26/05/2010
Da stamani mattina alle 6, otto famiglie, tra cui 17 minori, sono in
mezzo a una strada, sgomberate da un immobile di proprietà di uno dei
maggiori speculatori immobiliari della città.
“Chi ha prodotto questa situazione troverà una soluzione per questa
notte”. È stato questo il commento dell’assessore alle politiche
sociali Ciccone, chiamata in causa dai giornalisti quando lo sgombero
delle otto famiglie di via Marsala era già concluso da due ore.
È dalla mediocrità e dalla bassezza politica di personaggi come questo
che scaturisce una situazione di totale delirio oggi a Pisa: non solo
perché otto famiglie, che lavorano e risiedono in questa città, sono
state sgomberate da più di cento agenti in assetto antisommossa,
sorprese all’alba come se si trattasse di pericolosi terroristi; ma
anche perché le stesse forze dell’ordine che hanno sgomberato le
famiglie sono poi andate a presidiare alcuni dei maggiori simboli della
speculazione in città, come l’enorme stabile di via Puccini (60
appartamenti di proprietà Pampana sfitti da più di 10 anni) o la
Mattonaia, grande stabile di proprietà comunale in pieno centro, sfitto
dal 1984.
Oggi Pisa ha vissuto il paradosso per cui le forze dell’ordine, con il
beneplacito, se non con le pressioni dell’amministrazione comunale,
hanno sgomberato delle famiglie in emergenza abitativa e protetto gli
interessi della speculazione. Il risultato è una città militarizzata
all’inverosimile, con camionette sotto il Comune e sindaco e assessori
sotto scorta dei vigili urbani.
Ma lo sgombero di via Marsala non ferma la lotta delle famiglie, e anzi
porta ad un allargamento del fronte per il diritto alla casa in città,
come dimostra la solidarietà che oggi è giunta da più parti. Una
solidarietà che non è solo umana, ma politica, da parte di tutti coloro
che sanno che situazioni di emergenza abitativa come le nostre sono
sempre più diffuse in città e che credono che queste non possano essere
affrontate con i manganelli.
Stamattina le famiglie e il progetto si sono insediate con le tende in
Largo Ciro Menotti: questo non è un gesto simbolico, ma l’unica
alternativa che hanno dopo lo sgombero dalla palazzina di via Marsala,
che rimarrà vuota per almeno altri tre anni.
A sottolinare la loro determinazione oggi un altro degli occupanti ha
iniziato lo sciopero della fame: Pal. Arrivato tre anni fa dall’Albania
con un permesso per motivi umanitari dovuto a un trapianto di rene dalla
moglie al figlio. Disoccupato, ha a carico due figli, di cui uno
invalido al 60% a causa dell’intervento. La moglie, unica lavoratrice
della famiglia, è invalida al 40%.
Sia Pal che Selamet chiedono che il Comune intervenga per trovare una
soluzione abitativa a tutte le famiglie di Via Marsala. La proposta è
sempre la stessa: il pagamento di un canone d’affitto proporzionato al
reddito di ognuno degli otto nuclei.
Nel frattempo non destano preoccupazioni le condizioni di salute di
Selamet, giunto ormai al quinto giorno di sciopero della fame e al
momento intenzionato ad andare avanti.
In questo quadro di delirio securitario e assenza totale della politica,
la lotta delle otto famiglie va avanti e continuerà fino al
raggiungimento dell’obiettivo ultimo: case per tutti!