infatti, i nostri territori sono investiti da trasformazioni urbane che mettono in campo un modello produttivo e di relazioni sociali fatto di isolamento e controllo, frammentazione e mercificazione. La ricerca spasmodica da parte della rendita e delle banche di cucire il vestito buono per uscire dalla crisi accumulando ancora profitti e potere sta attraversando ogni territorio e costringe tutti e tutte a fare i conti con nuovi sfratti e sgomberi, dismissioni e insolvenze, utilizzati strumentalmente per proposte indecenti di nuovo cemento privato su suolo pubblico e con procedure edilizie agevolate e defiscalizzate: vediamo cosa sta accadendo (in forma diversificata ma con accenti comuni) rispetto ai cosiddetti “Piani Casa Regionali”, o alla truffa dell’ Housing Sociale su cui si sono aggregati attorno alla Cassa depositi e prestiti gli interessi dei maggiori gruppi bancari ed assicurativi.
A questa nuova poderosa aggressione dei privati, del mercato e del cemento ai nostri territori ed alle nostre vite già precarie e colpite dalla loro crisi, in maniera sempre più diffusa si risponde nel paese con iniziative e lotte: dalla difesa collettiva dagli sfratti, alle battaglie degli inquilini resistenti contro le nuove dismissioni e svendite, alle lotte e alle occupazioni dei senza casa e delle nuove generazioni precarie che si organizzano ed in alcuni casi segnano alcune prime importanti vittorie.
Proprio partendo dai territori, dal tessuto reale delle lotte e dei percorsi in atto, abbiamo provato a ragionare mettendo a fuoco non solo gli elementi di contenuto e di “piattaforma” già emersi nei precedenti incontri, ma i passaggi possibili per verificare sul campo, dentro momenti di conflitto e di iniziativa comune le potenzialità del percorso di “Abitare nella Crisi”.
Per questo abbiamo considerato come tappe fondamentali:
- La presenza agli STATI GENERALI DELLA PRECARIETA’ che si terranno a Milano il 9 e 10 Ottobre prossimi, anche attraverso la costruzione di uno specifico tavolo.
- L’avvio di iniziative sul tema di una possibile “MORATORIA” degli sfratti, degli aumenti d’affitto, degli sgomberi e dei pignoramenti, delle vendite forzose e delle dismissioni. Moratoria come necessità di riconoscere lo stato di emergenza abitativa, di “fermare le bocce” ed avviare la discussione di un vero piano di contrasto all’emergenza abitativa: un vero piano casa da realizzare rimettendo al centro il tema dell’edilizia residenziale pubblica, della casa come bene comune.
- La costruzione di una SETTIMANA di iniziativa per il DIRITTO all’ABITARE da articolare sui territori ma da realizzare attraverso una campagna comunicativa comune (si è individuata come possibile data la settimana dal 25 al 31 Ottobre).
- La conferma della TRE GIORNI /CONVEGNO di ROMA che è stata fissata nelle giornate del 5, 6 e 7 Novembre sulla quale, al di là degli aspetti organizzativi, è necessaria una attivazione di elaborazione e costruzione da parte di tutti e tutte.
Del resto Abitare nella crisi entrerà in un autunno che non sappiamo ancora quanto sarà caldo e carico di movimenti e conflitti. Un contesto in cui sarà necessario coltivare con attenzione ciò che le realtà locali ci narrano come processi di attivazione sociale e autorganizzazione, produrre una “critica” profonda e radicale al modello dell’housing così come ci viene proposto, ma anche continuare a porre la questione “casa” sempre dentro il contesto dell’aggressione ai nostri territori e della crisi. Per queste ragioni sarà importante seguire con attenzione e laddove possibile mobilitarsi per la manifestazione prevista per il 2 Ottobre a Messina, collocare la nostra iniziativa e i nostri percorsi nello scenario più ampio delle lotte dei migranti per rivendicare un nuovo insieme di diritti di cittadinanza, costruire un legame e una connessione forte fra Abitare nella Crisi e tutte le lotte contro la precarietà che si manifestano nel paese, con gli occhi vigili e attenti di chi è consapevole che solo dentro traiettorie di conflitto e di indipendenza si possa ancora scorgere uno spazio di trasformazione vera e radicale del presente.